Una cicatrice indelebile

Costruzione primo tratto viabilità agro-silvo pastorale Dossi di Franscia, Dosso Vetti, alpeggio Campascio (n. 25 di class. piano vasp comunitario) Comune di Lanzada”.

E’ la prima presa di posizione “consistente” avverso il proliferare di percorsi, sentieri, tracciati, piste, ciclovie…. che negli ultimi anni pare siano diventati uno dei cavalli di battaglia dei nostri amministratori, un po’ come è successo nel recente passato con la sbornia “rotondistica”. Nessuna delle Associazioni protezioniste ed ecologiste era contraria alle rotonde, nessuna è contraria al fatto che le persone possano disporre di percorsi ciclo pedonali atti ad assaporare il gusto, la bellezza, la serenità, la tranquillità offerte dal contatto con nostro prezioso habitat.
Ma, …est modus in rebus… quando gli amministratori parlano di valorizzazione, di salvaguardia, di rilancio della montagna dobbiamo drizzare ben bene le orecchie, perché non tutte le proposte di valorizzazione sono per noi auspicabili e condivisibili. Come nel caso del progetto: “COSTRUZIONE PRIMO TRATTO VIABILITÀ AGRO-SILVO PASTORALE DOSSI DI FRANSCIA, DOSSO VETTI, ALPEGGIO CAMPASCIO (N. 25 DI CLASS. PIANO VASP COMUNITARIO) COMUNE DI LANZADA”.

Costruzione di una ciclovia in Val Poschiavina. Foto: Luca Rota

Uno studio discutibile e incompleto

 A partire dallo Studio di Incidenza Ambientale, che a detta degli scriventi non risulta completo, esaustivo e oggettivo nelle analisi, oltre che nelle conclusioni, considerando sia la tipologia di opera prevista e soprattutto il delicato contesto ambientale e paesistico entro cui si sviluppa. Date queste premesse, la prima proposta, è quella di attivare anche il procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) al fine di considerare in modo più completo gli effetti ecologici, paesistici e sociali indotti dall’opera, anche in previsioni di realizzare una nuova cabinovia. Se le intenzioni espresse sono quelle “di favorire le attività agro-pastorali in quota, cui si riconosce il merito di fornire servizi ecosistemici, oltre che di conservazione del paesaggio e delle strutture rurali”, lo stesore delle Studio avrebbe dovuto per lo meno riconoscere come la strada non sia per niente indispensabile, anzi costituisca un doppione di quella che, sul versante opposto, già raggiunge la località. Per disporre di un inutile doppione si andrà a distruggere quel che resta della storica mulattiera di collegamento tra il fondovalle, gli alpeggi e rifugi che è stata percorsa da generazioni di alpinisti diretti al Bernina sin dalla metà del XIX secolo, dagli albori dell’esplorazione delle vette alpine, lungo la rotta Tornadri, Valena, Dosso Vetti, Alpe Musella….

Un doppione che lascerà’ una profonda cicatrice sul territorio

Nello Studio si minimizza il fatto che la risalita forzata del versante lungo le balze di roccia, con ben12 tornanti si realizzerà in un’area con “gravi limitazioni di fattibilità geologica”, soggetta a fenomeni di crollo, in aree “potenzialmente instabili”. Si trascura di evidenziare che la sequela di opere di sostegno ciclopiche spiccheranno come una cicatrice permanente lungo il versante. Nello Studio non si trova evidenza di un’analisi accurata dei reali bisogni, economici, ambientali e sociali, che giustifichino un intervento di tale portata, specie in un momento in cui la montagna assume importanza per quello che è, senza bisogno di essere “valorizzata” se non con interventi di manutenzione minimi e leggeri. Va ricordato che la conca di Franscia è già gravata da un’estesa attività estrattiva, con tutti i disturbi indotti dall’attività di cava, con marcate alterazioni morfologiche dei versanti, emissioni di polveri, rumori e traffico pesante. Oltre alla presenza di impianti idroelettrici e opere connesse, che hanno rappresentato un pesante tributo in termini di modifica del paesaggio e alterazione degli habitat naturali. A questo si somma la previsione di un impianto di risalita di collegamento tra Franscia e Dosso dei Vetti..

Attenzione zero per flora e fauna

Nell’esame dello Studio, poi, si rileva che i dati riferibili al Sito Natura 2000 interessato (ZSC/ZPS IT2040016) non sono quelli aggiornati e contenuti nella versione più recente disponibile del Formulario Standard (anno 2020). Oltre a questo evidente limite, non viene analizzato il Piano di Gestione del Sito Natura 2000, approvato con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 21 del 24 giugno 2011 ed attualmente vigente. Più in generale, non è fornita un’adeguata ed aggiornata descrizione delle componenti naturalistiche d’interesse comunitario riferibili all’area di intervento e a quella immediatamente circostante. Per quanto concerne gli aspetti espressamente faunistici, manca completamente una seria caratterizzazione dell’area vasta con elenco specie e dati aggiornati, in riferimento sia ai Vertebrati, che agli Invertebrati (del tutto ignorati nello Studio). La descrizione delle specie di fauna risulta in sostanza frettolosa e approssimativa, non basata su studi concreti (che pur disponibili non sono stati presi in considerazione) e concetti scientifici, ma su una valutazione dell’estensore che sembra non attribuire alcuna importanza alla componente faunistica. Nessuna considerazione è riportata in merito alla flora.

Aumenta il disturbo antropico

Lo Studio asserisce che il sito è già oggetto di impatto sonoro legato alla presenza di varie fonti di disturbo, se questo in parte è vero, la presenza di elementi di pressione non giustifica in alcun modo la realizzazione di nuovi progetti in grado di peggiorare ulteriormente le condizioni ambientali.
Inoltre lo Studio asserisce che la strada agro silvo pastorale garantirà “anche in futuro, la raggiungibilità con mezzi agricoli e macchinari a motore delle aree di Dosso dei Vetti in cui sono presenti habitat seminaturali che hanno un alto valore ecologico in genere…” Si ribadisce in tal senso che Dosso dei Vetti è già raggiungibile con la viabilità agro-silvo-pastorale esistente che si diparte da San Giuseppe (Chiesa in V.co), e che pertanto la finalità positiva attribuita al tracciato non sussiste. L’utilizzo dell’ingente somma impegnata per la realizzazione della strada potrebbe di contro essere impiegata per sostenere nel corso degli anni la pratica agricola attraverso l’erogazione di contributi comunali, in grado di garantire la conservazione dei prati in modo più diretto e sostenibile. La realizzazione di una infrastruttura non vincola del resto alcun conduttore alla prosecuzione dell’attività, data anche l’età avanzata degli addetti segnalata dall’estensore dello Studio. A differenza di quanto asserito, si ritiene di contro che l’apertura di una nuova viabilità in grado di semplificare l’accesso ad aree remote possa facilitare la penetrazione a zone indisturbate, con varie conseguenze ipotizzabili a carico della biodiversità (es. aumento del bracconaggio, del disturbo, della diffusione di rifiuti, dell’erosione del suolo…).
In conclusione, le Associazioni scriventi, giudicano l’intervento prospettato profondamente in contrasto con le stesse “buone intenzioni” proclamate dallo Studio e ribadiscono come non siano questi gli interventi di salvaguardia e di valorizzazione di cui le nostre montagne ed i suoi abitanti hanno bisogno.

Grandi Katia: LEIDAA Sondrio Danielli Simona: Cros Varenna
Tam Lorenza: Legambiente Valchiavenna Benazzo Massimo: ORMA Morbegno
Vaninetti Villiam: WWF Valtellina Valchiavenna Murada Antonio: Italia Nostra
Camanni Paolo: CAI sezione Valtellinese Giuliobello Adriana: Mountain Wilderness