La CIPRA chiede misure sostenibili per affrontare il riscaldamento globale

Protezione del clima sì, ma non a scapito della natura!

Schaan/FL, 26 novembre 2009

Check-up climatico per le Alpi: un gruppo di ricercatori di varie discipline illustra quale potrebbe essere una protezione del clima intelligente. Le loro conoscenze confluiscono nel progetto cc.alps della CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, che da tali premesse giunge alla conclusione: fin da oggi gli Stati alpini devono prepararsi agli effetti del riscaldamento globale – ma ricorrendo solo a misure di cui possano beneficiare sia l’uomo che la natura.

Un’organizzazione federale di cui fanno parte cinque milioni di persone impegnate per la protezione dell’ambiente vuole spostare le montagne. Si propone, infatti, niente di meno che di portare le Alpi a Copenaghen. A dicembre, nella pianura danese si riuniranno politici da tutto il mondo per approvare un nuovo accordo volto a limitare il riscaldamento della Terra. La CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, organizzazione federale che riunisce più di 100 associazioni ambientaliste distribuite in sette Stati alpini, vuole illustrare ai delegati che nelle regioni di montagna europee gli effetti del cambiamento climatico si manifestano con particolare rapidità e intensità. In una lettera la CIPRA esorta i ministri dell’ambiente degli Stati alpini a presentare le Alpi a Copenaghen come parte del problema e allo stesso tempo parte della soluzione. La CIPRA intende così anche sensibilizzare la popolazione di tutti i Paesi alpini sui problemi climatici nelle Alpi – senza tralasciare possibili proposte per soluzioni concrete.

La CIPRA ha elaborato una serie di richieste per i principali settori: energia, protezione della natura, trasporti, costruire e risanare, turismo, pianificazione territoriale, pericoli naturali, agricoltura, acqua e regioni energeticamente indipendenti. www.cipra.org/it/cc.alps/risultati/richieste

Dominik Siegrist, presidente della CIPRA Internazionale, richiama l’attenzione sulla velocità dei cambiamenti dell’ambiente alpino: “Ormai i segnali di allarme non possono più essere ignorati neppure dagli scettici più convinti. I ghiacciai si ritirano a un ritmo raramente riscontrato nella storia, il permafrost inizia a sciogliersi, aumentano le tempeste e i periodi di siccità”: i cambiamenti dell’ambiente montano si verificano con una velocità, a cui molte specie di piante e animali non riescono ad adeguarsi. Siegrist insiste nel sottolineare che quasi una specie floreale alpina su due nelle Alpi rischia di estinguersi entro il 2100. L’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi si allontana sempre più. La CIPRA esorta quindi i delegati della Conferenza di Copenaghen a definire regole vincolanti per quanto riguarda il finanziamento delle misure climatiche necessarie. Questi investimenti producono benefici non solo per la natura e l’ambiente, essi consentono anche di creare numerosi posti di lavoro in settori come l’energia, la protezione della natura e i trasporti.

Un altro campo d’azione molto promettente è il settore edile, dove, secondo Dominik Siegrist, si potrebbe raggiungere a breve termine una forte riduzione delle emissioni di biossido di carbonio (CO2), uno dei principali gas serra. Ai governi nazionali e all’Unione europea la CIPRA chiede di approvare vasti programmi di sostegno per lo sviluppo del trasporto pubblico e per la rinaturalizzazione delle torbiere e dei boschi, ecosistemi che fissano ingenti quantità di CO2. “Copenaghen deve diventare un segnale di svolta verso una protezione del clima proattiva”, auspica il presidente. Proprio poiché particolarmente colpiti dai cambiamenti climatici, i Paesi alpini devono proporsi come modello per una politica climatica e ambientale previdente e lungimirante. La CIPRA si impegna in questa direzione con il suo progetto cc.alps, avviato due anni fa. In qualità di organizzazione federale internazionale, la CIPRA è particolarmente adatta a condurre un progetto di questo tipo, all’interno del quale vengono raccolti i risultati delle ricerche condotte in diverse discipline. L’obiettivo comune è “pensare la protezione del clima al di là del proprio naso”, spiega il direttore Andreas Götz, che da Schaan in Liechtenstein coordina le ricerche interdisciplinari. La sua organizzazione promuove la ricerca a livello alpino per appurare quali conseguenze ecologiche e sociali possono avere i provvedimenti climatici. Nei più svariati settori – trasporti, turismo, economia regionale, protezione della natura, pianificazione territoriale o energia – i ricercatori suggeriscono inoltre cosa possono fare gli Stati alpini per prepararsi fin da ora alle conseguenze dei cambiamenti climatici. “Attualmente osserviamo un grande fermento spesso però dannoso”, sostiene Götz. I politici vogliono avere risultati a breve termine e spesso i danni superano i benefici. Il check-up climatico della CIPRA non si limita tuttavia a denunciare gli errori di una politica di breve respiro, ma evidenzia anche modelli sostenibili realizzati con successo. I comuni e le imprese che si impegnano in modo esemplare vengono proposti come modelli a cui ispirarsi.

Il team di cc.alps ha selezionato 34 progetti, iniziative e attività positive non solo per il clima, ma anche per la società, l’ambiente e l’economia. La CIPRA raccomanda: documentarsi, emulare, passare parola, fare ancora meglio! www.cipra.org/it/cc.alps/risultati/buoni-esempi

A prima vista, la conversione al riscaldamento a legna è un vantaggio. In fin dei conti si tratta di un combustibile rinnovabile e naturale. Ma la tendenza al riscaldamento a pellet ha un inconveniente. “Non ha nessun senso bruciare interi boschi per riscaldare case mal coibentate”, avverte Andreas Götz, per poi citare dati allarmanti: mentre nell’industria il fabbisogno energetico ristagna da tempo, i consumi domestici sono raddoppiati rispetto agli anni ’70. La maggior parte dell’energia viene utilizzata – o piuttosto sprecata – per riscaldare gli ambienti domestici. Questo perché nella regione alpina la maggioranza degli edifici richiede interventi di risanamento e sono costruzioni altamente energivore – dei veri propri “divoratori di energia”. Migliorando la coibentazione e passando a fonti energetiche rinnovabili, con relativa semplicità i consumi potrebbero essere abbattuti anche del 90%. “Il riscaldamento a legna è ragionevole solo se le case vengono prima risanate”, sostiene Götz. In base ai dati raccolti dalla CIPRA, nella maggior parte dei Paesi alpini vengono concesse più sovvenzioni per la costruzione di nuovi edifici che per il risanamento di quelli esistenti. Una politica per il clima intelligente dovrebbe invece capovolgere questo rapporto, chiede l’associazione; inoltre l’ammontare degli incentivi dovrebbe essere agganciato alla riduzione del fabbisogno energetico conseguita. La richiesta di fondo, nella formulazione concisa del direttore Andreas Götz, è: “I consumi devono diminuire”. Buona parte delle potenzialità di risparmio si possono raggiungere fin da oggi con le tecnologie disponibili. Solo una consistente riduzione del fabbisogno energetico consente di raggiungere l’obiettivo ufficialmente stabilito dalle precedenti conferenze sul clima, di dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2020. Secondo la CIPRA, il futuro appartiene a edifici che producono addirittura un surplus di energia. Oltre a ciò, devono essere dotati di una coibentazione adeguata allo stato della tecnica, con il quale sfruttare in modo ottimale l’irraggiamento del sole; con il fotovoltaico sul tetto e lo sfruttamento del calore geotermico in cantina, le case passive possono effettivamente conseguire un surplus energetico. Le tecnologie richieste da queste “minicentrali” private sono tutte disponibili e consolidate. Il loro vantaggio è molto semplice: producono energia in modo climaneutrale.
La protezione del clima porta in montagna nuovi conflitti. L’energia idroelettrica è una fonte di energia climaneutrale disponibile in abbondanza nelle Alpi. Perché, dunque, non costruire ancora più centrali idroelettriche per coprire il crescente fabbisogno di energia elettrica? Il problema consiste però nella distruzione di ambienti naturali a causa dei nuovi impianti. I ricercatori che hanno collaborato al progetto cc.alps hanno calcolato che con interventi di ottimizzazione e modernizazzione, in tempi brevi la produttività degli impianti esistenti può essere addirittura quadruplicata. Per questo, anche in questo campo, vale la parola d’ordine “meglio ottimizzare che costruire ex novo”. Per quanto riguarda il rischio alluvioni, la CIPRA indica la strada per adattarsi alle conseguenze climatiche senza venir meno alla protezione della natura. Gli esperti prevedono un aumento delle piene nelle Alpi, uno dei pericolosi effetti del riscaldamento globale. Per difendere le città e i villaggi dalle inondazioni si chiedono spesso opere di sistemazione idraulica – che si traducono poi in arginature e cementificazioni. “Totalmente sbagliato”, afferma Mario Broggi, coordinatore per le Alpi della Fondazione Mava per la natura, la fondazione che sostiene finanziariamente il progetto cc.alps. Una moderna protezione dalle piene, prosegue Broggi, si basa su un’altra impostazione: occorre lasciare più spazio ai lati dei corsi d’acqua, in modo da trattenere un maggior volume d’acqua ed evitando che, in caso di eventi meteorologici estremi, le acque precipitino a valle con tutta la loro violenza. “Più spazio per i corsi d’acqua alpini significa più spazio per ambienti e paesaggi naturali”, sottolinea l’esperto in ecologia alpina e foreste. Affrontare le conseguenze del cambiamento climatico con questa impostazione comporta addirittura benefici per l’ambiente naturale. Anche negli interventi di ripristino di torbiere e zone umide Broggi vede un duplice vantaggio. Questi ecosistemi immagazzinano grandi quantità di CO2, uno dei principali gas serra. Nonostante occupino solo il 3% della superficie terrestre, essi trattengono ben il 30% di tutta la CO2 fissata nel suolo. Con il prosciugamento e la bonifica, la maggior parte del gas viene liberata nell’atmosfera, contribuendo così al riscaldamento del pianeta. Con la rinaturalizzazione si ottiene invece l’effetto inverso: le torbiere hanno l’effetto di ammortizzare il cambiamento climatico. Mario Broggi: “con cc.alps vogliamo mostrare gli effetti positivi sulla natura di una politica climatica intelligente”. La rinaturalizzazione delle torbiere è un intervento costoso, così come liberare i fiumi alpini dai loro argini di cemento. Se si volesse rivitalizzare solo la metà dei corsi d’acqua svizzeri, al ritmo attuale sarebbero necessari 300 anni. Troppo tempo per la CIPRA. “Il tempo stringe”, mette in guardia Dominik Siegrist. La comunità internazionale dovrebbe attuare la protezione del clima in modo molto più energico e veloce di quanto abbia fatto finora. Ciò vale per la regione alpina, con la sua particolare sensibilità per i cambiamenti climatici, ma anche a livello internazionale. Gli Stati Uniti e la Cina, che sul piano internazionale svolgono un’azione frenante, dovrebbero infine cambiare rotta e rientrare tra gli stati intenzionati ad adottare una politica per il clima attiva. Copenaghen rappresenta una delle ultime possibilità “per cercare almeno di limitare i danni arrecati all’intera umanità”.

Per domande e chiarimenti:

Andreas Götz, direttore CIPRA Internazionale, andreas.goetz@cipra.org Tel. +423 237 53 53 Im Bretscha 22, FL-9494 Schaan

Francesco Pastorelli, direttore CIPRA Italia, francesco.pastorelli@cipra.org Tel: +39 011 548 626 Via Pastrengo, 13 IT-10128 Torino

Ulteriori informazioni su www.cipra.org/cc.alps

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