L’inizio delle celebrazioni di Dolomiti Monumento del Mondo in provincia di Bolzano con l’avvio dei lavori per nuovi impianti a Carezza

Dopo aver confinato il Monumento del Mondo sulle rocce, ecco il primo atto della valorizzazione del monumento, condannato a rimanere come sfondo scenografico su cui stagliare le meraviglie tecnologiche degli impianti da sci del futuro.
La società Latemar Carezza srl ha avviato i lavori di rilancio della stazione sciistica intorno a Passo Costalunga, tracciando un lungo squarcio nella secolare pecceta del Latemar e iniziando ad abbattere alberi lungo il tracciato di una nuova pista che scenderà dalla pendici della Roda di Vael. Dappertutto, lungo le strade tra Carezza e Passo Costalunga e tra Carezza e l’attuale impianto per il Rif. Fronza alle Coronelle, ci sono depositi di tombini in calcestruzzo e tubi per gli impianti di innevamento artificiale, marcati Techno Alpin (azienda leader nel settore). Il progetto prevede infatti la posa dell’incredibile numero di 170 cannoni, che dovrebbero produrre un particolare manto candido chiamato “Neve Armani”. Il tutto si capisce con uno spreco incredibile di risorse idriche ed un costo energetico ignoto ma, presumibilmente, altissimo. Ai quattro bacini già esistenti si andrebbe ad aggiungersi un lago artificiale di circa 2 ha per 100.000 metri cubi di acqua, ovviamente da pompare in quota per chilometri e molte centinaia di metri di dislivello.

Non ci sono parole di fronte a questo ennesimo scempio di un territorio leggendario, già abbondantemente sacrificato ed addomesticato. La passeggiata che ho fatto, nel tempo variabile ed uggioso di domenica, partendo dall’ancora bel Lago di Carezza (nonostante i troppi turisti) per risalire la foresta demaniale del Latemar fino al caotico mondo minerale del Labyrinth è servita a rilassarmi ma non a confortarmi. Non c’è limite al peggio e alla proliferazione delle brutture sulle nostre montagne. Come scriveva l’indimenticato Antonio Cederna abbiamo i vandali in casa. Nostro dovere è continuare a denunciarne l’opera scellerata e provare ad opporci. É duro ma è impossibile girarsi dall’altra parte. Altrimenti Mountain Wilderness non avrebbe più senso di esistere.

8 settembre 2008, Stefano Mayr

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