Tutte le strade portano in (alta) montagna. Seconda parte

“Se non si fa la strada i Monti muoiono”

A pronunciare la frase fu una quindicina di anni fa l’allora sindaco di Viù, comune che dà il nome all’omonima valle, la più meridionale delle tre Valli di Lanzo.
I Monti sono una frazione di Mezzenile, a 1100 metri di quota nell’omonimo vallone, un solco laterale della Valle di Ala. La strada in questione è una carrozzabile turistica che collega Mezzenile con Viù valicando il Colle della Dieta e transitando appunto per Monti. Una quindicina di anni fa la futura strada altro non era che una pista di servizio a una presa d’acqua (realizzata annientando la mulattiera che saliva nella splendida faggeta che riveste il lato sud ovest del Truc della Dieta).
Ricordo che mi colpì il tono con cui fu pronunciata. Lapidario, una vera sentenza, senza possibilità di replica. Non replicai.
Qualche tempo dopo sulla pista si stese una copertura di asfalto e la strada, seppur non ancora classificata (in pratica formalmente non esisteva), la si trovava sui depliant turistici. Mandai una mail con richieste di chiarimento alla Provincia di Torino. Non ebbi risposta.
Insomma, una piccola storia italiana. Irrilevante, ma emblematica.
Quindici anni fa non saprei quante persone vivessero in modo stabile ai Monti di Mezzenile. So che c’era un bar ristorante. La strada ora c’è, ma il bar ristorante è chiuso.

Ciclisti e fuoristrada sulla strada dell’Assietta


La strada più alta d’Europa

Un plauso al Comune di Bardonecchia. Per accedere alla strada del Sommeiller che s’innalza ai 3000 metri del colle dove un tempo si sciava d’estate, anche quest’anno occorre ora pagare un pedaggio. E così un giorno alla settimana (il giovedì), oltre il Rifugio Scarfiotti la strada diventa appannaggio esclusivo per ciclisti e camminatori. E nell’ampia conca fra la Cima del Vallonetto e la Rognosa d’Etiache regna il silenzio.
Un giorno solo, un contentino certo. Ma significativo in una zona come l’alta Val Susa che ha sempre privilegiato un turismo non esattamente dolce.
Con parte del ricavato del pedaggio 2017 sarà ripristinata la casetta in legno all’inizio della strada (punto di pedaggio), si apporranno bacheche informative e si provvederà alla manutenzione della strada.
Una decisione significativa ed emblematica in una località come Bardonecchia, vocata al turismo dello sci ma al contempo circondata da un ambiente di alta montagna di notevole valore ambientale.

Colle del sommeiller

Si tratta di un piccolo passo … inserito però in un progetto molto più ampio che abbiamo voluto come amministrazione comunale per mettere in risalto ciò che di più vero la montagna ha da offrire e da raccontare. Si chiama Slow E -motion ed è un progetto volto a caratterizzare la nostra località in un modo unico rispetto alle altre dell’arco alpino. Si vuole tener conto di una più rispettosa e pura concezione della montagna. L’ aggettivo Slow non deve intendersi alla lettera immaginando una realtà rallentata. L’intento e l’impegno di noi amministratori sono quelli di avvicinare a una nuova filosofia, in cui siano coinvolti anche gli operatori, nella quale si vuole dare qualità e pienezza a tutti i ritmi e le emozioni che la montagna sa offrire. E-mozionarsi è un invito a farlo nel movimento come nella sua assenza, un invito a vivere pienamente ogni attimo e ogni occasione che la montagna regala con il solo obiettivo di viverlo con la massima intensità e autenticità. L’obiettivo è dunque diventato quello di impegnarsi a migliorare la qualità della vita e delle esperienze di cittadini e turisti proponendo iniziative ad ampio spettro volte riscoprire ritmi veloci o lenti ma sempre rilassati e dolci, sempre pieni autentici e attenti alla natura e all’ambiente, ritmi legati all’esaltazione delle tradizioni del nostro territorio.
Chiara Rossetti, vice Sindaco del Comune di Bardonecchia

Francia e Italia, obiettivi comuni

Si può fare, e ancora una volta è Bardonecchia coinvolta insieme al confinante Comune di Nevache. La novità positiva riguarda la Valle Stretta, di pertinenza francese ma italiana di accesso. Per tutti i weekend, tra il 7 luglio e la fine di agosto, e nei giorni centrali di agosto, la strada verrà chiusa ai mezzi motorizzati dalle 10,30 alle 15,30. Un obiettivo “transfrontaliero” finalizzato a salvaguardare l’ambiente di questa bellissima valle, francese dal 1947.
Un obiettivo in particolare di Anna e Riccardo Novo, gestori del Rifugio Terzo Alpini che da anni si battono per ottenere una regolamentazione in grado di eliminare, o quanto meno contenere, il caos estivo nella valle (Riccardo Novo è consigliere al terzo mandato nel Comune di Nevache).

Rocche del Serous e Monte Tabor in Valle Stretta

L’idea è sempre stata quella di regolamentare in qualche modo il grande afflusso di auto nei week end e nelle due settimane centrali di agosto. Ma come metterla in pratica con le poche risorse economiche a disposizione? L’istituzione dei parcheggi a pagamento, con una clausola in delibera comunale che prevedeva che il ricavato fosse investito in Valle Stretta, ha però permesso di risistemare la strada in modo da renderla agibile per navette. In questo modo siamo riusciti a convincere un autotrasportatore a prendere l’appalto per il trasporto accettando margini di guadagno risicati, integrando però il ricavato della vendita dei biglietti con la sovvenzione del Comune di Nevache.
Certo il parallelo con la Valle della Clarèe sorge spontaneo, ma non bisogna dimenticare che la strada che da Nevache sale in alta valle è di pertinenza provinciale, con competenza sui trasporti regionale. In Valle Stretta invece la strada è comunale e questo riduce le disponibilità economiche, obbligandoci a una operazione più contenuta, sia in termini di servizi, sia per quanto riguarda il numero di giorni di chiusura.
In ogni caso da quest’autunno in concerto con Chiara Rossetti, Vice Sindaco di Bardonecchia, che ha appoggiato e condiviso l’operazione, abbiamo iniziato a lavorare al progetto. Non siamo certi che gli esiti siano soddisfacenti, ma il percorso intrapreso è giusto. A fine stagione tireremo le somme.
Anna e Riccardo Novo, gestori del Rifugio Terzo Alpini in Valle Stretta

Dove s’azzuffarono francesi e sabaudi

La settecentesca battaglia è ricordata ogni anno. Quel giorno d’estate, lassù a 2500 metri di quota, ai piedi della stele che ricorda l’evento guerresco, salgono a frotte. La gran parte con mezzi a motore. Con supremo gaudio dei ciclisti costretti a ingoiare polvere in quantità.
La storica Strada dell’Assietta condivide le traversie di gran parte delle rotabili ex militari che costellano le zone di confine italo-francese. La scommessa è quadrare il cerchio, o meglio, far quadrare i conti delle rilevanti spese di manutenzione di queste opere di indubbio valore. E allo stesso tempo far quadrare le esigenze di utenze diverse. Rimedio s’imponeva e un parziale rimedio (molto parziale) alla fine si trovò.
E così la strada che ondeggia sull’accogliente e panoramico crinale che separa la Val Susa dalla Val Chisone, per decenni terreno di scorribande per centauri e fuoristradisti, per due giorni alla settimana, nelle ore centrali del giorno, diventa appannaggio esclusivo di ciclisti e camminatori. Una decisone “provvisoria”, frutto di un faticoso compromesso fra Città metropolitana di Torino (titolare della strada), comuni interessati, Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie (parchi naturali del Gran Bosco di Salbertrand e dell’Orsiera Rocciavré) e soggetti vari.
Certo, per una società che persegue lo “sviluppo sostenibile” sarebbe stato più opportuno il contrario: due giorni ai motori e cinque ai mezzi no oil. Biker a pedali e randonneurs possono consolarsi sulla rotabile che s’innesta sulla Strada dell’Assietta al Col Blegier, salendo dal versante Val Susa attraverso il Gran Bosco di Salbertand. Silenzio, ombra a volontà e natura protetta.

Motociclisti sulla strada dell’Assietta

Il mio esordio sui pedali risale al 1988. Una passione che è diventata anche un lavoro, ma tale resta oggi. Nel mio percorso ho partecipato come uditore a molti incontri e già po’ di anni fa si parlava della convivenza tra mezzi a motori e biciclette da montagna.
Insieme alle montagne cuneesi, l’alta Val di Susa offre possibilità quasi uniche Le rotabili ex militari sono un patrimonio storico inestimabile che, finiti i conflitti, sono divenute luoghi di fruizione turistica, particolarmente apprezzati dai fuoristradisti con 4×4 provenienti da oltralpe. Fruitori motorizzati ma molto informati e molto più preparati dei nostri connazionali.
Quest’afflusso ha creato un indotto economico stabile. E le categorie di fruitori della strada devono e possono convivere. È però necessario che gli amministratori coinvolgano le diverse tipologie di operatori che vedono nella strada una possibilità di reddito.
Sull’esempio francese, o per rimanere al Piemonte, l’esempio della Limone-Monesi, anche per la Strada dell’Assietta occorre definire progetti sovranazionali di valorizzazione e recupero. Organizzare eventi e momenti di sensibilizzazione. Ma tutto ciò non è possibile senza una regia autorevole. Un’orchestra senza direttore non funziona.
Certo è auspicabile che si arrivi a più giornate di chiusura a favore di ciclisti e pedoni. Come sulla Limone-Monesi occorre però installare agli ingressi dei presidi che fungano da stazioni di controllo e punti di informazione.
A tal fine è stato importante recuperare la ex casermetta militare sul laghetto a due passi dall’Assietta, oggi rifugio in quota e punto di appoggio strategico.
Diego Drago, accompagnatore cicloturistico Regione Piemonte, Guida MTB, cicloalpinista ed autore di guide.

Quella conca alpestre fra Orsiera e Rocciavré

Nel 2006 quella di Massimo Manavella e sua moglie Sylvie Bertin fu una vera scommessa. Tenere aperto tutto l’anno un rifugio a 2000 metri, a tre ore di cammino dal punto in cui termina lo sgombero neve, non era davvero cosa facile. Ma oggi a poco meno di 12 anni, nonostante molte difficoltà, la scommessa si può dire vinta. Ma anche un’altra scommessa, non meno ardua, sta giungendo a positivo esito: una navetta che da Prà Catinat sale alla conca ai piedi della Cristalliera. Dove, a pochi passi dall’omonimo alpeggio, si trova il Rifugio Selleries.

Rifugio Selleries

“La nostra navetta è decollata. E ne siamo davvero contenti. Per quest’anno si tratta esclusivamente di un’iniziativa privata, nostra come rifugio insieme a un autonoleggio. Una prova, un tentativo, le spese saranno sostenute dalle due ditte. Con tutti i rischi annessi. Per ora, dopo un fine settimana, ci siamo resi conto che, come diceva De Andrè, c’è una bella differenza tra idea e azione. Dopo l’entusiasmo seguito alla divulgazione della notizia, in realtà poi ben poche persone hanno utilizzato il servizio. Il fatto che la strada di accesso sia aperta al transito fa sì che prevalga la tentazione di salire con il proprio mezzo. Certo sarebbe bello che il cambiamento arrivasse per una scelta collettiva, ma temo che l’unico modo per imprimere una svolta sia la chiusura al transito.
In ogni caso, faremo una valutazione con il Comune di Fenestrelle e con l’ente gestore del Parco Orsiera Rocciavré. L’idea è di definire una regolamentazione, un limite orario al transito libero. Insomma, un approccio morbido, un compromesso, ma comunque di svolta.
L’auspicio è che anche d’estate la zona dell’Alpe Selleries abbia il decoro che merita, senza auto, moto e quad che scorrazzano avanti e indietro per il solo gusto di farlo”.
Massimo Manavella, gestore del Rifugio Selleries.

Toni farina