Nuovi impianti all’Alpe Devero: ecco le pesanti perplessità che “Avvicinare le Montagne” suscita sul piano economico e finanziario.

Analisi economica comparativa di «Avvicinare le Montagne»

La Commissione Ambiente del Consiglio Regionale Piemonte il giorno 9 gennaio alle 14,30 ha invitato in audizione il Comitato Tutela Devero a esprimere le proprie opinioni rispetto al Piano Strategico “Avvicinare le Montagne
Il focus dell’intervento è stato sulle pesanti perplessità che il Piano Strategico suscita sotto l’aspetto economico e finanziario. Perplessità rafforzate dalla totale mancanza di un Business Plan a corredo di “Avvicinare le Montagne

Il lavoro di Andrea Ratti, che è stato presentato davanti alla Commissione Ambiente mette in luce, numeri alla mano, l’insostenibilità economica dell’Accordo Territoriale

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Vi anticipiamo le conclusioni più rilevanti che fanno seguito all’attenta analisi economica riportata.

CONSIDERAZIONI FINALI

Non esiste un Business Plan

173 milioni di Euro di investimento complessivo in un’unica località non si vedono sulle Alpi italiane da anni. E’ comprensibile che attiri le simpatie di quanti possano essere coinvolti nella realizzazione di «Avvicinare le montagne». Ciononostante, pur trattandosi di un ipotetico scenario di sviluppo economico, i risultati dell’analisi comparativa sono così sconfortanti da accendere una lampadina di allarme sulla sostenibilità economica di «Avvicinare le montagne»; è un dovere, quantomeno morale, delle amministrazioni quello di indagare su questo aspetto e presentare al pubblico un dettagliato Business Plan del progetto. In quest’analisi economica la Provincia e la Regione dovrebbero considerare anche la perdita di indotto sulle stazioni minori che rimarrebbero nella zona (Piana di Vigezzo, Domobianca, Sagesboden, Valdo, Macugnaga…) e il calo di presenze per la durata dei lavori (circa 10 anni di ruspe, camion, grù, elicotteri, ecc.).

Gli imprenditori restano ignoti

Data la possibile fragilità economica del progetto è altrettanto doveroso conoscere il reale partner; è inammissibile che gli imprenditori ai quali le amministrazioni stanno affidando lo sfruttamento di un bene comune come l’area del Parco Veglia Devero, restino ignoti.
A differenza della maggior parte delle stazioni sciistiche, che sono SPA, la San Domenico è una Srl e i bilanci non sono revisionati
E’ detenuta al 100% dalla società anonima svizzera Mibafin Investments SA; i reali imprenditori di San Domenico Ski sono pertanto sconosciuti.
Il capitale sociale è molto basso (40 k€), normalmente le altre stazioni sciistiche lo hanno di svariati milioni di Euro a garanzia dell’attività che svolgono

Mancano le garanzie economico/finanziarie

Per lo stesso motivo, nella malaugurata ipotesi che il piano trovi lo spazio giuridico ed economico per operare, è di interesse di tutti (residenti, turisti, amministratori) che la San Domenico Ski Srl, prima dell’avvio dei lavori, garantisca i rispettivi comuni, mediante opportune garanzie fidejussorie a prima richiesta presso primari istituti di credito italiani, per un capitale pari ai costi di ripristino e bonifica dei territori per recuperare le condizioni ambientali originarie.

I trend del turismo alpino

A rafforzare l’idea di un investimento anacronistico, ci sono anche i dati di trend turistico alpino degli ultimi 8 anni (dal 2010 al 2018). Dal rapporto “Situazione congiunturale Montagna Bianca Italiana, Inverno 2017-2018 – Previsioni e tendenze, Osservatorio Italiano del Turismo Montano” si traggono le seguenti principali tendenze:
Andamento dello sci di discesa: +1% medio annuo
Andamento di ciaspole, scialpinismo e trekking invernale: +10% medio annuo