Alpe Devero: dubbi, misteri e certezze nel progetto della San Domenico Ski

I violini della San Domenico Ski hanno nuovamente intonato la loro serenata. Resoconto della serata al Foro Boario di Crodo del 27 novembre. Di Michele Romagnoli

I violini della San Domenico Ski hanno nuovamente intonato la loro serenata, a beneficio del numeroso pubblico presente la sera di lunedì 27 novembre al Foro Boario di Crodo, in occasione “tavolo aperto di approfondimento” dal titolo “Avvicinare le montagne”. Un “incontro partecipativo di condivisione e ascolto” – come scritto sulla locandina dell’iniziativa – organizzato dalla società della famiglia Malagoni per discutere della realizzazione di una rete di trasporti integrata tra le località Teggiolo, San Domenico, Ciamporino e Alpe Devero, con annessa costruzione di nuovi impianti di risalita e ampliamento del comprensorio sciistico.
Fin dalle prime battute della serata, i promotori del progetto si sono presentati più come benefattori che come imprenditori privati, ponendo l’accento sulle problematiche irrisolte delle vallate coinvolte nel progetto: “Più che la realizzazione dell’opera di collegamento da noi progettata, ci interessa che si trovi una soluzione ai problemi esistenti: la nostra è solo una proposta, che vogliamo condividere e perfezionare”, affermano citando i noti problemi di accessibilità all’Alpe Devero, la necessità di gestire i flussi turistici, l’esistenza del rudere dell’Hotel Cervandone.
E certamente la prospettiva di veder risolti in un sol colpo e con costi a carico del privato, gli annosi problemi del comprensorio Veglia-Devero, non può che esercitare una grande seduzione sugli amministratori locali, alle prese con pesanti responsabilità e con una cronica carenza di risorse.
Dal punto di vista dei contenuti, l’incontro non ha fornito molte novità rispetto a quanto già illustrato da San Domenico Ski agli inizi di ottobre. Secondo i proponenti, il progetto è ancora in fase di elaborazione, ed è suscettibile di modifiche anche sulla base delle proposte raccolte nel corso dei dibattiti pubblici. Nel frattempo, dalla primavera scorsa è stato aperto presso la Regione un tavolo tecnico, per una prima valutazione del progetto. Ma si tratta di una fase di “pre-pre-pre” valutazione, come evidenziato più volte da Andrea Malagoni, amministratore di San Domenico Ski.
Quindi, continua a non essere chiaro quali e quante opere si vogliono realizzare, in quali tempi, con quali priorità, con quali impatto sugli ambienti naturali… Ad esempio, un collegamento tra i parcheggi di San Domenico e la località Ponte Campo potrà essere realizzato mediante una cabinovia, oppure con un mezzo di trasporto automatizzato: tutto dipenderà dalle proposte, dall’esito dei tavoli tecnici, dai dibattiti… Mentre l’unica cosa certa sembra essere la posizione dei due piloni di sostegno della cabinovia che dall’Alpe Bondolero salirà fino alle pendici del Cazzola, “sorvolando” il passo di Buscagna: in questo caso la scelta è stata fatta, scartando l’ipotesi di un collegamento Goglio-Bondolero che bypasserebbe il Cazzola ma comporterebbe il taglio di boschi “stupendi” sopra al paese. Ma come precisa Malagoni, “la vetta del Cazzola non sarà toccata, perché è inviolabile”, per rispetto dei tanti alpinisti che la frequentano: infatti la cabinovia transiterà poco sotto la cima, a occhio e croce a qualche decina di metri di distanza (!!!).

Val Buscagna. Foto: Luigi Ranzani

Di certo la San Domenico Ski ha ben chiaro il proprio progetto, ma preferisce non rivelarne i dettagli, preoccupandosi prima di costruire il consenso di amministrazioni e popolazioni residenti. D’altra parte, ben 400 mila euro sono già stati spesi – lo rivela Malagoni – per la progettazione delle opere. Quindi, delle due l’una: o i Malagoni han già speso quote significative di capitale senza avere ancora idee precise – nel qual caso si rivelerebbero imprenditori assai poco accorti e affidabili – oppure la società Mibafin (che controlla San Domenico Ski) e i suoi finanziatori occulti han già fatto bene i conti, ma si guardano bene dal rivelarli. Di fronte a tale opacità, è lecito dubitare che i dettagli dei progetti, una volta svelati, risulteranno decisamente meno affascinanti e digeribili della narrazione proposta in queste settimane. Forse, risulterebbe più evidente la cruda natura imprenditoriale del progetto, oggi sapientemente tenuta in secondo piano.
Infatti, anche durante la serata del 27 novembre, Andrea Malagoni ha fatto di tutto per evitare di fornire cifre precise: sui costi delle “grandi opere”, sui flussi turistici stimati, sulla redditività degli impianti… Ma incalzato dal moderatore della serata, alla fine qualche cifra ha dovuto abbozzarla: considerato che attualmente gli impianti di San Domenico e Ciamporino danno lavoro a un centinaio di persone, e vengono frequentati da punte di 4000-5000 utenti giornalieri… Malagoni ha stimato la creazione di 450 posti di lavoro alle dipendenze della società, che con l’indotto diventerebbero 1000. Per servire quale flusso turistico? Difficile dirlo, secondo Malagoni, che azzarda la cifra di 1000 presenze medie, tra estate e inverno… Insomma: un addetto per ciascun turista! Davvero poco credibile. Quindi: o i posti di lavoro saranno molti meno, o le presenze molte di più, oppure tutte e due le cose. Le cifre comunicate appaiono del tutto casuali, ma non è pensabile che San Domenico Ski e Mibafin non abbiano già fatto le loro stime!
D’altra parte, sulle località di San Domenico e Ciamporino sono già stati fatti investimenti importanti. Il collegamento con l’Alpe Devero garantirebbe la sostenibilità economica di tutte le opere già realizzate o in fase di costruzione e progettazione. Per essere remunerativa, tutta l’operazione deve giocarsi su alti numeri di affluenza, altrimenti i conti per San Domenico Ski rischiano di non tornare.
Tutto ciò giustifica il gioco di equilibrismo tra non-informazione e marketing, tra propaganda e comunicazione, che vede intensamente impegnata la famiglia Malagoni in queste settimane, non senza una certa dose di astuzia: la scelta di centrare il dibattito sui “problemi della valle”, irrisolti da decenni, è di sicura efficacia per conquistare il favore preventivo di una bella fetta di popolazione e amministratori locali.

Piani della Rossa. Foto: Luigi Ranzani

Resta ancora senza risposta la domanda su chi siano i veri finanziatori del progetto: non si tratta di fantasticare su fantomatici investitori russi, ma molto più concretamente di ottenere precise garanzie sulla sostenibilità finanziaria, sulla provenienza dei capitali, sulle reali disponibilità dei finanziatori, sulle prospettive di completamento delle opere in progetto. Conoscere l’identità e la natura dei finanziatori permetterebbe di comprendere le logiche di gestione dell’intero comprensorio, una volta completate le opere. E’ una questione ineludibile di trasparenza, che dovrebbe preoccupare gli amministratori e le comunità locali, a cui è affidata la gestione e la conservazione del patrimonio naturale con la “diligenza del buon padre di famiglia”.
Malagoni pratica con disinvoltura l’arte oratoria, anche se talvolta durante la serata fa affermazioni a dir poco “curiose”: come quando sottolinea le finalità “educative” del progetto: perché grazie alle cabinovie di San Domenico Ski, sarà possibile portare famiglie e bambini in luoghi altrimenti difficilmente raggiungibili, con ricadute positive in termini di educazione ambientale. Secondo Malagoni inoltre, le opere realizzate permetteranno di “diluire” (attenzione, non di incrementare!!!) le presenze sul territorio: quindi nessun rischio di sovraffollamento, ma solo una migliore distribuzione dei turisti. E ancora: Malagoni spiega che l’intenzione non è quella di aumentare le presenze, ma soprattutto di prolungare la permanenza del turista nei luoghi visitati: perché oggi un turista che arriva a Devero, dopo un giorno “non sa cosa fare” (!!!), invece grazie a San Domenico Ski potrà trasferirsi senza fatica a Ciamporino e a San Domenico, trovando sempre nuove occasioni di svago (e forse, ma questo non viene detto, trovando ristoranti, piscine, SPA, negozi…).
Sul fronte del pubblico presente in sala, da segnalare l’intervento di un rappresentante dell’Associazione Gestori Rifugi dell’Ossola: dopo aver riferito del dibattito interno all’Associazione, da cui sono emersi pareri anche discordanti, si è detto “interessato” al progetto. Ha poi suggerito ai Malagoni di inserire tra le attività in programma anche una qualche forma di educazione ambientale, destinata ai futuri visitatori del comprensorio. Difficilmente un’impresa privata potrebbe svolgere quel ruolo educativo che è tra le finalità dell’Ente Parco e delle istituzioni scolastiche… ma – aperto più che mai all’ascolto e ai suggerimenti – Malagoni non ha esitato a giudicare interessante la proposta.
Molto significativo l’intervento del vice presidente della Regione Piemonte Aldo Reschigna, intervenuto a fine serata. Valutata positivamente la disponibilità al dialogo di San Domenico Ski, Reschigna ha però chiarito che il progetto presenta alcuni elementi di “criticità”, in particolare nelle aree del Teggiolo e del Cazzola. “La Regione – ha spiegato – è in possesso di documentazione più dettagliata di quella presentata al pubblico durante l’incontro, ma comunque ancora insufficiente rispetto a quanto occorrerebbe presentare ai fini di una valutazione delle opere a norma di legge”… Il vice presidente ha poi ricordato che la Regione “è pronta a fare la propria parte” per trovare soluzione ad alcuni dei problemi della valli interessate al progetto, facendo forse intendere che il ricorso ai capitali della Mibafin non è l’unica strada percorribile.

Rossa e Cervandone. Foto: Luigi Ranzani

Reschigna ha esortato tutte le parti a non compiere gli errori di 30 anni fa, quando sviluppo e tutela del territorio venivano contrapposti uno all’altro. E citando l’incontro avvenuto sabato 25 novembre tra i Sindaci dei comuni coinvolti, la Regione e l’Ente Parco, ha sottolineato che – nonostante le polemiche delle settimane precedenti – è stato possibile trovare un accordo sui principi che dovranno ispirare le future scelte. Infine, ha rivolto un ulteriore appello a evitare la contrapposizione tra coloro che risiedono nelle valli e coloro che vi giungono da fuori: facendo forse riferimento a chi, nei giorni scorsi, aveva affermato che “gli ambientalisti sono contro per partito preso…” e che “a protestare è gente che non abita qui, che ci viene in gita la domenica”.
Chiudo questo lungo resoconto con una breve riflessione storica. Trent’anni fa lungo la strada Goglio-Devero, sul muro all’uscita di una galleria una mano anonima aveva scritto con vernice spray: “ambientalisti di m… il parco fatelo a casa vostra”. In molti ricorderanno le polemiche sulla costruzione della strada, voluta a tutti i costi al posto di una possibile funivia che secondo alcuni avrebbe impedito lo sviluppo dell’Alpe Devero. Proviamo a immaginare cosa sarebbe diventato il Devero se non fosse stato istituito il Parco, con i suoi vincoli e le sue regole. E consideriamo come oggi l’ipotesi di una nuova funivia viene ritenuta la soluzione ideale per risolvere i problemi di accessibilità del parco. Sono fatti oggettivi, esperienze di cui le comunità locali dovrebbero fare tesoro: vicende passate che dovrebbero aiutarci oggi a riconoscere le idee più ragionevoli e lungimiranti.
In ogni caso, non c’è nulla di cui preoccuparsi: per dirla con le parole di Malagoni, “siamo ancora nella fase di “pre-pre-pre” valutazione”! Avvicinare le montagne grazie a San Domenico Ski è un’opportunità, una scelta possibile: accorrete siòri e siòre, fate pure le vostre domande!!!

Michele Romagnoli