Amare riflessioni a partire dalla gestione delle Olimpiadi 2026

A quattro anni dalle Olimpiadi Milano-Cortina non c’è ancora uno straccio di progetto, non un piano di
interventi, non una V.A.S., nulla a cui il cittadino possa accedere per verificare, per intervenire, per aprire un confronto. Mentre la riduzione dei servizi pubblici accentua lo spopolamento della montagna e le attività chiudono, centinaia di milioni di euro stanno per essere investiti in colate di cemento che lasceranno i territori più poveri di prima, oltre che profondamente sfregiati.
Ricchi dice qualcuno. Certo, di debiti.

Cortina, lavori per la pista 5 torri


Più che di una classe politica che agisce nell’interesse dei cittadini e della next generation, si ha l’impressione di essere nelle mani di un comitato d’affari che porta avanti con determinazione un proprio disegno cementificatorio, con la scusa delle Olimpiadi e dell’urgenza bypassa ogni regolamento e ogni controllo.


Si va avanti a testa bassa con il business as usual, condito da parole rubate come “verde” e “sostenibile”, nonostante gli effetti della crisi climatica innescata dall’impatto delle attività umane sull’ambiente si facciano ogni giorno più evidenti, si rimane indifferenti al fatto che questi comportamenti porteranno a breve ad un punto di non ritorno, con conseguenze inimmaginabili, fino a mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza. Sorgono spontanee alcune domande: dove sta il senso di responsabilità della classe politica? E di quella imprenditoriale?
Dove sta andando la nostra democrazia?

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