Passo Rolle: un sogno svanito.

Si impone l’industria dello sci. Il Primiero consolida la sua marginalità. Di Luigi Casanova.

Il sogno della Sportiva è svanito. Devastato dalla miopia dei nostri politici (il governatore Ugo Rossi e l’assessore Michele Dallapiccola), dagli operatori turistici del Primiero, dal silenzio incredibile del Parco naturale di Paneveggio. Una miscela di opportunismo, clientelismo, debolezza culturale, timori verso l’innovazione, ha così deciso che il Primiero rimarrà ai margini dello sviluppo turistico delle Alpi.

In questi ultimi vent’anni il passo Rolle ha subito una decadenza incredibile: gli impianti sciistici, privi di collegamenti con zone più appetibili, hanno accumulato debiti sempre più insostenibili impedendo qualunque investimento. Dal punto di vista paesaggistico La pigrizia e l’incapacità degli operatori del passo ha reso gli alberghi sempre più fatiscenti. Sono rimasti attive e produttive solo tre realtà: i laghi di Colbricon (salvati dagli ambientalisti nei primi anni del secolo), Baita Segantini e la passeggiata del Cristo Pensante (l’orrenda statua fuori contesto). Tre attività estive.

Per provare e risolvere qualche problema del Primiero la Provincia di Trento è sempre intervenuta con proposte estremamente invasive: prima il collegamento di San Martino di Castrozza con passo Rolle attraverso i laghi di Colbricon, poi con la follia metroland, che partiva proprio da qui con una cremagliera da 40 milioni di euro, più altri 25 che servivano per collegare le diverse stazioni sciistiche, infine con la fusione imposta delle Casse Rurali del Primiero con Fassa.

La Cassa Rurale del Primiero aveva accumulato uno spaventoso deficit causa finanziamenti privi di sostenibilità verso dati agli impiantisti locali, come accaduto a Folgaria, come accaduto in valle di Sole. Debiti ormai insolvibili. L’unico modo per impedire il disastro era rappresentato dalla avvenuta fusione (settembre 2017). La provincia qualche tentativo per salvare la valle, seppure maldestro e sopra le righe, lo ha sempre fatto, ma liti storiche fra le varie società sciistiche minori, l’abbandono del territorio, l’aver impedito fino dagli anni ’90 ogni intervento di riqualificazione dell’area del Rolle (il piano parco era teso solo allo sviluppo), l’aver utilizzato il parco come veicolo di marketing e privandolo di ogni valore più autentico, ha portato San Martino alla totale marginalità, sia nel turismo estivo che in quello invernale. Il potenziamento degli impianti sul versante Cavallazza con il devastante inserimento dell’innevamento artificiale ha dato il colpo definitivo al paesaggio, alla fauna selvatica: la zona era il regno delle pernici e coturnici, oggi scomparse, il paradiso dei camosci.

Lorenzo Delladio, l’amministratore delegato della società La Sportiva, nella primavera è sceso in campo proponendo l’acquisto e poi lo smantellamento degli impianti Sirt. Li avrebbe tolti per investire nel passo con un’area “Outdoor Paradise”. Il lancio dell’intera zona in veste green si basava su obiettivi semplici, trekking, ciaspole, area salute, riflessione, natura, cultura e riqualificazione paesaggistica: un turismo sviluppato 12 mesi su 12. Il vero protagonista del lancio dell’area diventava così il patrimonio paesaggistico, siamo ai piedi del Cervino delle Dolomiti, il Cimon della Pala. L’imprenditore metteva sul piatto 700 mila euro per l’acquisto di impianti che lavoravano in media due mesi all’anno, ,lo scorso anno erano rimasti chiusi per non accumulare debito, impianti tecnicamente superati.

Lorenzo Delladio. La Sportiva.

 

Ma a Rossi e Dallapicola la prospettiva non è piaciuta, il PD ha mantenuto la sua proverbiale assenza dal confronto, e così Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, la confindustria degli impiantisti, albergatori, cioè tutti i soggetti protagonisti del fallimento economico del passo Rolle, hanno comprato gli impianti, ripianato i debiti: 900.mila euro in tutto. 300 mila di questi provengono dalla società, pubblica, ACSM, società idroelettrica del Primiero, che invece di devolvere aiuti in settori più qualificanti ormai da tempo sperpera gli utili nel sostegno dello sci. Non è un caso che il presidente della società sia un albergatore, vicesindaco del comune San Martino – Primiero, Paolo Secco. La frase che riassume la visione sociale su quanto è avvenuto è sintesi dei maestri di sci locali: -“Smantellare gli impianti è condizione non trattabile per la realizzazione di un parco outdoor”. Assieme alla presidente di Anef hanno ribadito in ogni sede che “- lo sci è radicato nelle nostre Dolomiti, e per ancora tempi lunghi sarà il focus del turismo invernale-“.

Ora si aprono i giochi verso la provincia, sollecitata a intervenire pesantemente. Gli operatori turistici chiedono l’apertura del protocollo “3 Step” e si rivolgono ad una Trentino Sviluppo sempre accondiscendente nel distribuire soldi pubblici: il collegamento di San Martino con il Passo Rolle, qualunque sia, deve essere realizzato senza più perdere tempo. Questi imprenditori (ha ancora senso definirli in tal modo?) sanno di essere entrati in un periodo delicato, un anno nel quale tutti i politici diventano deboli e sensibili alle necessità dei poteri forti. Le elezioni provinciali sono sempre più vicine: Rossi e Dallapiccola vogliono consolidare la loro poltrona. A loro dire i cambiamenti climatici sono una barzelletta, la siccità ormai cronica, due anni, e un inverno senza neve, si supera con la devastante costruzione di bacini di innevamento, pagati sempre con soldi pubblici. Questo nonostante in Austria si continuino a smantellare aree sciabili a bassa quota. Nel tanto pubblicizzato “verde Trentino” viene impedito di sognare, di avviare innovazione anche nel settore turistico, di investire nel futuro, con intelligenza, offrendo opportunità uniche all’imprenditoria privata. Ci si deve quindi chiedere se in Trentino il parco naturale serve ancora a qualcosa. E la Fondazione Dolomiti UNESCO perché insiste in questi imbarazzanti, incomprensibili silenzi?