In ricordo di Armando Aste
Uno sguardo sempre rivolto al Cielo. Ci ha lasciati Armando Aste.
“L’alpinismo non può essere un fine, ma solo un mezzo di promozione umana. Il Padreterno non mi chiederà quante vie ho scalato, ma cosa ho fatto peer gli altri”.
Due brevi passaggi del pensiero di Armando Aste illustrano la sua vita, il suo cuore, la sua profondità. L’alpinista roveretano ci ha lasciati a 91 anni venerdì 1 settembre. Ora sta a noi riflettere su quanto ha scritto e quanta umanitàh a diffuso, sempre con semplicità e tanta umiltà.
Cattolico, accademico del CAAI, ha sempre rifiutato l’alpinismo come professione. Dal 1985, abbandonata l’arrampicata, ha dedicato la sua vita ad assistere il fratello costretto a vivere su una carrozzella. Una scelta coraggiosa rivolta agli altri, il segno del valore del dono, il segno dell’importanza del limite, nonostante la forza attrattiva che la roccia esercita in tutti noi. Nella sua vita è stato un semplice operaio alla manifattura tabacchi di Rovereto. Con le sue imprese ha lasciato tracce in tutte le Dolomiti: la Nord della Lavaredo, la Roda di Vael, le Dolomiti di Brenta, la Marmolada dove, con una prima di assoluta importanza internazionale, ha aperto la via dell’Ideale. In Patagonia vanta la prima salita della Torre Sud del Paine. Tra i suoi più cari accompagnatori vanno ricordati Marino Stenico e Sergio Martini. E’ sempre stato attratto dalle vie invernali e dalle solitarie, rivolto alla ricerca di un alpinismo che aiuti la ricerca di se stessi.
Luigi Casanova