Lago Bianco, le esperienze pregresse non insegnano: così si tutela l’ambiente in Italia
Dal Blog a cura di Mountain Wilderness su Il Fatto Quotidiano
Il Passo Gavia, che segna il confine tra le province di Sondrio e Brescia mettendo in comunicazione la Valtellina e il Parco Nazionale dello Stelvio con la Valcamonica e il Parco Regionale dell’Adamello, deve la sua celebrità al Giro d’Italia che ha visto transitare le carovane di ciclisti almeno una decina di volte dalla prima ascesa nel 1960.
A poca distanza dal Passo esiste, a 2600 m di altitudine, un lembo di tundra artica relitto dell’ultima glaciazione, una zona unica in Italia ad alto valore naturalistico ed altrettanto elevata vulnerabilità che copre una superficie di circa 400 metri quadrati; qui si trova il Lago Bianco, uno dei più grandi e pregevoli del gruppo montuoso delle Alpi Retiche, un gioiello di rara bellezza nelle cui acque si specchiano le cime dell’Ortles e del Gran Zebrù.
Lo scorso agosto sono stati avviati i lavori di captazione delle acque del lago per destinarle all’innevamento artificiale di piste per sci di fondo a Santa Caterina Valfurva; i tubi erano lì sul terreno da oltre 15 anni, in attesa di essere interrati. Nelle ultime stagioni già diverse volte le gare di fondo e di sci alpino programmate in Valfurva sono state annullate per mancanza di neve, l’ultima volta nel novembre 2022; evidentemente si vuole cercare di evitare possibili figuracce in previsione delle prossime olimpiadi invernali del 2026.
La Corte di Giustizia Europea nel 2007 aveva condannato l’Italia per avere «autorizzato misure suscettibili di avere un impatto significativo sulla ZPS IT2040044, Parco Nazionale dello Stelvio, senza assoggettarle ad un’opportuna valutazione della loro incidenza alla luce degli obiettivi di conservazione della detta zona» ed «omesso di adottare misure per evitare il deterioramento degli habitat naturali e degli habitat delle specie nonché la perturbazione delle specie». Per “compensare” le cattive pratiche messe in atto, la Regione Lombardia propose l’istituzione della Riserva Naturale Statale “Tresero – Dosso del Vallon”, perfezionata nel 2010, «in coerenza con le finalità di recupero, salvaguardia e valorizzazione di habitat utili ad un adeguato incremento delle specie animali che hanno registrato una diminuzione di presenza nell’area perturbata dalla realizzazione delle opere legate ai lavori di ristrutturazione della zona sciistica di Santa Caterina Valfurva e delle connesse infrastrutture, realizzate per i campionati mondiali di sci alpino del 2005»
Il Lago Bianco dunque è compreso non solo nell’area di un Parco Nazionale ma anche in quella di una Riserva Naturale Statale, per di più istituita a seguito dei danneggiamenti perpetuati all’interno del Parco dello Stelvio; ciononostante, l’opera idraulica in oggetto è stata approvata nel 2019 dal Comune di Valfurva e nel luglio 2020 il Comune di Bormio -proprietario dei terreni nella zona del Lago Bianco e del Passo Gavia – ha dato autorizzazione alla Santa Caterina Impianti (servitù per 20 anni con un canone annuo di 100 €) a procedere nella posa dei tubi per la captazione delle acque. Evidentemente le esperienze pregresse non hanno insegnato nulla: così si continua a tutelare l’ambiente nel nostro Paese.
La concessione di derivazione d’acqua prevede che «il prelievo dal lago non supererà i 50 l/s di portata massima istantanea derivabile e sarà regolato al fine di limitarne le oscillazioni del livello a non più di 4 cm. Il volume massimo di acqua captata dal lago nel periodo di prelievo (che rimane immutato rispetto alla concessione vigente: dal 1° novembre al 28 febbraio), pari a 20.736 mc, sarà reintegrato con il pompaggio di un ugual volume dall’esistente opera di presa dal torrente Gavia a quota 2.520 m s.l.m.».
Si vuole pescare direttamente dal lago per dare una boccata di ossigeno ad un malato terminale che si vuole tenere in vita a tutti i costi, sfruttando risorse sempre meno rinnovabili. Gli esperti evidenziano che le acque del lago sono classificate “ultra-oligotrofiche”, ovvero particolarmente povere in sostanze minerali ed organiche essendo originate dallo scioglimento di neve e ghiaccio, e che quindi l’eventuale reimmissione tramite pompaggio di acque provenienti dal sottostante torrente Gavia potrebbe influire sugli aspetti biochimici con ripercussioni negative sugli organismi che in esso vivono e sugli habitat che dipendono dalle sue acque, alterando il delicato ecosistema originario.
I luoghi sono già parzialmente compromessi dagli scavi, le diffide delle Associazioni per fermare i lavori verranno ascoltate?