Piccolo Cervino pulito. Basta alle infrastutturazioni delle montagne.
Chi mai si sognerebbe di imporre alla cupola del Brunelleschi una qualche antenna radio, o di trasformarla in un ristorante rotante che spazi sulla città di Firenze?
Una persona dotata di un minimo di sensibilità civile e culturale nemmeno riuscirebbe a pensare un simile sacrilegio.
La società dello spettacolo, il turismo del sensazionale, la volontà di conquista sempre più diffusa, la necessità di strabiliare invece non offre simile sensibilità nei confronti dei monumenti naturali, men che meno verso le montagne simbolo delle nostre Alpi.
Dalla Svizzera, in particolare da Zermatt è arrivata una notizia allarmante, incredibile: si vuole costruire sul Klein Matterhorn – Piccolo Cervino, sopra una grande piattaforma, una enorme torre, alta 117 metri, visibile da tutte le Alpi, dotata di ristorante, albergo, centro commerciale e servizi di ogni tipo, raggiungibile con una nuova potenziata ardita funivia. Una torre che permetterebbe di spaziare sui ghiacciai sottostanti e che costruirebbe una nuova nicchia del turismo speculativo. Si dice che il progetto debba creare magia, portare anche alla Svizzera la sua Torre Eiffel, un simbolo internazionale che aggiungerebbe alle Alpi un nuovo 4.000 metri.
Mountain Wilderness ritiene che qualora realizzata una simile struttura distruggerebbe in modo irrecuperabile la magia del gruppo del Cervino, aggiungerebbe alle Alpi una nuova offesa e umiliazione paragonabile per gravità a quella esistente sul Monte Bianco con la grande funivia dei ghiacciai dell’Aiguille du Midi. Le Alpi verrebbero calpestate da una struttura che violerebbe ogni etica, ogni valore che l’uomo in secoli di frequentazione della montagna ha faticosamente costruito. Da subito l’Associazione affronterà questo insano progetto portandolo a conoscenza e quindi all’attenzione di tutto l’associazionismo alpinistico ed escursionistico affinché si articoli un movimento di opposizione internazionale che impedisca la realizzazione di questo nuovo mostro d’alta quota, perché si rafforzi nella società civile una cultura che sappia riconoscere e ritrovare nelle nostre montagne quei valori che la società dei consumi sta rapidamente cancellando, perché le Alpi rimangano uno spazio all’interno del quale l’uomo possa ritrovare momenti di intimità e rivivere esperienze che la vita quotidiana con sempre maggiore frequenza sta cancellando