La pista da bob si divora i Giochi

I costi lievitano, il tempo a disposizione per realizzarla si accorcia. Si rischia concretamente di spendere milioni di euro e non avere l’impianto a disposizione nei tempi utili. Prima che sia troppo tardi, la politica abbia il coraggio di ammetterei propri errori e cambi direzione.

Nella migliore delle ipotesi sarà una costosissima cattedrale nel deserto (si veda la lievitazione dei costi dal 2018 ad oggi nel box allegato). Con il bando di gara andato a vuoto – nessuna azienda ha presentato offerte per la costruzione della pista – ed i tempi ulteriormente ristretti si rischia di non arrivare in tempo. Sarebbe una figuraccia epocale che Cortina e l’Italia non meritano” dichiara Vanda Bonardo Presidente di CIPRA Italia.

Il dossier di candidatura che avrebbe portato all’assegnazione dei Giochi a Milano e Cortina parlava apertamente di località dotate di “una vasta gamma di strutture esistenti per ospitare i Giochi”; lo Sliding Centre Eugenio Monti, a Cortina, destinato ad ospitare le gare di bob, skeleton e slittino veniva definito “esistente con lavori permanenti necessari di ristrutturazione” che “trasformeranno l’attuale struttura in una pista all’avanguardia e performante…” Anche in tempi recenti gli organizzatori hanno continuato a parlare impropriamente di “riqualificazione” anziché di ricostruzione integrale: in realtà della vecchia pista resta solo il nome. La politica – così come il CIO ed il CONI – non ha vigilato e il bluff della pista esistente, da sistemare con pochi interventi, nel tempo è venuto a galla.

Si andrà ora a trattativa privata, quasi come quando si affida un incarico da poche migliaia di euro. Procedure negoziata veloce senza pubblicazione di bando di gara e senza alcuna valutazione di impatto (non ci sarebbe il tempo). Ma senza appalto si dovrà procedere alle condizioni poste dalla ditta prescelta. Facile immaginare che in cambio dell’impegno a stare nei tempi – la pista dovrebbe essere disponibile per i test event dell’inverno 2024-25- saranno richiesti più soldi.

Oltre a quelli di costruzione, come far fronte ai costi gestionali del dopo le olimpiadi? Ricordiamo che queste discipline sono praticate da un numero risicato di atleti ed il mantenimento di una pista é molto oneroso. Con non poca fantasia, per rendere economicamente sostenibile la pista, gli organizzatori hanno pensato di triplicare i prezzi per i turisti che vorranno provare l’ebbrezza di una discesa su un bob a quattro posti. L’esperienza di Torino 2006, con la pista di Cesana che dopo alcuni anni è stata costretta a chiudere per gli insostenibili costi di gestione non ha insegnato nulla.

La pista di Cesana

CIPRA Italia e le organizzazioni ambientaliste hanno indicato già da tempo come la miglior soluzione sia il ricorso ad una pista esistente – o che necessiti di lavori di ammodernamento dai costi ridotti come quella nella non lontana Innsbruck. Anche il CIO ha dichiarato di essere favorevole ad una soluzione all’estero.

Un ripensamento, se pur tardivo, secondo CIPRA Italia consentirebbe di dare una miglior destinazione per quelle risorse (ad es. a favore della montagna bellunese più svantaggiata o per il trasporto pubblico locale), eviterebbe un buco nelle finanze della Regione Veneto, eviterebbe un ulteriore danno ambientale dovuto al consumo di suolo per un’area di progetto pari a novantamila metri quadri, all’eliminazione di circa cinque ettari di bosco, al consumo di acqua potabile da acquedotto per circa ventiduemila metri cubi, ad un consumo di una notevole quantità di energia elettrica per l’impianto di refrigerazione stimati in oltre un milione di Kwh con ulteriore rilevante impatto economico. Infine scongiurerebbe una probabile cattedrale nel deserto lasciata in eredità al territorio bellunese e alpino.

Comunicato di Cipra Italia