Un’emorragia di soldi pubblici per finanziare lo sci. Dalla Provincia di Trento altri 7,8 milioni di Euro per una nuova cabinovia a Moena.

La richiesta arriva da una rosa di imprese, tra cui la Leitner e una di cui il sindaco è vicepresidente.

Fotografia dell’area interessata prima della tempesta Vaia e degli attacchi di bostrico. Foto: Italia Nostra

Dal comunicato di Italia Nostra Trentina del 18 agosto:

Un altro collegamento

La Giunta provinciale, dopo il parere positivo del NAVIP, ha recentemente dichiarato (28.07.2023) l’interesse pubblico del collegamento funiviario tra Moena e Valbona. La richiesta proviene da un’associazione d’imprese formata da Leitner Spa, Sif Società Impianti Funiviari Lusia Spa e Funivie Moena Spa. Il progetto risale a una decina d’anni fa (2013) e, data la decisione della giunta provinciale di sostenere quasi metà del costo, dovrebbe entrare ora in fase esecutiva.
Sono previste navicelle da dieci posti lungo un tragitto di 2915 metri, con un dislivello di 647 metri e una portata oraria di 1800 persone: si stimano 180 mila passaggi/anno in 222 giorni d’esercizio. L’impianto partirebbe dal parcheggio pubblico in località Navalge a Moena per raggiungere l’arrivo della telecabina Ronchi – Valbona – Le Cune (in funzione dagli anni ’70 e ricostruita a fine anni ’90) inserendosi in un’area sciabile di 26 piste per complessivi 31 km.
Il finanziamento pubblico, inizialmente stimato in quasi 5 milioni di euro (2015 -18), è lievitato dapprima a 6,1 milioni e oggi a 7,8 milioni, il 49 percento del costo dell’opera (16 milioni). La gestione della cabinovia sarà affidata per trent’anni ai soggetti promotori, in un partenariato pubblico privato dove il vantaggio per la collettività appare quantomeno dubbio.
Gli operatori turistici locali sostengono l’opera ritenendo che Moena sia svantaggiata nei confronti delle località che offrono il collegamento dal paese alle aree sciabili, ma dalla cittadinanza emerge una diffusa perplessità, sostenuta dal ricordo di altre scelte sbagliate finanziate con ingenti risorse pubbliche, come la pista di rientro dal Lusia, rimasta inutilizzata (400 mila euro a carico del Comune). Gran parte di queste perplessità sono condivise dalla sezione trentina d’Italia Nostra.

Ambiente

Dal punto di vista ambientale il tracciato inciderà un’area forestale comunale d’importanza strategica, un bosco d’abete rosso quasi totalmente distrutto o estremamente frazionato dalla tempesta Vaia e ora aggredito dal bostrico con straordinaria virulenza (condizioni che dovrebbero portare i servizi provinciali a riflessioni più accuratamente ponderate). La zona è già attraversata da quattro strade, una comunale verso Passo Lusia, molto trafficata, le altre forestali, con direttrici diverse. In un contesto così fragile, l’inserimento di un’ulteriore struttura che attraversa in diagonale più vallecole (Rif de Vanc e Valbona) è chiaramente problematico, in primo luogo per motivi di sicurezza: tutto il tracciato attraversa una zona di grave instabilità geologica, frequentemente interessata da frane. Il rischio valanghivo è chiaramente indicato nella carta di rischio della Provincia: in passato, le valanghe hanno più volte interessato la strada provinciale per Passo San Pellegrino; si pensi a cosa potrebbe accadere ora che la foresta è in gran parte scomparsa o frammentata.

Paesaggio

L’impatto sul paesaggio sarà notevole: l’impianto risulterà visibile da tutti i versanti sopra l’abitato di Moena (Doss Budon, prati di Sorte, area di Masort e di Peniola) oltre che dal versante opposto di Someda e Ronchi. Il paesaggio naturale non sarà il solo a essere penalizzato: verrà compromessa definitivamente ogni ipotesi di riqualificazione dello spazio urbano attorno al teatro – centro congressi Navalge, già oggi presenza periferica in un ambito incongruo. Il nuovo impianto che si frapporrebbe tra il centro di Moena e l’istituzione socio-culturale (che dovrebbe essere uno dei suoi vanti) ridurrà definitivamente quest’ultima a presenza episodica, marginale, decontestualizzata. Una parte importante del fondovalle sarà trasformata nel caotico ammasso di edifici eterogenei ed estranei ai caratteri del luogo, attorniati da superfici asfaltate ingombre di veicoli e “abbellite” da piloni e funi d’acciaio. Difficile fare di peggio.

(In)Sostenibilità economica

Le perplessità sull’utilità e sulla sostenibilità economica sono altrettanto fondate: il recupero del capitale investito, previsto in 15 anni sulla base di 180.000 passaggi annui, appare del tutto irrealistico. Al contrario, è facile prevedere fin d’ora l’accumularsi di un indebitamento che risulterà presto insostenibile, portando al fallimento la gestione dell’impianto.
Inoltre, la struttura servirebbe un’area sciabile minore (Valbona) già servita dalla cabinovia Ronchi – Valbona. Nell’ipotesi “ottimistica” che la cabinovia da Navalge incontri un ampio favore dell’utenza, data la saturazione del sistema di piste e impianti di Lusia – Bellamonte, il nuovo impianto manderebbe in perdita la cabinovia esistente.

Mobilità e parcheggi

Com’è noto, Moena soffre di una cronica carenza di posti auto, che il parcheggio di Navalge ha colmato solo parzialmente. In questa situazione problematica, l’impianto eliminerebbe più di 70 posti e creerebbe un ulteriore fabbisogno prodotto dalla sua utenza. Chi immagina che gli sciatori che soggiornano a Moena raggiungeranno a piedi la partenza, trascura il fatto che solo 14 delle quasi 60 strutture alberghiere (un quarto) sono ubicate entro 500 metri, ed è impensabile che un turista percorra con sci e scarponi una distanza maggiore. Le navette, quindi, saranno sempre necessarie.
Non solo: gran parte dell’utenza non risiede a Moena, e raggiunge i parcheggi ai Ronchi (spesso colmi oltre la loro capienza) dall’alta valle (San Jan o Soraga) o da Predazzo, senza passare per Moena. E probabilmente continuerà a farlo, vista la viabilità più veloce e sicura.
In ogni caso, delle due l’una: o il nuovo impianto non risulterà appetibile (ben al di sotto dei 180 mila passaggi anno stimati), e quindi le risorse pubbliche saranno dissipate in un’impresa fallimentare; o risulterà appetibile, e quindi Moena si ritroverà nuovamente invasa dal traffico oggi deviato sul by-pass della Strada delle Dolomiti, e l’intera zona di Navalge dovrà essere trasformata in un parcheggio per centinaia di automobili. Si otterrebbero quindi due risultati: incrementare il traffico acuendo una situazione di cronica sofferenza e rendere ancora più critico il deficit complessivo dei posti auto di Moena.

Conflitto d’interesse

Infine, un ultimo rilievo: il sindaco di Moena (Alberto Kostner) siede nel consiglio d’amministrazione della società Lusia Spa di cui è vicepresidente. Visto che il Comune dovrebbe concedere l’utilizzo dell’area di Navalge e di altre proprietà comunali, per una evidente necessità di trasparenza e correttezza amministrativa sarebbe auspicabile che il suo conflitto d’interesse fosse preventivamente risolto.