Il Parco nazionale dello Stelvio: criticità dello smembramento e della sua gestione

Con la firma dell’Intesa fra Ministero dell’Ambiente, Regioni e Provincie Autonome, avvenuta l’11 febbraio 2015, il Parco Nazionale dello Stelvio è stato smembrato tra le realtà territoriali in cui è collocato: Regione Lombardia e Province Autonome di Trento e Bolzano. La scelta di dividere in tre parti il Parco Nazionale dello Stelvio è stata giustificata con la necessità di superare la condizione di immobilismo nella quale si trovava da decenni l’area protetta.

CIPRA Italia è consapevole dell’immobilismo gestionale nel quale era caduto il più grande parco naturale delle Alpi, immobilismo che ha reso il Piano del Parco e il Piano di Gestione lettera morta per quasi dieci anni, che ha causato intollerabili lacune nelle politiche di sostegno all’agricoltura di montagna e al turismo sostenibile, che ha indebolito le politiche di conservazione della biodiversità e mortificato la ricerca scientifica, in tal modo causando al territorio dello Stelvio ferite paesaggistiche e naturalistiche irrecuperabili.

CIPRA Italia tuttavia ritiene che dividere il Parco Nazionale dello Stelvio non sia la risposta ai problemi del Parco, ma piuttosto una scelta sbagliata e controproducente, tanto più perché il Ministero dell’Ambiente, delegando agli enti locali gran parte delle sue prerogative, ha assunto un ruolo marginale, che gli impedisce di garantire nei fatti l’unitarietà del Parco, anche se essa viene affermata come principio basilare.

Questa convinzione, che CIPRA Italia condivide con tutte le maggiori associazioni ambientaliste italiane (molte delle quali fanno parte della stessa CIPRA), si fonda sulla lettura delle Linee Guida per il Piano e per il Regolamento del Parco licenziate da poco.

Ghiacciai dello Stelvio – foto Archvio MW Italia

 

Le Linee Guida, predisposte negli scorsi mesi dal Comitato di Coordinamento che dovrebbe operare per armonizzare le politiche di gestione nelle tre parti del Parco, grazie anche alle osservazioni fatte da diverse associazioni ambientaliste, sono state migliorate nei contenuti, in particolare per quanto attiene aspetti quali, ad esempio, la priorità degli interventi di conservazione e di tutela degli ecosistemi e dei servizi eco sistemici, il riconoscimento dei valori della biodiversità e l’attenzione agli obiettivi di Natura 2000 e a quanto prevedono al riguardo la Convenzione delle Alpi e la Carta Europea del Turismo Sostenibile, la garanzia del divieto di caccia nel parco nazionale.

Nel contempo tuttavia si ravvisano almeno tre aspetti di forte criticità: 

  • la mancanza di indirizzi per la predisposizione del Regolamento del Parco, a cui peraltro le Linee Guida rinviano continuamente per la definizione puntuale delle attività e degli usi consentiti all’interno del Parco. Tale mancanza, di per sé grave, in più renderà impossibile verificare che il Regolamento del Parco, nelle sue tre articolazioni territoriali, sia conforme ai principi generali di governance del Parco. 
  • l’assenza di indicazioni circa il coordinamento tra le procedure di redazione e di approvazione della singole proposte di Piano e di Regolamento, al momento fortemente diverse e con modalità di coinvolgimento delle popolazioni altrettanto diversificate tra Regione Lombardia e Province di Trento e Bolzano, mentre è proprio e solo attraverso il coordinamento che si riesce a garantire l’unitarietà del Parco. 
  • l’assenza di indicazioni circa gli strumenti che i tre soggetti istituzionali dovrebbero adottare e la tempistica da seguire per attuare un efficace coordinamento nella gestione del Parco. Senza tale coordinamento il Parco dello Stelvio di fatto perderebbe le sue caratteristiche di Parco Nazionale, ed il Ministero rimarrebbe privo di strumenti idonei ed efficaci nel superare limiti o eventuali violazioni e travisamenti delle normative.

Oltre a queste criticità, che CIPRA Italia condivide con l’Osservatorio sullo Stelvio costituito dalle Associazioni ambientaliste e alpinistiche, nel dettaglio delle linee guida CIPRA Italia rileva ancora:

  • la scarsa attenzione data al valore delle risorse idriche; 
  • l’assenza di indicazioni verso il blocco del consumo di suolo, specialmente in alta quota; 
  • la mancanza di obiettivi chiari nella gestione delle acque e nell’auspicabile potenziamento dei rilasci idrici in prossimità degli invasi idroelettrici, e la scarsa attenzione verso il tema del Deflusso Minimo Vitale, che non andrebbe definito solo in termini di percentuali rispetto al regime medio, ma dovrebbe tenere conto delle caratteristiche naturali, di biodiversità e paesaggistiche del corso d’acqua; 
  • la definizione delle aree sciabili e degli eventuali collegamenti fra queste, demandata anch’essa al Regolamento, mentre avrebbe dovuto essere tema del Piano del Parco; 
  • le modalità con cui articolare, armonizzare ed integrare tra i tre ambiti gestionali le politiche di sviluppo e di conservazione ed affrontare temi quali i progetti riferibili a Rete Natura 2000, la messa in rete dell’agricoltura con il turismo, i rifugi alpini, le opere di alta quota e la manutenzione dei sentieri, la formazione e l’educazione; 
  • l’assenza di riferimenti precisi riguardo le scelte che dovranno portare ad una razionalizzazione, riqualificazione complessiva del passo dello Stelvio attraverso un progetto unitario;

Nel contempo tuttavia si ravvisano almeno tre aspetti di forte criticità:

  • la mancanza di indirizzi per la predisposizione del Regolamento del Parco, a cui peraltro le Linee Guida rinviano continuamente per la definizione puntuale delle attività e degli usi consentiti all’interno del Parco. Tale mancanza, di per sé grave, in più renderà impossibile verificare che il Regolamento del Parco, nelle sue tre articolazioni territoriali, sia conforme ai principi generali di governance del Parco. 
  • l’assenza di indicazioni circa il coordinamento tra le procedure di redazione e di approvazione della singole proposte di Piano e di Regolamento, al momento fortemente diverse e con modalità di coinvolgimento delle popolazioni altrettanto diversificate tra Regione Lombardia e Province di Trento e Bolzano, mentre è proprio e solo attraverso il coordinamento che si riesce a garantire l’unitarietà del Parco. 
  • l’assenza di indicazioni circa gli strumenti che i tre soggetti istituzionali dovrebbero adottare e la tempistica da seguire per attuare un efficace coordinamento nella gestione del Parco. Senza tale coordinamento il Parco dello Stelvio di fatto perderebbe le sue caratteristiche di Parco Nazionale, ed il Ministero rimarrebbe privo di strumenti idonei ed efficaci nel superare limiti o eventuali violazioni e travisamenti delle normative. Oltre a queste criticità, che CIPRA Italia condivide con l’Osservatorio sullo Stelvio costituito dalle Associazioni ambientaliste e alpinistiche, nel dettaglio delle linee guida CIPRA Italia rileva ancora: la scarsa attenzione data al valore delle risorse idriche; 
  • l’assenza di indicazioni verso il blocco del consumo di suolo, specialmente in alta quota; 
  • la mancanza di obiettivi chiari nella gestione delle acque e nell’auspicabile potenziamento dei rilasci idrici in prossimità degli invasi idroelettrici, e la scarsa attenzione verso il tema del Deflusso Minimo Vitale, che non andrebbe definito solo in termini di percentuali rispetto al regime medio, ma dovrebbe tenere conto delle caratteristiche naturali, di biodiversità e paesaggistiche del corso d’acqua;
  • la definizione delle aree sciabili e degli eventuali collegamenti fra queste, demandata anch’essa al Regolamento, mentre avrebbe dovuto essere tema del Piano del Parco; 
  • le modalità con cui articolare, armonizzare ed integrare tra i tre ambiti gestionali le politiche di sviluppo e di conservazione ed affrontare temi quali i progetti riferibili a Rete Natura 2000, la messa in rete dell’agricoltura con il turismo, i rifugi alpini, le opere di alta quota e la manutenzione dei sentieri, la formazione e l’educazione; 
  • l’assenza di riferimenti precisi riguardo le scelte che dovranno portare ad una razionalizzazione, riqualificazione complessiva del passo dello Stelvio attraverso un progetto unitario;

Un’ultima importante carenza che CIPRA Italia vede nelle scelte sin qui condotte riguarda il progetto e l’idea del Parco Internazionale PEACE. CIPRA Italia ritiene che il piano parco debba esprimersi in modo chiaro sullo sviluppo di tale ambiziosa e strategica progettualità conservazionistica, che vedrebbe il coinvolgimento internazionale, dell’Europa intera, nella difesa del più importante serbatoio glaciologico del continente, le Alpi Centrali, che dal Parco Nazionale dello Stelvio giungono all’Engadina, alle aree SIC degli Alti Tauri, alle realtà a parco della Provincia Autonoma di Trento, della Regione Lombardia, alla confermata rete delle biosfera della Valle di Ledro e della Sarca. Riteniamo, anche attraverso questa sintesi che CIPRA Italia porta all’attenzione del Gruppo di coordinamento nazionale, che possano venire recuperate sollecitazioni importanti rivolte ad una pianificazione di ampio respiro attenta verso il territorio. Ci aspettiamo, per il varo del Piano del Parco, tempi di presentazione brevi, la strutturazione di un percorso partecipativo ampio, l’inserimento della pianificazione del Parco all’interno di una visione macroregionale delle Alpi (EUSALP). La divisione del Parco Nazionale dello Stelvio costringe i tre ambiti regionali e provinciali ad una assunzione diretta di responsabilità qualitativa nella gestione di un territorio tanto ricco e fragile. CIPRA Italia, assieme agli altri soggetti del volontariato nazionale alpinistico e ambientalista, seguirà con attenzione ogni fase di predisposizione del Piano di Parco e del Regolamento, augurandosi che le scelte che verranno fatte non pregiudichino in alcun modo la gestione unitaria del parco e che la segmentazione prodotta dall’intesa del 2015, come auspicato dai soggetti che l’hanno definita, riesca a recuperare quei ritardi che nel passato si sono verificati nelle politiche di conservazione e tutela del paesaggio, inaccettabili per un paese civile.

Torino, aprile 2017

Il Consiglio Direttivo di CIPRA Italia