L’invasione dei quad, uno sfregio inaccettabile

E’ paradossale come sia stata limitata la libertà di chi, con le proprie gambe e con la propria voce, manifestava il proprio dissenso, mentre veniva permesso ai piloti di spadroneggiare su chilometri di sentieri fino alle quote più alte di Giancarlo Gazzola

Gli ambientalisti e gli alpinisti di Mountain Wilderness sabato 10 giugno 2017 si sono dati appuntamento, lungo il confine tra la Regione Veneto e la Provincia Autonoma di Trento, per manifestare contro il raduno dei quad. Oltre a Mountain Wilderness, promotrice della manifestazione, erano rappresentate le associazioni MW, SAT centrale, SAT di Moena, SAT Rovereto, la Lia da Mont e la Lia Natura Y Usansez. Lucia Ruffato di Acqua Bene Comune. Il raduno ha rappresentato un precedente inaccettabile: oltre 55 mezzi (definiti sulla stampa “ragni”) hanno attraversato strade forestali, ambiti di pascolo, radure umide di alta quota, per un totale di 72 Km di sterrato e violentando ambiti naturalistici di alto pregio. L’area interessata, la valle del Biois, è una stretta e selvaggia cerniera che divide due ambiti tutelati da Dolomiti UNESCO, patrimonio naturale dell’umanità, il gruppo della Marmolada e quello delle Pale di San Martino. Una parte del tragitto ha violato l’area ZPS di alta quota di Col Margherita (Comune di Falcade), oltre ad aree umide e protette da specifiche leggi della Regione Veneto. Sono state attraversate arene di canto dei tetraonidi, in giugno zone di riproduzione del gallo cedrone, del gallo forcello, della pernice bianca, specie protette dalle direttive dell’Unione Europea e da leggi italiane. Nonostante questo, i comuni interessati (ad eccezione, lodevole, di Soraga) hanno concesso ai piloti le autorizzazioni al transito, impuniti, di zone di particolare pregio e valenza ambientale e paesaggistica. Un ambito delle Dolomiti ancora selvaggio e alquanto integro è stato così offerto come palcoscenico ai motori ed è stato violato da una manifestazione particolarmente aggressiva. Si sono portati, questi mezzi rumorosi, su piste forestali e mulattiere sterrate con il solo scopo di offrire a persone, prive di rispetto ed etica, uno sfogo.


Questo tipo di manifestazione viola il valore naturalistico che le Dolomiti offrono nel panorama culturale mondiale: sostenere simili iniziative significa far perdere significato alle Dolomiti intere per quanto riguarda il patrocinio internazionale dell’UNESCO e svilirne la funzione. Siamo consapevoli che il lunghissimo percorso non si inserisce in zone del patrimonio. Tuttavia, ogni persona dotata di sensibilità ed etica verso la natura nelle Dolomiti non vi legge solo i nove isolotti che UNESCO e la politica italiana hanno inserito nella sua fragile tutela, ma un territorio ben più vasto, articolato, che parte dai fondovalle e va a coprire tutte le Dolomiti, anche quei gruppi che il mondo politico del Triveneto e una normativa particolarmente selettiva ha ritenuto di non dover considerare meritevole di rispetto. Questo perché si è investito in Dolomiti patrimonio mondiale naturale invece che culturale.
All’inizio della val Fredda, circondati da un cospicuo nucleo di forze dell’ordine, gli ambientalisti hanno ribadito le motivazioni culturali e etiche che reggono l’iniziativa e la necessità di non lasciare passare un precedente tanto grave. Per disposizioni della questura, è stato vietato ai manifestanti di muoversi al di fuori di un ambito circoscritto, impedendo di fatto di documentare con immagini e video il penoso incedere di decine di quad rombanti (le foto che vedete ci sono state spedite da amici e curiosi). E’ paradossale come nelle Dolomiti, patrimonio UNESCO, venga limitata la libertà di chi, con le proprie gambe e con la propria voce, manifesta il proprio dissenso, mentre venga permesso a un raduno di quad di spadroneggiare su Km di sentieri fino alle quote più alte delle montagne.
All’arrivo degli attivisti di Mountain Wilderness gli organizzatori del raduno di Quad hanno modificato il percorso per evitare l’incontro con gli ambientalisti. Alle 10:30 infatti erano saliti direttamente a Col Margherita, lungo il versante trentino, invadendo le arene di canto del gallo forcello e della pernice bianca. Va detto che la modifica del percorso ha permesso di salvare da notevole degradazione dell’ambiente naturale l’intero fragile versante della Val Fredda.
Un successo che dimostra da un lato l’inadeguatezza delle Amministrazioni locali, e dall’altro, la serietà e l’energia dei rappresentati della società civile. Ci siamo incontrati in tanti, tutti motivati da passione e amore autentico verso le Dolomiti, per protestare pacificamente ed in modo non violento contro questa ulteriore aggressione, che porta la montagna ad essere banale palcoscenico di un turismo basato sul “mordi e fuggi”, sullo scarico di pulsioni aggressive di chi la montagna è incapace di viverla nelle suoi valori autentici e sinceri.
Dopo il raduno dei quad c’è stato un sopralluogo da parte di alcuni soci di MW, e con foto, hanno mostrato evidenti i segni delle ruote sui prati. Crediamo che le immagini, non necessitino di ulteriori commenti.

Fin dal 20 febbraio Mountain Wilderness aveva scritto alle amministrazioni pubbliche la contrarietà, motivata, verso l’iniziativa. Visto il disinteresse, nella speranza di veder revocate le autorizzazioni, l’associazione aveva presentato un esposto preventivo alle procure della Repubblica di Trento e Belluno. Anche questa mossa non ha provocato reazioni o tentativi di confronto. Dopo la manifestazione l’associazione si è vista costretta a riscrivere alle Procure un nuovo esposto dove si evidenzia la possibilità che organizzatori e enti pubblici siano incorsi in più reati penali: per gli organizzatori il mancato rispetto di diverse prescrizioni, per gli amministratori pubblici o dirigenti di servizi della Regione Veneto e Provincia Autonoma di Trento vi è l’ipotesi che siano incorsi nei reati di abuso di potere e omissione di atti d’ufficio. In ogni caso siamo in presenzadi retai ambientali come il danneggiamento degli ambienti naturali.
Su un passaggio MW è serena: in tutti e quattro i mesi di azione, sulla stampa e verso le istituzioni è stata usata la massima trasparenza: nella opposizione concreta si è fatto esplicito riferimento alle azioni basate sulla nonviolenza. E’ stato deprimente vedere lo schieramento di forze dell’ordine mobilitate per il nostro controllo mentre, poco distante, oltre cinquanta mezzi a motore scorrazzavano sulle montagne dolomitiche e invadevano spazi di assoluto pregio naturalistico.
Giancarlo Gazzola