Turismo dolce: una tendenza europea

Turismo dolce e sport outdoor: i trend

Basta dare un’occhiata in una qualsiasi libreria per notare, per lo più nella sezione viaggi, la presenza di numerose pubblicazioni dedicate ai principali cammini, come il famosissimo cammino di Santiago de Compostela oppure la via Francigena, accanto a numerosi altri volumi sui sentieri delle nostre Alpi e Appennini, il camminare a piedi o con le ciaspole in inverno. È il segno di come il camminare e, soprattutto, farlo in un ambiente naturale sia diventato qualcosa di più che un semplice passatempo di pochi appassionati per avvicinarsi ad uno stile di vacanza e talvolta di vita di sempre più ampie fasce della popolazione che si cimentano nelle diverse attività outdoor.
Per sport outdoor consideriamo tutte quelle attività o discipline sportive che hanno come terreno comune di azione la natura: dall’acqua alla roccia, dalla terra all’aria. Quindi dalla passeggiata di poche ore ai trekking di più giorni, dal cicloturismo alla mountain bike, l’equitazione, il volo a vela, l’arrampicata e l’alpinismo in estate e lo scialpinismo e le passeggiate con le racchette da neve in inverno; sono solo alcuni esempi delle numerose attività che hanno visto aumentare costantemente il numero dei praticanti.

Gletscherhorn. Foto: Sergio Ruzzenenti

 

Già dalla fine degli anni Novanta e in particolare con gli anni Duemila c’è stata una profonda mutazione. Lo sport outdoor è passato da una pratica da parte di gruppi limitati al coinvolgimento di grandi strati di popolazione. Nell’universo outdoor oggi sono rappresentate tutte le fasce d’età e ceti economico-sociali differenti tra loro. Si va dai giovanissimi alle famiglie, fino alla terza età. Sono coinvolti praticanti di ogni livello sociale. Diviene così una risorsa economica non marginale per territori che hanno un patrimonio ambientale da valorizzare e proporre. Ed è interessante notare che anche in questi anni di crisi i territori che a suo tempo hanno investito in questo tipo di offerta vedono un movimento con continui trend in crescita: un turismo di prossimità capace di soddisfare il bisogno di movimento e natura diventa un’appetibile e praticabile alternativa turistica sulla porta di casa. Il “vivere diverso”, il “muoversi” è diventato nel mondo una necessità per tanta parte della popolazione senza dover per forza fare viaggi esotici o lontani.

Cresta dello Horni – Cervino. Foto: Luigi Ranzani

Le forme di turismo alternative sono in una fase di vero e proprio boom. Secondo diversi studi di settore crescono a un tasso quasi tre volte superiore quello del turismo tradizionale. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, nei prossimi dieci anni l’incremento delle entrate turistiche in Europa proverrà per lo più da forme alternative di viaggio che non coinvolgono il classico turismo “sole e sabbia” o dei “city break”. Questo “nuovo” tipo di turismo dovrebbe corrispondere al 20% circa dei viaggi nei prossimi 20 anni ed è destinato a crescere più in fretta di qualsiasi altro segmento di mercato.
Innanzitutto cerchiamo di fornire qualche dato in grado di dare un ordine di grandezza al fenomeno outdoor. Sono dati su cui non esistono numeri certificati perché si ha a che fare con attività che si svolgono per lo più fuori da impianti, terreni o strutture a pagamento, quindi difficili da quantificare. Possono però essere fatte delle stime. Per esempio si può stimare il valore del mercato dell’attrezzatura e dell’abbigliamento per lo sport outdoor. Il rapporto Assosport (2016) stima in 226 miliardi di euro il valore di questo mercato a livello mondiale, in 66 mld quello europeo e di 7,6 mld quello italiano.

Sassisti

 

Nel 2012 altre stime attribuivano 14 miliardi di euro al solo mercato europeo: pur trattandosi di indagini diverse si può notare un considerevole aumento. Il mercato più importante è la Germania, seguono il Regno Unito, la Francia, mentre Italia, Austria e Svizzera si collocano agli ultimi posti. In totale si calcola che i paesi dell’arco alpino influiscano su questo valore per il 55% del totale. I paesi del nord dell’Europa occupano un 15/16% e sono in crescita i paesi dell’Est Europa (Polonia e Repubblica Ceca). Mettendo in relazione questi dati con le stime sui praticanti dei singoli paesi si stimano in circa 80/100 milioni i praticanti di sport outdoor in Europa così ripartiti: 25 milioni in Germania; 15 milioni in Francia; 6 milioni in Italia; 6 milioni in Svizzera; 6 milioni in Austria, per un totale di 55 milioni di praticanti nei paesi dell’arco alpino
Carlo Alberto Dondona

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