Tutte le strade portano in (alta) montagna. Terza parte

Aggiornamento metà luglio 2018

Massimo mi informa che l’auspicato incontro di ottobre non c’è stato. E a tutt’oggi non sono giunte decisioni dagli enti pubblici coinvolti (in primis Ente di gestione Aree protette Alpi Cozie). Ciò nonostante si conferma la volontà di proseguire nel percorso avviato: la navetta ci sarà per tutto il mese di agosto e nelle domeniche di settembre. Tutto ciò grazie a operatori privati: Rifugio Selleries, Consorzio Prà Catinat, Albergo Diffuso di Fenestrelle e ditta di autotrasporti Jourdan.
Complimenti a loro.

Quella conca alpestre in alta Val Pellice

È un casino! Così posso sintetizzare l’esito della mia indagine sull’utilizzo della strada (pista forestale) che da Villanova Pellice sale alla conca del Prà.
Nel senso che la vicenda di questa rotabile riassume in modo mirabile il modo tutto nostrano di dirimere le controversie. Pressapochismo, improvvisazione, interessi particolari, familismo. E quella incapacità, molto nostrana, di guardare al di là del contingente, di fare ragionamenti di prospettiva, di agire per il bene comune.
Mi limito quindi a dire che:
1 – Per il suo valore naturalistico la conca del Prà è inserita in un SIC (Sito di Interesse Comunitario della Rete Natura 2000).
2 – La rotabile che la raggiunge è una pista forestale ai sensi della Lr 4/2009, e quindi riservata agli aventi diritto, ovvero le aziende agricole. E non ai comuni cittadini. A meno che i comuni cittadini si dichiarino clienti dell’agriturismo che si trova lassù. Una deroga, la cui legittimità a mio avviso è piuttosto dubbia, consente infatti la percorrenza di piste forestali ai clienti delle aziende agrituristiche servite da tali piste (sono esclusi da tale deroga i rifugi o altri esercizi). È anche per questa ragione che:
“Molti di quelli che arrivano qui al rifugio a piedi si lamentano per la polvere sollevata dai fuoristrada”.
Roby Beaulard, gestore del Rifugio Willy Jervis, nella conca del Prà.

In bicicletta verso Pian del Re

Un Pian del Re

Che fino a qualche anno fa era davvero poco regale. Decoro a parte, lassù al cospetto del Viso-Re di Pietra, dove Eridano inizia il suo viaggio padano, il parcheggio incontrollato rischiava di compromettere la torbiera con il suo abitante più significativo, l’endemica salamandra di Lanza. Ma oggi, dopo anni di contese fra il Comune di Crissolo e l’Ente di gestione del Parco del Po cuneese (oggi Parco naturale del Monviso), il parcheggio è regolamentato e l’accesso al piano è a numero chiuso. E una navetta assicura il trasporto da Crissolo.
Monviso e salamandra ringraziano.

Pian del Re

Dinosauri e fuoristrada

Accade sull’altipiano della Gardetta. Lo straordinario geosito nell’alto Vallone di Marmora, in Val Maira (area compresa nella Rete Natura 2000), noto per il ritrovamento di testimonianze preistoriche, è stato nell’estate 2017 oggetto di polemiche che hanno trovato spazio nella cronaca non solo locale. In gran parte strumentali, perché le rotabili che si snodano sull’altipiano già da alcuni anni sono interdette ai motori nel periodo estivo. Ma tanto è bastato per far sì che anche lì, nelle Cozie meridionali, nella valle del turismo dolce per antonomasia, le strade in quota fossero oggetto di contesa. Ma era un nodo che prima poi doveva arrivare al pettine, una sorta di esame di maturità per una valle che da tempo punta sul turismo dei cammini.
A sollevare obiezioni è stata l’ipotesi di porre limiti alla circolazione motoristica sulle rotabili che si snodano sui vasti altopiani fra le valli Maira, Grana e Stura (lungo il bel vallone dell’Arma). Il coro di “no” arrivato dagli titolari di attività commerciali è stato pressoché unanime, (unico limite concesso un pedaggio per sostenere i costi di manutenzione).
Ma è davvero così?

“Abbiamo discusso della questione strade all’interno dell’associazione Percorsi Occitani e nella prima riunione dell’anno abbiamo votato all’unanimità di porre seri limiti al flusso motoristico sulle strade in quota. Una scelta coerente, parte del processo iniziato anni fa. La scelta- prosegue Marco – deve però essere sorretta da una strategia di comunicazione mirata, di marketing. Prima dobbiamo far sapere che esiste un paradiso motori-free e, solo in un secondo tempo, chiudere le strade, così le perdite che avremo (ma non è detto) dalla minor presenza di motociclisti e fuoristradisti saranno compensate dal maggiore afflusso di camminatori e mountain biker, ovvero quanti ci hanno fatto vivere finora”.
Marco Andreis, titolare con la moglie Valeria della Locanda Lou Pitavin in quel di Marmora.

La Strada dei Cannoni

Appellativo affatto rassicurante. Ma oggi per fortuna solo di storia si tratta.
Ciò nonostante, seppur solo verbale, una guerra è in corso.
La carrabile fu costruita a fine ‘800 dal genio militare sul crinale tra la Valle Maira e la Valle Varaita, fra la Colletta di Rossana e il Colle della Bicocca, passando per il Colle di Sampeyre. Come la gemella dell’Assietta, la strada offre panorami a volontà. Simile anche il problema di garantire la transitabilità con i relativi ingenti costi. Che fare?
“La Strada dei Cannoni era, è, e rimane un progetto di pista ciclabile fra le più alte d’Europa”. Così l’assemblea dei sindaci dei 13 Comuni della Valle Maira, riunitasi oggi pomeriggio (mercoledì 11 ottobre 2017), nella sede dell’Unione a San Damiano Macra, per discutere sulle strade bianche del territorio e in particolare, sull’utilizzo del percorso tra Valmala ed Elva. Un itinerario che l’ATL del Cuneese, d’intesa con gli amministratori della Valle Varaita, vorrebbe inserire in un progetto di ampio respiro per la promozione delle sterrate e di altri itinerari montani, sull’esempio della Limone-Monesi. L’idea è di proporre, alle principali fiere di settore europee e internazionali, un unico “pacchetto” per appassionati di moto, auto, fuoristrada, biciclette, mountain bike, con percorsi segnalati e l’indicazione anche delle più importanti ricchezze naturali e artistiche, monumenti storici e religiosi visitabili in ciascuna delle valli.

La strada dei Cannoni, sul crinale tra Val Maira e Val Varaita

Un mondo sotto-sopra

Così sono le Alpi Liguri.
Sotto, una sequenza incredibile, e in parte ancora misteriosa, di gallerie. Indagata da frotte di speleologi provenienti da ogni parte del globo. Un sistema ipogeo che, sulle Alpi, fa concorrenza alla successione di grotte e cunicoli presenti nel sottosuolo delle Giulie, fra Friuli e Slovenia.
Sopra, nelle pieghe del calcare, grazie anche agli influssi del vicino mare, una ricchezza botanica unica. Indagata da esimi botanici fin dall’800.
E sempre “sopra”, tra bancate calcaree e preziosità botaniche, corre la rotabile ex militare Limone-Monesi. Dalla Valle Vermenagna si sale al ???? dove la rotabile si concede un intermezzo francese divagando nella Conca delle Carsene. Al Colle dei Signori si rientra in Italia e, tagliando il lariceto delle Navette, si cala a Monesi. Per molti fuori-stradisti motorizzati un viaggio ambito, una piccola Parigi-Dakar alpina.
Ma anche un problema. Parte della rotabile attraversa il Parco naturale del Marguareis (già Parco Alta Valle Pesio e Tanaro), tagliando lo splendido lariceto delle Navette. L’ente gestore del parco preme da anni per una limitazione al transito dei mezzi a motore e, dopo anni di confronto, si è definita un’intesa sovranazionale. Agevolata da questo tempo di pace: dopo gli interventi di sistemazione la rotabile è aperta con pedaggio e numero chiuso ai mezzi a motore dal mercoledì alla domenica. Lunedì e martedì niente motori. Biciclette e camminatori e basta. Evviva!

La più nota fra le Vie del Sale congiunge Limone Piemonte a Monesi. Poi, diramandosi, raggiunge Ventimiglia, Arma di Taggia o Imperia degradando dagli scenari dei pallidi calcari a quelli verdi e rassicuranti dei boschi di conifere. Infine, placidi panorami sul mare precedono il traguardo sulle rive.
Una “liason” fra due nazioni, Francia e Italia, tre regioni (Liguria, Piemonte, Provence-Alpes-Cote-d’Azur) e 10 comuni. Si comprende quindi come l’opera, insieme all’indubbio valore storico e architettonico, assuma un rilevante significato sociale ed economico. Un significato riconosciuto da un progetto ALCOTRA di cooperazione territoriale Italia-Francia che ha permesso interventi di recupero su tutti i 40 km di tracciato, con benefici per molti portatori d’interesse. Questa strada costituisce infatti un’importante prospettiva per imprese agricole, strutture ricettive, accompagnatori naturalistici e guide ciclo-sportive. Nuove professioni che vedono in quest’opera interessanti opportunità di lavoro.
Come altrove anche qui è stato necessario arrivare a una regolamentazione dei transiti al fine di far convivere i mezzi motorizzati con altre modalità di fruizione più consone al valore ambientale dei luoghi attraversati (in parte compresi nel Parco naturale del Marguareis). Basti pensare agli altopiani calcarei con i loro endemismi vegetali, o al Bosco delle Navette.
Nelle ultime due stagioni è stato individuato un tetto massimo diurno di 140 moto e 80 auto con accesso a pagamento mediante ticket acquistabile nei due ingressi (Limone e Briga Alta). Inoltre, per due giorni alla settimana la strada è bandita al traffico motorizzato e lasciata in uso esclusivo a escursionisti, ciclisti e cavalli. Camminare e pedalare (o cavalcare) nel silenzio, con l’orizzonte del Mar Ligure, senza la polvere dei fuoristrada, è davvero un’altra cosa.
Erik Rolando, guardiaparco Ente di gestione Aree protette Alpi Marittime, accompagnatore cicloturistico della Regione Piemonte e guida cicloturistico sportiva della Federazione Ciclistica Italiana.

Motociclisti sul Col Sampeyre

E sulle Dolomiti?

Sella, Gardena, Pordoi, Falzarego. Storia del ciclismo. Brividi per i pedalatori di ogni tempo. Che tuttavia devono oggi fare i conti con un traffico da tangenziale di Milano. Da anni si parla di possibili limiti:

Da oltre 20 anni le associazioni ambientalistiche delle Dolomiti chiedono la chiusura giornaliera dei 4 storici passi dolomitici: Sella, Pordoi, Campolongo e Gardena. Un tema difficile. Perché i passi sono anche viabilità di transito da una vallata all’altra e perché ormai sono stati urbanizzati da rifugi e alberghi anche di qualità elevata. Solo lo scorso anno è maturata una prima, parziale decisione. Le province di Trento e Bolzano hanno deciso la chiusura un giorno alla settimana, il mercoledì, limitata al solo passo Sella, di loro diretta competenza, potenziando il trasporto pubblico (una navetta ogni 15 minuti), creando eventi o musicali o di confronto sociale e culturale con importanti personalità della montagna. La Regione Veneto è rimasta spettatrice non condividendo alcuna limitazione al traffico sulla viabilità in alta quota. Una frattura insensata, una sconfitta culturale e politica per Dolomiti UNESCO patrimonio naturale dell’umanità.
La chiusura anche di un solo passo si è comunque rilevata un successo per l’afflusso di persone e la partecipazione agli eventi. Sono così stati zittiti gli operatori economici che si erano opposti all’iniziativa.
L’estate 2018 comunque è un’incognita. Con molta probabilità sarà confermata la rigidità negativa del Veneto, mentre Bolzano e Trento si accorderanno per ulteriori limitazioni che riguarderanno anche passo Gardena.
L’ambientalismo interregionale rimane comunque sconcertato. Le richieste non erano certe frutto di integralismo. Chiudere tutti i passi 4 o 6 ore al giorno, tutti i giorni, potenziare il trasporto pubblico con piccole navette elettriche o a metano, imporre il limite di velocità di 60Km/h e, soprattutto, imporre alle moto il limite di rumorosità di 65 decibel (le moto sono una vera emergenza: velocità e rumore assordante sono ormai insostenibili.
Alle associazioni ambientaliste si risponde che con le imposizioni non si ottiene nulla, servono azioni formative, serve condivisione, serve coinvolgimento nel difendere i valori delle alte quote. Questi percorsi in Italia purtroppo non funzionano: le regole sono fondamentali, le decisioni aiutano a formare cultura diversa nell’approccio alla montagna. È quindi compito della politica decidere, imponendo regole e limiti, e al contempo formare e diffondere cultura alternativa, la cultura del rispetto.
Luigi Casanova, Presidente onorario di Mountain Wilderness

Passo Sella

Toni Farina