Lago di Carezza: no al campeggio!

Il documento del comitato “Amici di Carezza”

Perchè diciamo NO alla costruzione di campeggi presso Carezza al Lago Amici di Carezza – Comitato contrario alla costruzione di campeggi presso Carezza al Lago (BZ)

Uno degli sport maggiormente diffusi in Italia consiste – come noto – nel predicare bene, ma razzolare male. Proprio su questo aspetto anche il tanto celebrato Alto Adige-Südtirol non fa eccezione. Eccone un esempio. Nell’agosto 2003 il Consiglio Comunale di Nova Levante-Welschnofen ha approvato (con delibera n. 261/2003) il cambio di destinazione d’uso di oltre 10000 mq di terreno scosceso da “verde alpino (cioè pascolo) e bosco” a “zona per attrezzature turistiche-campeggio”. La zona interessata – proprietà privata di un antico maso agricolo – si trova a Carezza, una delle più suggestive e rinomate località di villeggiatura delle Dolomiti Occidentali, proprio a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla Foresta Demaniale del Latemar e da quello che all’unanimità viene considerato uno dei più straordinari specchi d’acqua delle Alpi: il lago di Carezza-Karersee. L’area in questione si trova a cavallo tra la valle altoatesina di Ega-Eggen e la valle trentina di Fassa, ad un’altitudine di quasi 1700 metri; è delimitata a est dalla bancata occidentale del Catinaccio-Rosengarten e a sud dal versante settentrionale del Latemar, due gruppi dolomitici sulle cui celeberrime pareti sono state compiute nel corso del Novecento innumerevoli imprese alpinistiche entrate a buon diritto nella storia mondiale di questa disciplina. In questi luoghi non solo gli alpinisti, ma anche gli escursionisti e gli amanti della natura hanno trovato da decenni il loro paradiso, un luogo non frequentato dalle grandi masse, tutto sommato ancora incontaminato e caratterizzato da una forte componente paesaggistica e ambientale, altrove ormai perduta, dove poter godere a pieno dei benefìci rigeneranti della wilderness. Basti citare a tale proposito gli innumerevoli sentieri d’alta quota e le moltissime passeggiate effettuabili nella selva del Latemar, una delle foreste di abeti rossi meglio conservate e suggestive d’Europa, dove ancora oggi viene estratto il raro e pregiato legno di risonanza, con cui alcuni tra i migliori artigiani liutai del mondo costruiscono le casse armoniche dei violini e di altri strumenti musicali. La situazione è però destinata a mutare irrimediabilmente.

Mentre il limitrofo comune di Tires-Tiers ha deciso con saggia lungimiranza di ampliare notevolmente la superficie racchiusa nel Parco Naturale dello Sciliar-Schlern, e intanto che la confinante valle di Fiemme sta progettando l’istituzione del Parco Naturale del Latemar, a Nova Levante cosa si decide? Di costruire un megacampeggio, anzi due, no, meglio tre. Così – si pensa – ci salveremo dal tracollo. La stazione turistica è infatti caduta da anni in una profonda crisi economica, dovuta soprattutto all’incapacità gestionale di molti operatori del settore, alla totale mancanza di politiche coordinate di sviluppo di medio/lungo periodo e all’assenza di strategie sinergiche di marketing turistico. Per decenni Carezza ha infatti goduto (per riflesso) della fama internazionale dell’omonimo e lussuosissimo Grand Hôtel, inaugurato a fine Ottocento ad opera del pioniere del turismo dolomitico Theodor Christomannos, ma – ormai da tempo – l’epoca d’oro è finita e ci si è accorti della necessità di doversi rimboccare le maniche.

La strada che si sta tentando di intraprendere è però tutt’altro che ideale, e questo per diversi motivi: eliminare pascoli, disboscare, sbancare un’intera collina, chiudere al passaggio una pista invernale per gli slittini, cementificare, asfaltare, creare artificiosamente una massiccia affluenza di camper, dare il via libera a centinaia di mezzi ingombranti, lenti, inadatti alle tortuose strade di montagna, nonché altamente inquinanti, non pare di certo la soluzione adeguata.

A turisti e villeggianti negli ultimi anni sono stati chiesti diversi (giustificati) sacrifici: ad esempio non è possibile transitare con mezzi a motore e nemmeno cavalcare (!) lungo le strade sterrate nel bosco del Latemar, è totalmente vietata la raccolta dei funghi e, come se non bastasse, è impossibile avvicinarsi alle rive del lago di Carezza, divenuto area protetta e sbarrato da un’alta staccionata di legno.

Come si può pretendere il rispetto di queste restrizioni, se poi gli amministratori locali si dedicano a scempi paesaggistici senza precedenti, oltretutto con lo scopo – nemmeno troppo velato – di arricchire un unico privato, cioè il proprietario del terreno (che, guarda caso, è consigliere comunale di Nova Levante)? Dunque una scelta errata dal punto di vista ecologico, ma potenzialmente fallimentare anche sul piano economico. Costruire un campeggio su una superficie in discesa di oltre un ettaro (in più è già stata inoltrata al Comune una richiesta informale per un secondo campeggio nelle vicinanze, e c’è poi l’intenzione di attrezzare un’ulteriore area di sosta libera e gratuita) significa semplicemente essere miopi e non rendersi conto dello stravolgimento in atto. Stravolgimento non solo ambientale, ma – lo ripetiamo – soprattutto strategico ed economico. Il target, cioè la clientela cui la stazione si è storicamente rivolta, è caratterizzato da piccoli numeri, da un discreto reddito disponibile e da un’elevata propensione alla spesa per il tempo libero e le attività sportive all’aria aperta. Inoltre, da sempre, Carezza viene scelta da villeggianti e affezionati turisti per la tranquillità, per l’assenza di inquinamento acustico e atmosferico, per l’amenità del paesaggio, per le ineguagliabili risorse naturali, e non certo per le strutture e le attrezzature turistiche, ben lontane qualitativamente da quelle di altre località dolomitiche ormai riminizzate senza rimedio. Rivolgersi di punto in bianco ad un altro target, passando ai grandi numeri, alle masse motorizzate frettolose e distratte, non solo non apporterà significativi aumenti nelle entrate turistiche (i camperisti si distinguono notoriamente per il fatto di portarsi da casa tutto l’occorrente, carta igienica compresa), ma oltretutto genererà nei frequentatori abituali della località una crisi di rigetto – dovuta all’eccessivo aumento della pressione antropica – che li spingerà a rivolgersi altrove per ritrovare il paradiso perduto. Si tenga infine conto del fatto che a Carezza il turismo odierno, di tipo stanziale e ripetuto negli anni, ben differente da quello altamente mobile dei camperisti, permette di sviluppare nei villeggianti una profonda coscienza ambientale e favorisce col passare degli anni un ottimo livello di conoscenza dell’area circostante, soprattutto per quanto riguarda le passeggiate, i sentieri, i percorsi attrezzati e le vie di arrampicata. Presupposto fondamentale, questo, per un corretto approccio alla montagna, in grado di concorrere in maniera determinante a limitare il numero e la gravità degli incidenti, nonché i costosissimi interventi del soccorso alpino. Proprio per questi motivi durante le recenti vacanze natalizie si è costituito un comitato spontaneo di affezionati Amici di Carezza, ed è stata intrapresa una raccolta di firme per una petizione popolare da inviare ai media e al Consiglio Provinciale dell’Alto Adige, cui spetterà a breve di deliberare in via definitiva sul cambio di destinazione d’uso del terreno sopra menzionato. Le sottoscrizioni sono state raccolte in pochissimi giorni tra i residenti stabili, i villeggianti in affitto, gli ospiti di alcune strutture alberghiere e i proprietari di seconde case che frequentano, conoscono, amano e rispettano Carezza da molti anni (spesso da decenni). Le firme hanno superato quota 600 e sono espressione di persone domiciliate in oltre 130 differenti città o località di Italia, Austria, Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Tra i firmatari figurano anche diversi alpinisti e arrampicatori di fama mondiale. Qualcuno ne terrà conto? Qualcuno cercherà davvero di agire in favore di uno sviluppo ambientale sostenibile e durevole? Verranno per una volta messi da parte gli interessi privati del momento, in favore del bene pubblico e delle generazioni future? Gli amministratori provinciali, dopo aver predicato bene, saranno anche in grado di razzolare bene?
Comitato “Amici di Carezza”
no_al_campeggio_di_carezza@hotmail.com