Sentieri partigiani: sui luoghi della battaglia e dell’eccidio del Tancia (RI).
Splendida giornata di cammino e di riflessione per una quarantina tra attivisti, soci e simpatizzanti di Mountain Wilderness nei luoghi della battaglia e dell’eccidio del Tancia, uno degli episodi più drammatici della Resistenza nel Lazio.
L’evento, realizzato in collaborazione con la Sezione “Mario Dottori” dell’ANPI di Poggio Mirteto in Sabina, fa parte della campagna di Mountain Wilderness “Sentieri Partigiani” che intende rievocare fatti della lotta al nazi-fascismo avvenuti sui sentieri di montagna, vie di comunicazione aspre, severe, faticose che ci ricordano come, in un momento storico come quello che stiamo vivendo ci sia ancora bisogno di una diffusa Resistenza culturale al progressivo degrado della montagna e dei paesaggi, opponendosi alle speculazioni quasi in trincea, ma sempre capaci di prospettiva e di programmi.
Il nutrito gruppo si è mosso dalla strada che dal Casale del Tancia porta a Poggio Catino, fermandosi di tanto in tanto per rievocare quei fatti e capirne la genesi. Presso il casale Ferri, immerso nella vegetazione, centro operativo della Brigata Partigiana D’Ercole-Stalin, sono stati ricordati gli eventi che a seguito dell’armistizio del settembre ’43 hanno portato alla formazione di brigate partigiane nella zona del Tancia e sono stati discussi i metodi e le motivazioni della Divisione “Hermann Göring” nella lotta alle bande. Ha proseguito tra i lecci fino a raggiungere, con uno stupendo percorso di cresta, la cima del Colle S. Erasmo a 914 m. dove lo sguardo spazia sul Monte Soratte, il Tancia e sul Terminillo in lontananza. Da qui, tra strisce di stoffa rossa legate ai rami, ha percorso in silenzio il breve tratto di sentiero fino all’Arcucciola, luogo sacro dove, per consentire ad altri 70 partigiani di mettersi in salvo, cadono sotto il fuoco nemico i fratelli Bruno e Franco Bruni di 21 e 18 anni, Giordano Sangalli di 16 anni, Nello Donini di 18 anni, Domenico Del Bufalo di 20 anni, Alberto Di Battista di 22 anni, e Giacomo Donati di 36 anni.
L’emozione e la commozione sono profonde, ogni retorica sciolta come neve al sole primaverile. Negli occhi lo stesso verde tenue visto per l’ultima volta da quei giovani i cui sogni e la cui dignita’ abbiamo il dovere di portare alle generazioni future.
La giornata si è conclusa con il desiderio di tornare, soprattutto quando avremo bisogno di nuova speranza e fiducia.