Olimpiadi sostenibili? Mai state tali

Repubblica oggi racconta di una Cortina d’Ampezzo dove “dopo la serrata del Covid e gli anni del basso profilo da Seconda Repubblica, è tornato anche il compiaciuto potere nazionale, con il corteo che fedelmente lo accompagna… Tra Natale e Capodanno mezzo governo, leader politici, gotha dell’economia e star tivù sono ritornati nella città-simbolo delle Dolomiti. Alle feste in ville, hotel e après-ski l’atmosfera ricorda l’epoca d’oro degli anni Ottanta”.
Esulta il sindaco Lorenzi che, sempre secondo Repubblica, dichiara: “L’effetto Olimpiadi 2026 si sente già: nei prossimi giorni spero di incontrare anche Giorgia Meloni”.

In un’atmosfera surreale, durante un inverno con temperature che dovrebbero far tremare le vene e i polsi, la nostra classe politica pare totalmente impreparata ad affrontate la realtà che la crisi climatica ci sbatte in faccia con una violenza senza precedenti. Ovunque, sulle Alpi e sugli Appennini, manca la neve e la poca che c’è fonde a una velocità spaventosa sotto i colpi di un inverno ormai tropicalizzato. Nonostante ciò la folle corsa della spesa pubblica per le Olimpiadi del 2026 non accenna a fermarsi.

In questo contesto, Luigi Casanova scrive al Direttore dell’Adige e noi pubblichiamo per esteso la sua lettera.

La Rai intervista Luigi Casanova

Egregio direttore, il suo editoriale su quanto anima la discussione nel pinetano riguardo il rifacimento dello stadio di pattinaggio di velocità ci porta a chiederci cosa siano le Olimpiadi e specialmente come in Italia venga interpretato questo straordinario momento di sport internazionale.
Da oltre trent’anni CIPRA International sostiene che le Olimpiadi invernali sono un appuntamento insostenibile nell’arco alpino. Per quindici giorni di gare non si possono sconvolgere vallate intere imponendo ai territori strutture insostenibili nel tempo. Non è un caso che tutte le città candidate nell’arco alpino a seguito di referendum locali (solo in Italia non si possono tenere) abbiano rinunciato: Milano-Cortina è risultata vincitrice solo grazie alla fragilità della candidatura svedese.
In Italia si somma poi il solito malcostume politico e imprenditoriale: alle opere strettamente necessarie agli eventi sportivi si aggiungono assurdità mostruose. Circonvallazioni insostenibili e da tempo bocciate in percorsi democratici, collegamenti sciistici che qualora realizzati priverebbero le montagne di ogni valore, grandi alberghi di lusso imposti fino nei posti più selvaggi e remoti (Auronzo-Cortina). Non c’è
limite alla sopraffazione dei beni comuni, si lascia trionfare l’imprenditoria della predazione.
Non è un caso che quindici giorni fa la Cipra Italia abbia abbandonato il tavolo del confronto fra associazioni ambientaliste e la Fondazione Milano Cortina 2026. Un tavolo privo di contraddittorio, incontri solo frontali e privi di sbocchi costruttivi.


La struttura di Baselga di Pinè è esempio simile a quanto sta accadendo alla pista di bob di Cortina, con le gare lì previste facilmente ospitabili nella vicina Innsbruck facendo risparmiare allo Stato oltre 100 milioni di euro. Un anno fa il sindaco di Baselga e il nostro Presidente della Provincia erano entusiasti nello spendere in un project financing 180 milioni di euro. Ballavano sui nostri quotidiani, opera cestinata in misero modo in tempi stretti, ieri erano altrettanto entusiasti nello spendere oltre 60 milioni di euro in una struttura chiaramente insostenibile in una comunità di cinquemila abitanti.
Pur comprendendo chi scrive il valore storico e sportivo che un efficiente campo di pattinaggio deve avere nell’altopiano. Non è un caso che i precedenti amministratori di Baselga, fra i quali è bene ricordare la lungimiranza dell’allora assessora Elisa Villotti, si fossero recati in Germania per valutare la possibilità di utilizzare impianti locali senza sprecare denari pubblici.
La follia pinetana, mai sostenuta seriamente dal Coni e dal Cio, è bene ricordarlo, ci deve fare riflettere sull’insieme dell’evento olimpico, anche in Trentino. Ha senso spendere oltre 35 milioni per rifare i trampolini di Predazzo?
O imporre ancora a Predazzo, alla scuola alpina, un villaggio olimpico di oltre 10 milioni di euro? E i soldi
gettati nel centro del fondo di Tesero, 15,5 milioni di euro quando già oggi è efficiente e merita minimi aggiustamenti?

Lavori a Cortina sulle piste da sci


O la pista di curling a Cembra del costo di 8 milioni di euro? Per non parlare delle strade prospettate per collegare il Pinetano con Fiemme. Come si può parlare di sostenibilità quando tutti gli obiettivi del dossier di candidatura sono stati fatti fallire?
Olimpiadi a costo zero ci era stato detto: siamo ad un insieme di spese che superano i 4 miliardi di euro, molte delle opere previste non saranno terminate prima del 2030.
Olimpiadi sostenibili? È stata evitata la VAS, strumento di valutazione previsto dalle leggi europee e nazionali per arrivare a commissariare tutte le opere ed impedire la partecipazione di cittadini e associazioni.
Olimpiadi condivise? In ogni vallata alpina stanno operando combattivi e preparati comitati che cercano di limitare i danni e le fantasiose imposizioni di amministrazioni comunali o regionali:
in Valtellina, nella città di Milano, in Cadore come in Alto Adige e nel Trentino.
Le Olimpiadi sono un appuntamento di grande sport e incontro (se ripulite dalla politica e dagli interessi internazionali che impediscono a popoli interi di parteciparvi) e vanno sostenute.

Cambiando. Da subito, anche mentre si è in corsa. Manteniamo il calendario, 15 giorni di gare concentrati con gli eventi che si disputano solo laddove vi sia la presenza di impianti efficienti e sicuri, gestibili nel lungo periodo a favore delle popolazioni locali. Se vogliamo evitare le speculazioni che stiamo soffrendo nelle Alpi italiane non abbiamo via d’uscita. Speriamo che il Cio rifletta sul pessimo esempio che l’Italia sta cementando. Riguardo il Coni abbiamo perso ogni fiducia.

Luigi Casanova