La strada nel Vallone di Sea non si farà
La pista agro pastorale nel Vallone di Sea non si farà. Di Enrico Matteo
Così titola “Il Risveglio” del 25 gennaio. Una vicenda nata nel settembre 2016 quando durante un “incontro con la popolazione” il comune di Groscavallo comunicò l’intenzione di accedere a fondi europei per realizzare una pista nell’incontaminato Vallone di Sea, ultima propaggine della Val Grande di Lanzo. Ma non si poteva rimanere indifferenti e inoperosi di fronte a una proposta che avrebbe per sempre devastato un luogo unico e selvaggio, importante sia dal punto di vista ambientale che alpinistico. Le spade di luce, filtranti attraverso le nere bastionate di granito, non avrebbero più accarezzato i tappeti di rododendri in fiore ma gli orribili sbancamenti di un’opera dalle dubbie ricadute economiche per l’economia montana.
Fu così che venne istituito un Comitato per la tutela della Val Grande formato da personalità di MW, del CAAI, del CAI e delle Scuole di Alpinismo nonché, questo fatto importantissimo, dall’ultima sparuta rappresentanza degli autoctoni di Forno Alpi Graie, l’ultima frazione della Valle da cui si dirama il Vallone di Sea. Tutti fermamente intenzionati a bloccare il progetto. In breve vennero raccolte 1500 firme attraverso una petizione che vide firmatari appassionati di tutta Italia e persino tedeschi, innamorati di questi incontaminati ambienti. Ma il contrasto non fu solo puramente ideologico, cosa che avrebbe prestato il fianco alle critiche di ambientalismo puro, contrario allo sviluppo dell’economia montana e contro le genti che là vivono e lavorano. Vennero realizzate diverse serate, la prima delle quali nella prestigiosa Sala degli Stemmi al Monte dei Cappuccini a Torino, stracolma di gente, oltre qualsiasi aspettativa. Durante queste si analizzarono tutti i pro e i contro economici e geologici dimostrando la non convenienza di una simile opera, senza però dimenticare l’altra paventata pista nel vicino Vallone di Trione, per una non ben definita “filiera del legno”. Vennero anche mostrati gli scempi che gli sbancamenti provocano distruggendo sentieri e antiche mulattiere, che sarebbero invece un patrimonio da preservare e restaurare per l’incentivazione di un turismo più ecosostenibile.
A settembre venne poi organizzato un raduno di arrampicata ed escursionismo, reso possibile grazie all’appoggio del CAI Torino, fin da subito sostenitore del Comitato. Un raduno che ha visto un’ottima affluenza di gente e che ha incontrato i favori degli esercizi commerciali della valle, a dimostrazione del fatto che non solo attraverso invasive opere, tra l’altro a vantaggio di pochissimi, si può rilanciare l’economia montana. Ora apprendiamo che il comune di Groscavallo ha rinunciato a richiedere finanziamenti per la viabilità puntando invece a quelli per la ristrutturazione degli alpeggi. Cosa questa che non può non avere il nostro plauso.
Enrico Matteo