Il Comelico svenduto al servizio degli interessi di Bolzano. Sottoscritto un progetto pilota di collegamento sciistico che consolida la visione del turismo tipica del secolo scorso.

Via libera al collegamento sciistico tra Comelico aggancia e Pusteria.
Le reazioni delle politica con il sindaco Staunovo Polacco: «Un progetto da 50 milioni con cui ci giochiamo tutto il nostro futuro»
Luigi Casanova: ” questo ennesimo collegamento umilia i paesaggi naturali e le esperienze offerte da una montagna libera, evita accuratamente la promozione di un turismo di qualità (le Terme di Padola rimangono abbandonate), cancella dalla montagna la cultura del limite. Limite inteso come insegnamento forte, diffuso nel tempo, radicato nelle autentiche culture della montagna. Inteso come valore, via maestra per permettere a tutti di vivere in montagna e di mantenere aperta la montagna a una miriade di esperienze, conservandola in funzione delle generazioni future“.

Luigi Casanova è Presidente onorario di Mountain Wilderness Italia

Una buonissima notizia. Così viene propagandata la notizia: in data 27 gennaio 2023 la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio di Venezia, dopo una lunga resistenza culturale e ideale, ha dato il via libera al collegamento sciistico da Sesto Pusteria verso il Comelico. Il progetto viene definito “progetto integrato per lo sviluppo turistico, culturale e socio-economico della Valle del Comelico”. Perché? Perché in modo astuto e demagogico, si dice, si fa carico della gestione dei percorsi della grande guerra, perché, si dice, impegna la società a gestire dei sentieri in quota. Ovviamente impegni che consolidano gli interessi della società proponente, la Drei Zinnen. Il progetto era stato rielaborato con l’intento di superare le resistenze del mondo ambientalista, di Mountain Wilderness in particolare e di vanificare un suo recente ricorso al TAR. Quanto prodotto ora fa seguito a una pressione politica indicibile: presso i ministeri di Roma, a Venezia, scomodando ossequiosi ministri e parlamentari, assessori regionali e i Presidenti del Veneto Luca Zaia e della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher. Mai vista una simile azione per un progettino privo di veduta. Come del resto si era mai vista tanta stampa partigiana inginocchiarsi a questi poteri senza mai chiedere ad altri soggetti perlomeno un commento. Il frutto di un così intenso e diffuso impegno viene ora definito, con un eccesso di supponenza, “progetto pilota”.

Due impianti in progetto per collegare la skiarea di Padola a quella di Monte Croce e il tracciato della prossima cabinovia per l’Austria.
Cosa “piloti” di tanto innovativo questo progetto è di difficile comprensione. Che si tratti di una buonissima notizia anche è necessario dubitarne specialmente se la si valuta nel medio e lungo periodo. Dopo oltre un decennio di conflitti si è ancora in assenza di un business-plan. Di condivisione non c’è traccia: tutta la trattativa è stata segretata dai sindaci del Comelico, di Sesto Pusteria, dagli uffici di Venezia come in sede romana. Si cita, per lo più a sproposito, Dolomiti UNESCO, quando l’intero progetto viola i principi fondanti del piano di gestione Dolomiti UNESCO e le finalità che dovrebbe avere: vi fosse un minimo di coraggio e visione sociale non mercificata, questa Fondazione dovrebbe alzare la voce. Non per attaccare gli ambientalisti come ha fatto nel passato, ma per pretendere coerenza con gli impegni assunti con la comunità internazionale. Il progetto viola tutti i protocolli della Convenzione delle Alpi, le dichiarazioni dell’Unione Europea nel merito dei cambiamenti climatici e della difesa della natura (entro il 2030 ogni paese membro dovrebbe aver istituito il 30% del suo territorio come area protetta, qui si distrugge quanto vi è di tutelato e integro), le direttive degli anni ‘90, le norme di gestione dell’area (non vincoli, regole di convivenza). Proviamo allora a capire cosa si intenda per progetto pilota, un progetto che dovrebbe diventare guida, in questo caso esempio per l’assalto di altre aree alpine.

Se per pilota si intende che tutte le forze politiche, dalla destra alla sinistra, fino al parlamentare veneto dei 5 Stelle si debba sostenere con fervore il collegamento è un dato di fatto.
Se per pilota si intende uno studio sottile su come superare, sottomettere gli uffici preposti ai controlli ambientali e paesaggistici e su come cancellare, attraverso deroghe e pareri superficiali la legislazione in tema di protezione ambientale, si deve proprio parlare di successo superlativo.
Se per pilota si intende un uso sconsiderato, discutibile dei fondi di confine (80 milioni di euro l’anno che le Province autonome di Trento e Bolzano mettono a disposizione dei comuni confinanti per progetti di sviluppo), oltre 26 milioni di euro in questo caso, finalizzati all’interesse privato della società sciistica il successo è pieno (costo complessivo delle cabinovie e piste, innevamento artificiale, bacini di innevamento, 50 milioni di euro).
Se per pilota si intende dimostrare in modo definitivo come la Fondazione Dolomiti UNESCO sia ridotta a un ruolo di agente di mercato turistico il processo lo si è consolidato.
Se per pilota si è aperto con la Fondazione un presunto dialogo costruttivo teso a mantenere l’inchino verso i poteri forti e evitando accuratamente ogni confronto con i portatori di interessi generali anche in questo caso il successo è pieno.
Se per processo pilota i sindaci delle periferie alpine intendevano confermare la loro sudditanza ai poteri forti, mantenendo salda la loro ristretta visione dello sviluppo della montagna ci sono riusciti.

Come del resto è riuscito questo progetto pilota a far dimenticare i veri problemi della montagna: amministrazioni pubbliche prive di personale, acquedotti dimenticati, sanità umiliata, formazione del lavoro e scolastica assente (necessario migrare), impossibilità di lavorare, gestire il territorio, dall’utilizzo dei boschi alla cura dei sentieri e dei pascoli. In pratica si consolida la presenza di una montagna in svendita, dimenticata nei suoi valori.
Se per progetto pilota si intendeva dimostrare quanto sia facile svendere un territorio complesso, ricco, affascinante a un solo imprenditore bolzanino specialista in vendita di carni e salumi e a offrirlo alle ampie braccia della Drei Zinnen anche in questo caso il successo è pieno.
Appena al di là, nella vicina Austria, il Tirolo del Nord, ha definitivamente negato a Franz Senfter e soci il collegamento di monte Elmo con l’area sciabile di Sillian (AUT).
Nella ricca val Pusteria il mondo del turismo è preoccupato per la perdita di paesaggi causa l’invadenza dell’industria turistica e non trova personale sufficiente a coprire le esigenze del lavoro, un impiego sicuramente non più appetibile.

Franz Senfter

In provincia di Bolzano la nuova legge urbanistica impedisce drasticamente il consumo di suolo per ulteriori insediamenti, di qualunque tipo. Gli imprenditori locali vengono portati a investire i loro cospicui guadagni nelle province confinanti.
Nelle ricche province di Trento e Bolzano si assiste a una preoccupante fuga di giovani. Cercano altre opportunità lavorative, vivono altre ambizioni che non quelle che riconducono a essere servitori di una economia che alimenta chiusura culturale.
Sono passaggi sui quali riflettere, ma dovevano rifletterci in tempi utili i residenti in Comelico. L’ambientalismo ha loro offerto possibilità e tempi. In cambio hanno ricevuto diffuse minacce e coltivazione dell’odio. Mentre proprio l’industria dello sci, per lo meno in queste aree che rimarranno marginali, è ormai al capolinea: Padola sarà utile solo a consolidare un’immagine già forte della Drei Zinnen.

Cosa ci insegna l’approvazione di questo progetto?

Per concludere. Questo progetto ha caratteristiche importanti per essere definito un progetto pilota di profilo nazionale. Infatti evita accuratamente minime analisi sul riscaldamento globale in atto, il problema della frammentazione dei territori naturali e della caduta di biodiversità sulle Alpi, umilia i paesaggi naturali e le esperienze offerte da una montagna libera, evita accuratamente la promozione di un turismo di qualità (le Terme di Padola rimangono abbandonate), cancella dalla montagna la cultura del limite. Limite inteso come insegnamento forte, diffuso nel tempo, radicato nelle autentiche culture della montagna. Inteso come valore, via maestra per permettere a tutti di vivere in montagna e di mantenere aperta la montagna a una miriade di esperienze, conservandola in funzione delle generazioni future.

Luigi Casanova