Olimpiadi 2026, l’entusiasmo monocorde e disinformato della stampa italiana
Il CIO ha da poco assegnato le Olimpiadi 2026 all’asse Milano-Cortina e i grandi quotidiani italiani sono totalmente allineati alle manifestazioni di giubilo di politica e imprenditoria. Stupisce che nessuno o quasi avanzi qualche dubbio, stupisce la memoria corta rispetto alle Olimpiadi di Torino 2006 di cui stiamo ancora pagando i debiti e di cui vediamo ancora le carcasse di impianti dismessi nelle “Valli Olimpiche”. Stupisce che nessuno ricordi come il Tirolo, la Baviera e la Svizzera abbiano rifiutato la candidatura con consultazioni referendarie.
E’ innegabile che l’editoria in crisi abbia fame di investimenti pubblicitari e che voglia partecipare al banchetto dei denari che pioveranno sui Giochi ma a tutto c’è un limite. Pubblichiamo di seguito le riflessioni di Carlo Alberto Pinelli con la speranza che, nelle redazioni, qualcuno abbia la volontà di seguire da vicino quello che accadrà da qui al 2026, senza fare sconti a nessuno, dando voce a quelle che si preannunciano essere le vittime sacrificali: le montagne.
Scriveva Gozzano: ” Schierati al sole o all’ombra della croce -tutti travolge il turbine dell’oro- o Musa -ohimè- che può giovare loro – il pianto della mia piccola voce?”. Basterebbe sostituire alla croce gli anelli olimpici per rendere queste rime in perfetta sintonia con lo scoramento “fuori dal coro” che mi ha assalito leggendo l’entusiasmo monocorde ( e disinformato) della stampa italiana e dei massimi dirigenti della Repubblica a proposito dell’assegnazione delle Olimpiadi invernali.
Sono uno dei fondatori dell’associazione Mountain Wilderness International – alpinisti di tutto il mondo in difesa della montagna e non ho difficoltà ad affermare che non mi schiero solo contro le Olimpiadi di Milano-Cortina. Sono contro qualsiasi Olimpiade, così come quei giochi sono stati ridotti dall’avidità consumistica e dalla spettacolarizzazione più becera, in totale disprezzo per il significato della montagna e dei suoi valori. Considero fortunati gli Svedesi che sono stati risparmiati. Ne gioirà Greta. Non sarebbe la prima volta che le Olimpiadi vengono utilizzate qui da noi come grimaldello per scardinare le ultime difese degli ambienti naturali previste dalla legge, per bypassare la VIA, per fare cartastraccia delle zone protette come i Parchi Nazionali, i SIC, gli ZPS, per dare dignità a progetti avveniristici sempre più devastanti, a cominciare dal prolungamento della viabilità autostradale, per tentare di rivitalizzare uno sport, per sua vocazione aggressivo, e ormai in netto declino anche per la crescente scarsità di precipitazioni nevose.
Solo in questo senso possiamo essere grati paradossalmente all’effetto serra. Cortina ha ottenuto il “privilegio” di ospitare i giochi invernali sventrando quanto ancora sopravviveva del suo mantello forestale, ampliando piste, livellando scomodi dossi, potenziando gli impianti a fune, aumentando il carico di energia elettrica necessaria per i cannoni spara-neve. Il grande Luna Park è pronto e attende gli atleti e il folto pubblico. Buon pro gli faccia! Ma dove è finito il rispetto per la natura? Cosa resterà quando quel breve tsunami di sgangherata euforia sarà alle nostre spalle? Per capirlo basterebbe visitare le cattedrali nel deserto che sorgono nelle valli del Piemonte, vittime dei precedenti giochi. Mi auguro che l’UNESCO, grazie alla quale le Dolomiti – Cortina inclusa – sono state nobilitate a Monumento del Mondo, esprima a chiare lettere la propria contrarietà. Ma so che non accadrà. Purtroppo.
Carlo Alberto Pinelli