Marmolada: ultimi giorni della cestovia. Arriverà un nuovo impianto ma i presupposti non lasciano presagire nulla di buono.

Via, da domenica, la vecchia cestovia della Marmolada.
L’anno prossimo sarà costruita la nuova cabinovia che salterà Pian dei Fiacconi per salire fino al Rifugio Ghiacciaio della Marmolada.
E poi? L’arrivo a Punta Rocca, naturalmente, attraversando il ghiacciaio con
un’altra funivia, direttamente in concorrenza – anche se i trentini preferiscono parlare di complementarietà – con la funivia Malga Ciapela-Punta Rocca, della società di Mario Vascellari.
L’assalto alla Marmolada, dunque, è lanciato.

La vecchia cestovia

Per il momento il nuovo impianto si fermerà ai 2.655 metri del Rifugio Marmolada ma la grande paura è che sia prodromo alla conquista dei 3.300 metri di Punta Rocca.

Franco Tessadri

Riteniamo impraticabile la proposta di rifacimento dell’impianto e la richiesta di modifica del Piano Urbanistico provinciale del Trentino che andrebbe a vanificare un’area dichiarata invariabile urbanistica e sostenuta da motivazioni strategiche di rispetto del ghiacciaio.

La proposta di rifacimento della bidonvia degli anni ’70 l’abbiamo sempre sostenuta.
Dicendo che tale nuovo impianto dovesse avere le caratteristiche della sobrietà, il rispetto delle potenzialità di accesso che il versante nord della Marmolada permette (500 – 700 persone/ora) e che tale impianto non doveva essere prolungato verso monte»

Il prolungamento è inaccettabile perché va a incidere non solo nel paesaggio tutelato da Dolomiti Unesco, ma anche nella storia che si è costruita in Marmolada nel versante del turismo, dello sci e dell’alpinismo.
Inoltre tale proposta è propedeutica ad un assalto definitivo da parte trentina a Punta Rocca. Una indecenza, come abbiamo sempre sostenuto.

Luigi Casanova

Fin dall’agosto 1998 chiediamo che l’intera visione paesaggistica,
turistica, ambientale e culturale della Marmolada venga letta all’interno di un progetto complessivo che comprenda l’intero gruppo, dalle vallate trentine (Contrin – Val San Nicolò e Passo San Pellegrino) fino a quelle bellunesi, valli Pettorina, Franzedas e parete Sud.
Solo in presenza di una simile progettualità, intendiamo riproporre le energie propositive che in più occasioni abbiamo dimostrato di possedere, energie sempre vanificate a causa degli stravolgimenti imposti dagli enti pubblici o trentini o veneti. A nostro avviso sono inaccettabili proposte di interventi strutturali di grande impegno in assenza di una simile progettualità: si ricadrebbe nella logica dello spezzatino, il graduale consumo della montagna, del paesaggio, della storia affidando le varie opere a semplici operazioni speculative di carattere privatistico.