Cime bianche, una storia italiana: si va avanti con la funivia nonostante decreti e siti protetti
Dal Blog a cura di Mountain Wilderness su Il Fatto Quotidiano
Una storia italiana, quella delle Cime Bianche.
Il colle superiore delle Cime Bianche, a 2980 metri di quota, si trova in Valle d’Aosta ed unisce la Valtournenche con la Val d’Ayas. Ai suoi piedi si estende l’omonimo vallone, situato interamente nel comune di Ayas, per una lunghezza di circa 10 chilometri, delimitando ad ovest il versante meridionale del massiccio del Monte Rosa.
Con l’avvento della normativa europea 92/43/CEE (cosiddetta “direttiva Habitat“) gli Stati membri dell’Unione scelsero sul loro territorio i siti naturali sottoposti alla formazione della rete Natura 2000, e fornire prima del giugno 1995 un elenco nazionale dei siti. La Valle d’Aosta ha identificato quest’area (IT1204220, “Ambienti glaciali del Gruppo del Monte Rosa”) come habitat da conservare, riconosciuto dalla Regione come Zona di Protezione Speciale (ZPS) con il DGR 3361/2002 e dallo Stato come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) con il DM 07/02/2013; anche il Piano Territoriale Paesistico regionale ed il Piano Regolatore Generale del Comune di Ayas prevedono forme di tutela, mentre la recente modifica all’art. 9 della Costituzione rafforza ancora di più le motivazioni di una scelta “anche nell’interesse delle future generazioni”.
Il decreto del Ministero dell’Ambiente del 02/12/1996 aveva già indicato come le aree sottoposte a tutela dalla normativa europea (SIC/ZSC e ZPS) fossero classificate in Categoria A – Aree di elevato valore naturalistico ed equiparate ai Parchi Nazionali o alle Riserve naturali dello Stato. Il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 17/10/2007 all’art. 5 comma 1 lettera m ha stabilito il divieto di “realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci” in aree ZPS; il medesimo testo è stato ripreso ed approvato con delibera della Giunta Regionale valdostana n. 1087/2008.
Eppure nel 2015 da alcune amministrazioni comunali fu predisposto un costoso studio di fattibilità per la realizzazione di un collegamento funiviario con il proposito di unire i comprensori sciistici di Cervinia/Zermatt con quelli del Monterosa Ski attraverso il Vallone delle Cime Bianche; il documento finale (il cosiddetto Masterplan) non è mai stato reso disponibile al pubblico. Nel 2017 la Regione, attraverso la struttura tecnica del Servizio Impianti Funiviari, elaborò una relazione (anch’essa mai resa pubblica) sulla situazione tecnico/economica/finanziaria delle proposte dei collegamenti intervallivi Pila/Cogne e Ayas/Cervinia. Con il documento di economia e finanza regionale (DEFR 2020/2022) il Consiglio regionale ha approvato l’obiettivo di “valutare la realizzabilità del collegamento tra i comprensori di Cervinia e Monterosa”, con mandato alle società concessionarie “di dare corso agli studi propedeutici, per giungere alla decisione basata sulle analisi di realizzabilità in termini di sostenibilità finanziaria, ambientale e urbanistica”.
La società Monterosa SpA (partecipata pubblica) nel mese di maggio 2021 ha proceduto ad affidare gli studi preliminari riguardanti il progetto di collegamento funiviario nel Vallone delle Cime Bianche ad un raggruppamento capeggiato dalla Montecno di Bolzano, operando come se l’area non fosse sottoposta a tutela, individuata dalla Regione stessa come meritevole di conservazione.
Ecco, questa è una storia italiana. Si fanno leggi, si emanano decreti, si pongono dei limiti e poi qualcuno si propone di aggirarli senza alcuno scrupolo in nome di un unico obiettivo: quello dei soldi.
Si dice che con i nuovi impianti Cervinia avrà un’impronta più green ed un turismo rispettoso dell’ambiente, che si creerà il più grande comprensorio sciistico al mondo, addirittura si prospetta una possibile compensazione piantando un milione di alberi, come se la Valle d’Aosta ne avesse bisogno.
E’ una storia italiana ma anche un po’ svizzera, interessata al collegamento, una Svizzera dove dal 2012 non è più possibile costruire seconde case mentre qui da non ci sono limitazioni e con il nuovo collegamento ci sarà tanta domanda…
Si è costituito un comitato spontaneo di cittadini, “Ripartire dalle Cime Bianche“, composto da residenti, proprietari e amici storici di Ayas, formalizzatosi nel corso del 2017 ed attivo ai fini della tutela e della valorizzazione dell’alta Val d’Ayas e del Vallone delle Cime Bianche al fine di rafforzarne l’attività di studio, di divulgazione, di confronto e di animazione sul territorio. Anche questa, per fortuna, è una storia italiana.