Riepilogo sul processo per i danni al ghiacciaio della Marmolada.

In altre pagine di questo sito abbiamo riportato le varie fasi del processo che vede imputata la società “Marmolada-Tofane Funivie” e Mountain Wilderness Italia come parte lesa per i danni al ghiacciaio della Marmolada; in questa pagina facciamo un riepilogo della situazione in vista della prossima udienza che si terrà il 4 febbraio 2008

Lunedì 5 novembre, a Cavalese, si è svolta la prima udienza del processo sui danni al ghiacciaio della Marmolada.

Nell’agosto del 2005 MW aveva denunciato, fornendo fotografie dettagliate, lo sfregio del ghiacciaio, causato dalle modalità (non autorizzate) di lavorazione da parte della società “Marmolada-Tofane Funivie” che stava rifacendo il terzo troncone della funivia (lavori autorizzati dalla Provincia di Belluno in data 18 gennaio 2005). Come descritto dalle foto è stata realizzata sul ghiacciaio, in assenza di autorizzazioni, una strada di servizio ai lavori larga anche otto metri, con scavo del fronte fino a tre metri di altezza, che partiva da Serauta (quota 2850 m) ed arrivava fino a Punta Rocca (3325 m). A seguito della denuncia e delle polemiche subito scattate, la Provincia di Trento aveva bloccato i lavori nel successivo mese di agosto: ora tocca alla magistratura valutare eventuali comportamenti illegali o profili penali. A fronte dello “scandalo” provocato dalle immagini documentali, è emersa una difesa da parte degli impiantisti riduttiva della realtà ed offensiva per il ruolo sociale delle associazioni di volontariato: “Sono 35 anni che lavoriamo così, nessuno ha mai detto niente, gli ambientalisti hanno solo voluto farsi propaganda, la Provincia di Trento sbaglia nel bloccarci”. Anche per il Sindaco di Rocca Pietore non vi è alcun problema, i lavori avrebbero potuto e dovuto proseguire, le associazioni ecologiste avrebbero agito a danno della comunità.

Il primo dato importante riguarda l’accettazione di Mountain Wilderness come parte lesa e quindi parte civile nel processo in rappresentanza della collettività, non era un dato scontato (è disponibile sul nostro sito uno studio dell’avvocato Nicola Canestrini, legale di Mountain Wilderness Italia in questo prcesso, relativo alla costituzione di parte civile in casi come il nostro); l’esito del dibattimento presenta invece aspetti sia positivi che negativi. La società, rappresentata dal Presidente Mario Vascellari, è stata condannata a pagare un’ammenda di 2100 euro (più le spese processuali) per il danno di deturpamento ambientale; è stata invece prosciolta dal ben più grave reato di danneggiamento, causa la debolezza delle perizie tecniche sostenute dai glaciologi Luca Mercalli e Franco Secchieri (è disponibile sul nostro sito la perizia tecnica del glaciologo incaricato da MW, Riccardo Scotti). A questo proposito va rilevato come al momento delle perizie, 27 agosto 2006, risultasse difficile ricostruire la situazione dell’anno precedente in quanto la società, su ordinanza della Provincia Autonoma di Trento, era stata indotta a ripristinare la situazione originaria del ghiacciaio, quindi a cancellare ogni traccia dell’intervento: inoltre, l’estate 2006 in Marmolada aveva accumulato diverse precipitazioni nevose. Da considerare gravissima l’assenza dal dibattimento della Provincia Autonoma di Trento e del Comune di Canazei, enti istituzionali che costituendosi a loro volta parte civile avrebbero dovuto avere compito prioritario nel sostenere l’interesse generale dei cittadini davanti ad una evidente sopraffazione di interessi privati che in nome del profitto non hanno rispettato nè le leggi dello Stato, nè avuto una minima sensibilità nella tutela di un bene collettivo qual è un ghiacciaio alpino.

Lunedì 3 dicembre, seconda udienza del processo: si discute del reato penale che riguarda l’assenza di autorizzazioni nella costruzione della pesante strada sul ghiacciaio, un reato, qualora accertato, che comporta una condanna da uno a quattro anni di reclusione. Un dibattito intenso, molto tecnico, con gli accusati in difficoltà: nella loro difesa riguardo le mancate autorizzazioni hanno affermato di avere sempre fatto così, ritenendo che l’autorizzazione ottenuta a rifare il terzo tronco comprendesse quella per la costruzione della strada. Sono emerse anche altre lacune, sulla messa in sicurezza durante i lavori, la compatibilità dell’attività con la gestione del ghiacciaio, le motivazioni che li hanno portati ad invadere spazi del ghiacciaio non destinati all’uso dello sci e la presenza del danno paesistico.

Il giudice ha aggiornato i lavori alla terza ed ultima udienza che si terrà, sempre a Cavalese, il 4 febbraio 2008, nel corso della quale avremo le arringhe del Pubblico Ministero, degli avvocati degli imputati e dell’avvocato Nicola Canestrini per Mountain Wilderness. Seguirà la sentenza.

Luigi Casanova – 348-3592477 – casanova@mountainwilderness.it