Montagne senz’auto. Una campagna di Mountain Wilderness

E’ più che mai necessario precludere il transito nelle zone considerate delicate a tutte le auto per alimentare il turismo del cammino, dell’uso corretto della bicicletta, per incentivare il trasporto pubblico.  Di Franco Tessadri.

Franco Tessadri

 

Potrebbe forse sembrare strano per un osservatore esterno alla nostra associazione, già impegnata tenacemente in difesa degli ambienti naturali dell’alta quota, che si riesca a trovare spazio di interesse nei temi della mobilità o dell’urbanistica. Mountain Wilderness ha deciso di lasciarsi coinvolgere anche nel comprendere come progredire con la connessione fra la frequentazione degli ambienti montani e le vallate, come sia possibile rendere gli accessi alle alte quote meno impattanti possibile. Si è quindi reso necessario occuparsi anche di mobilità. Dal secondo dopoguerra in poi, con il miglioramento delle condizioni di vita, si è avuto un forte incremento dell’attività e mobilità turistica e questo ha di fatto creato anche un’imponente frequentazione di masse di turisti verso l’ambiente montano, sia in estate che in inverno.

Le Alpi negli anni cinquanta erano quasi sprovviste di infrastrutture viarie sufficienti a sostenere questi inediti e pesanti esodi stagionali, ma lo sviluppo della motorizzazione privata dagli anni sessanta in poi ha consentito di sopperire a ciò grazie alla costruzione di reti viarie, per lo più stradali, sempre più imponenti: viabilità veloce, circonvallazioni, viadotti e grandi tunnel che hanno di fatto, in particolare nel versante italiano, indebolito fortemente la possibile alternativa dell’investimento nel campo ferroviario. Per la scelta politica di quegli anni i nodi e le negatività a lungo andare sono venuti al pettine e le zone turistiche si sono trasformate in grandi ammassamenti urbani con conseguente paralisi del traffico e soffocante inquinamento. Situazioni gravi che le amministrazioni locali ora cercano di tamponare con grande difficoltà, ma senza per questo essere in grado, sia per incapacità che per volontà, di limitare questo debordante fenomeno. In questo caso, valutando dettagli del problema da esporre come campioni emblematici, si potrebbero esaminare accesso e mobilità messe in pratica da anni in due zone molto delicate sull’arco alpino, inserite nell’esempio nel Parco Trentino “Adamello-Brenta”.

La Val di Genova il lago di Tovel nel parco naturale dell’Adamello Brenta, oggi sono interdette al traffico privato e si sono liberati gli straordinari anfiteatri che le chiudono.

Colle della Maddalena – foto Archivio MW Italia

Da anni gli accessi estivi delle automobili private, pur discretamente gestiti, creano ancora grandi impatti, talvolta si innescano situazioni difficili da gestire specie nei momenti di maggiore afflusso. Si pensi anche alla incresciosa situazione delle Tre Cime di Lavaredo, violate da una strada a pedaggio che trasforma i ghiaioni delle vette, il paesaggio intero, in devastanti parcheggi d’auto. Sono situazioni estreme, ma emblematiche, situazioni che ci hanno visti protagonisti sia nella proposta che nella protesta fin dagli anni ’90 grazie a campagne continue denominate “Montagne senz’auto”. Ora è necessaria un’inversione di tendenza: precludere il transito a queste zone delicate a tutte le auto per alimentare il turismo del cammino, dell’uso corretto della bicicletta, per incentivare il trasporto pubblico negli accessi. Qualche risultato nelle aree a parco è stato ottenuto, si pensi alla zona del Nivolet nel Parco nazionale del Gran Paradiso. Ma oggi è doveroso chiedere più incisività e rispetto: l’unica strada possibile è quella di incrementare i servizi navetta di trasporto collettivo, bloccando in modo più deciso l’accesso ai mezzi privati, chiudendo le strade di prossimità ad orari più anticipati rispetto agli attuali. Si sa che per fare questo sarà necessario investire di più sul trasporto collettivo, decisione che implica un diverso orientamento culturale con conseguente conversione degli impieghi del denaro pubblico. È auspicabile che queste decisioni col tempo siano sempre più condivise ed entrino nella mentalità delle persone e degli amministratori politici. Mountain Wilderness è convinta che solo prendendo questa direzione potrà essere facilitato un nuovo percorso culturale e di  approccio all’ambiente naturale.

Franco Tessadri