In morte di un ghiacciaio e delle incrollabili certezze di homo sapiens

C’è ancora qualcuno che crede sia la montagna ad essere cattiva? Di Maria Cristina Garofalo

In una delle prime calde e lunghissime estati del promettente nuovo millennio, in una giornata di “scarico” dall’arrampicata forsennata che accompagnava quelle che ostinatamente chiamavamo vacanze, ma che a tutti gli effetti erano tour de force, decidemmo di “recuperare” nei più docili e verdi pendii del Padon in faccia alla agognata e per noi fuori portata Marmolada. Sognavamo e descrivevamo appiglio dopo appiglio “Attraverso il pesce” negli infaticabili e ininterrotti allenamenti in falesia, consapevoli che non avremmo mai neppure sfiorato quella parete: in montagna bisogna saper rinunciare e tener sempre ben chiaro che siamo ospiti spesso maleducati e invadenti.

Via attraverso il pesce. Marmolada, parete sud

Il ghiacciaio che aveva nascosto la Città del ghiaccio era già ridotto al lumicino e sembrava incredibile sovrapporre le immagini storiche della Grande Guerra a ciò che avevamo davanti agli occhi: il Sasso delle undici e il Sasso delle dodici guardavano ormai da lontano il ghiaccio che li aveva lambiti e protetti.

Il giorno dopo in una situazione di turismo di massa che non ci apparteneva, prendemmo la funivia rinnegando ogni nostro principio, consapevoli che solo in quel modo avremmo potuto raggiungere Punta Rocca e proseguire il sogno sfiorando con gli occhi il ghiacciaio e Punta Penia. A noi bastò quell’emozione che per un attimo ci fece dimenticare il disappunto per tutta quella calca inadeguata e inopportuna in sandali e maglietta. Visitammo il museo di Punta Serauta emozionati e commossi, toccando con mano che ragazzetti di sedici anni sbattuti al fronte senza capirne la ragione e senza un perché erano costretti, loro, a indossare semplici cappottini di loden e scarponi rappezzati per affrontare infiniti bivacchi in trincea e ghiacci “eterni”. Ci sentimmo in imbarazzo per la spropositata attrezzatura e “abbigliamento tecnico” che sfoggiavamo per giocare in parete o camminare sui prati.

E’ passato poco più di un ventennio da allora, il “nuovo” secolo ha tradito ogni aspettativa di magnifiche sorti e progressive, ha solo accelerato la discesa verso l’autodistruzione non senza offrirci una vasta gamma di indizi che ostinatamente e saccentemente ci ostiniamo a non prendere in considerazione, ascoltando la “scienza” solo quando proposta in talkshow da discutibili esperti non estranei alle remunerative alleanze con i colossi farmaceutici. Climatologi e meteorologi rappresentando scenari certi, foschi e prossimi a venire, sembra appartengano più al mondo degli sciamani e/o degli apocalittici ambientalisti, che non a quello accademico.

Arriva della funivia Malga Ciapela-Punta Rocca, Marmolada di Rocca

Nessun governo, nessuno Stato prende seriamente in considerazione i loro incessanti appelli, nessun G8 o G20 neppure lontanamente ha sfiorato la punta dell’iceberg (è proprio il caso di dirlo!) della responsabilità antropica nell’accelerazione esponenziale del cambiamento climatico. Nessuno accetta l’idea che se un ghiacciaio crolla si porta dietro tutte le nostre ridicole certezze, tutte le funivie costruite per monetizzare sempre di più il Capitale Naturale e renderlo merce. Quanto business in Marmolada, come altrove nelle Alpi, ma anche in Appennino! Il modello perseguito dagli anni del boom economico e del turismo di massa, è quello di rendere comoda e frequentabile da tutti (questo si che è democratico!) ogni montagna, ogni fragile area incontaminata, ogni sistema che, vale la pena di ricordarlo a proposito dei ghiacciai, alimenta direttamente la nostra stessa sopravvivenza garantendo percentuali altissime di acqua.

Sottolineare ciò fa subito tacciare di “protezionismo” (e ben venga, invece!), e di integralismo (idem!). Neppure essere riusciti dopo vent’anni di lotte il 26 giugno 2009 a far dichiarare le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità “in considerazione dell’unicità e della bellezza del paesaggio, nonché della loro importanza geologica e geomorfologica”, ha evitato la progettazione e proliferazione di nuovi impianti di risalita, di sbancamenti di boschi e crinali per far posto ai tanto fruttiferi “collegamenti sciistici” fra le valli.

In mezzo a questa vergogna e acclarata dimostrazione di insipienza dell’homo definito(si) sapiens, la politica e i media rilanciano ipocrite lacrime di coccodrillo di premier e governatori che promettono davanti alle telecamere di far fronte con la tecnologia a queste terribili tragedie dovute all’ormai innegabile e vistoso cambiamento climatico! E ci stupivamo delle danze della pioggia degli indiani d’America?

Non una voce si alza dalle stanze del potere per dichiarare che la colpa non è della montagna, che il ghiacciaio non è buono o cattivo, che le persone che ci sono finite sotto non erano degli incapaci spericolati, ma alpinisti che avevano scelto di rapportarsi consapevolmente alla bellezza assoluta e al rischio che comporta cercare di avvicinarla. Sono morti della stessa morte fra rocce, ghiaccio in fusione e detriti in modo “spettacolare” che ha saziato molti e troppi conduttori televisivi, che fa “riflettere” il Palazzo…

Manifestazione dicembre 1996 contro eliski. Marmolada di Rocca

Allora da subito, per quelle vite spente da un soffio irrefrenabile, di una forza che solo la Natura può mettere in campo, ci aspettiamo un umile passo indietro dalle certezze di supremazia antropocentrica di questa infelice era della Terra, un’ammissione di resa dell’infallibilità delle scelte umane di governo degli Elementi, uno stop immediato e repentino delle attività di rapina e predazione economica che amplifica a dismisura e accelera oltre ogni limite immaginabile un cambiamento climatico che periodicamente ha mutato il volto del Pianeta mettendo a repentaglio e costringendo all’adattamento ogni forma di vita: l’uomo non fa eccezione. Sarebbe bene ricordare la nostra genesi biologica prima di favoleggiare sull’imprimatur di dominio che ci sarebbe stato dato da un dio poco accorto alla sua stessa creazione.

I ghiacciai non si salveranno coprendoli di teli ombreggianti come le dalie dei vasi dei nostri terrazzi cittadini, probabilmente non si salveranno proprio! Ma almeno provare a cambiare rotta e approcciare il problema da un’ottica non più antropocentrica ma ecocentrica di diritto della Natura?

Mountain Wilderness per la Marmolada

1988 Operazione Marmolada regina delle immondizie: per circa due mesi gli attivisti di Mountain Wilderness riportano a valle centinaia di kg di immondizia denunciando la clamorosa responsabilità di alcuni operatori turistici.

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Rifiuti sulla Marmolada, Canale del Gigio, bonifica


1991 30 gennaio, sentenza di condanna all’amministratore delegato della funivia Tofana-Marmolada spa (nove mesi con la condizionale) per l’inquinamento della Marmolada, dopo la denuncia di MW seguita alla pulizia degli anni precedenti.
1996 7 e 8 dicembre 1996. Prima manifestazione in Marmolada contro l’eliski, oltre 150 partecipanti. Il giorno prima a Moena, convegno di preparazione di una legge nazionale contro l’eliski.
1997 Interventi con interpellanze in parlamento contro il golf in Marmolada.
2002 In luglio manifestazione in Marmolada con lo slogan “Siamo tutti sindaci della montagna”, gli attivisti salgono avvolti da una fascia tricolore.
2003 Nasce la Tenda Gialla, simbolo delle battaglie ecologiste di MW. Domenica 23 marzo circa 80 persone sono salite per installare la tenda in vetta a Punta Rocca, per sette giorni e sette notti a turno hanno pernottato ed organizzato uscite; il 30 marzo altri 70 scialpinisti sono risaliti lungo la parete nord per concludere l’iniziativa.
MW firma il “Patto per la Marmolada”, che accoglie varie richieste tra cui la conservazione del ghiacciaio con la cessazione dello sci estivo, la fine dell’eliski, il ripristino della sentieristica.

Marmolada, 2016 – foto Archivio MW Italia


2005 Il 2 agosto MW scopre e denuncia lo sfregio sul ghiacciaio della Marmolada per ricostruire il terzo tronco della funivia. Denuncia del fatto, costituzione di parte civile anche a nome della Provincia di Trento che aveva cassato la proposta e vittoria in tutti e tre i gradi di processo con condanna penale del proprietario e ai dirigenti della società Funivie Marmolada – Tofana.
2008 Prima condanna agli imputati per i danni al ghiacciaio della Marmolada.
2009 Si conclude il lungo percorso iniziato nel 1993 che ha visto MW in prima fila nella richiesta di tutela del patrimonio ambientale e culturale delle Dolomiti: l’UNESCO iscrive le Dolomiti tra i Patrimoni naturali dell’Umanità.
Processo di secondo grado in Appello per la Marmolada: confermate le condanne e riconosciuto a MW il risarcimento per il grande impegno svolto dall’associazione nella tutela della Regina delle Dolomiti.
2010 In aprile sentenza definitiva in Cassazione per il processo Marmolada, MW ha vinto!
2011 Accordo tra MW e la Società Funivie Marmolada per la cessazione dei voli in elicottero sulla Marmolada.
2016 Due giorni con fiaccolata sulla neve in Marmolada, contro due progetti di nuovi impianti.
2017 Pulizia a Pian dei Fiacconi

Pulizia al Pian dei Fiacconi 2017