Alessandro Gogna: “I nuovi impianti? Spesso servono a riciclare denaro”

Salvare il salvabile – Alpinista di fama internazionale, storico, guida, scrittore: “Le Olimpiadi invernali? Vorrei che non se ne facesse una serie continua di speculazioni, portando ulteriore cementificazione e devastazione al territorio. La montagna è un ambiente fragile e che siamo noi a doverci adattare a lei, non il contrario” Copyright: Il Fatto Quotidano

Alessandro Gogna

“Il cambiamento climatico in montagna? Io l’ho toccato con mano. Pensi che poco più di cinquant’anni fa sono salito sulla Cima Su Alto – nel gruppo Civetta – per una via difficile, impiegando due giorni. Ecco, mai avrei pensato che la mia breve vita umana sarebbe bastata per vedere la fine della struttura su cui stavo arrampicando. Infatti qualche anno fa, nel 2013, l’intero spigolo è crollato, cancellando tutto. Ripeto, credevo che la pietra sarebbe sopravvissuta a me, invece no”. Alessandro Gogna, alpinista di fama internazionale, storico dell’alpinismo, guida alpina, scrittore ha appena pubblicato, per Laterza, Visione verticale. La grande avventura dell’alpinismo, in cui racconta figure storiche di ieri e di oggi. E quando gli chiedi che emozioni prova di fronte allo scioglimento dei ghiacciai risponde: “Un’immensa malinconia”. 

Visione Verticale di Alessandro Gogna

Secondo lei i decessi in montagna sono aumentati a causa della crisi climatica? 

No, questo non credo. Penso che l’aumento delle vittime sia legato a una cattiva e sbagliata frequentazione della montagna. Ovviamente il cambiamento climatico impone dei cambiamenti: alcune pareti ricoperte dal ghiaccio e neve oggi ne sono ora prive, e se da un lato il rimpicciolimento dei ghiacciai li rende forse meno pericolosi, dall’altro se c’è meno neve sulle pareti i detriti che erano sempre stati trattenuti cadono. Oggi molte salite che un tempo si facevano in estate si fanno ad aprile. Ad esempio, scalare la parete nord dell’Eiger ad agosto oggi è folle. 

Veniamo al tema del turismo invernale e ai grandi eventi sulla neve. Lei che posizione ha? 

Svolgiamo quotidianamente una lotta contro la proliferazione di ulteriori ampliamenti del territorio sciistico, nuovi impianti, nuovi collegamenti, realizzazioni di veri e propri “reami” dello sci sempre più grandi. Penso a quello del Vallone delle Cime Bianche che dovrebbe collegare Zermatt e Cervinia con la valle di Champoluc, quindi anche con Gressoney e Alagna. Sarebbe il comprensorio sciistico più grande del mondo. Per non parlare degli altri nuovi impianti previsti, anche sugli Appennini: alcuni sono ridicoli, altri inopportuni. E il problema è che spesso non vengono fatti per gli sciatori ma solo per riciclare soldi. 

Vallone delle Cime Bianche

Cosa ha provato quando l’Italia ha vinto le prossime Olimpiadi invernali?

Quando ci saranno sicuramente tiferò e sarò anche contento che avvengano dalla nostre parti, non sono un talebano del “no”. Però quello vorrei è che non se ne facesse una serie continua di speculazioni, occasioni per investire, spendere, portando ulteriore cementificazione e devastazione al territorio. 

Alessandro Gogna e Carlo Alberto Pinelli

È favorevole alla controversa pista di bob a Cortina?

Assolutamente no. Ripeto, bisognerebbe fare le Olimpiadi in maniera più consona ai tempi grami che stiamo vivendo, è ridicola la grandeur in un pianeta che sta letteralmente stringendo la cinghia. Stiamo andando incontro a restrizioni non solo economiche, ma anche rispetto alle cose che potremo fare o non fare,  visto che dovremo risparmiare energia… e meno male, altrimenti altro che un grado e mezzo di aumento di temperatura, ne avremmo di più.

Voi alpinisti potete però fare qualcosa

Come normale cittadino purtroppo non posso fare niente se non compiere tutta una serie di piccole azioni che vanno nella direzione giusta. E poi denunciare, certo, un modo di pensare che non condivido e diffondere un modo di amare la montagna diverso. Ma è difficile. 

Sicuramente ha delle proposte.

Sì, ad esempio una delle cose che potremmo fare è abbandonare l’idea di arrivare più in alto possibile con la macchina. Magari dimezzare il numero di gite e scalate, ma farle sudate e guadagnate. Esperienze così valgono il doppio!


E’ a favore del numero chiuso ai valichi, ad esempio sulle Dolomiti, vista la folla che sempre più si riversa d’estate in montagna?

La spiazzerò forse ma no, io non sopporto i divieti, penso che le cose debbano essere ottenute non con la coercizione ma con il convincimento. Anzi, lancio un’idea, perché le aziende di soggiorno non pensano a dei piccoli premi per chi parte a piedi dal punto più basso?

Lei parla nel suo libro anche di una dimensione sacrale della montagna, da recuperare?

Certo. Non si tratta di tornare ai tempi antichi dove c’era povertà, ma una via di mezzo che però oggi non è praticata né dai turisti né soprattutto dai gestori, che stanno letteralmente svendendo la montagna. Tra l’altro in maniera del tutto priva di fantasia, basti guardare le stazioni sciistiche tutte uguali, con le stesse diciture, tipo “panorama mozzafiato”. Ripeto, penso sia importante agire dal punto di vista culturale e far capire alla gente che sempre più viene qui che la montagna è un ambiente fragile e che siamo noi a doverci adattare a lei, non il contrario. Non dobbiamo avvicinare la montagna, dobbiamo allontanarla, insegnare il rispetto, spiegare che no, non è un oggetto di consumo.