Valle Maira, sinfonia di verde e di silenzio

Percorsi occitani, una grande opera: 180 km di sentieri recuperati e segnalati, due settimane di cammino. Incontriamo il presidente Daniele Landra

Fine maggio. La Valle Maira è una sinfonia di verde e di silenzio. L’inverno è stato avaro e la neve si è ritirata in alto sui versanti a nord mentre, sui versanti all’adrech, si limita a sparuti residui di valanga nei canaloni.
Un silenzio che tuttavia non vuol dire desolazione: sarà per la giornata di sole ma, oggi, l’impressione netta è che il mondo dei vinti non abiti più qui. Un silenzio che non vuol dire neppure solitudine, perché sui sentieri, nonostante la “bassa stagione”, qualche gruppo lo si incontra. Forse perché, in Valle Maira, non esiste bassa stagione …
Gruppi di wanderer, camminatori d’oltralpe e non solo che ormai da decenni hanno adottato la valle, sedotti dal lusso: “Il lusso del nostro territorio è rappresentato dalle acque buone, dall’aria non inquinata, dalla rete di sentieri di ogni livello nella bassa, nella media e nell’alta valle, dal silenzio…”. Le parole sono di Maria Schneider, fondatrice e animatrice assieme al marito Andrea del Centro culturale di San Martino di Stroppo. Da queste premesse nasce l’IDEA. Un’idea tanto semplice quanto straordinaria, elementare ma visionaria. Perché, come spesso capita, ci voleva un occhio “straniero” per vedere.
Oggi il lusso della Val Maira ha sedotto anche i camminatori piemontesi e, grazie all’appoggio convinto di molti abitanti del luogo e di “amministratori illuminati”, l’idea è diventato un progetto, e quindi un’opera: i Percorsi Occitani. Una Grande Opera: 180 km di sentieri recuperati e segnalati, due settimane di cammino. Si toccano tutti i comuni della valle, si fa sosta e ci si ristora (e che ristoro!) in 23 posti tappa che hanno aderito al progetto sposandone la filosofia.

San Michele

I Percorsi Occitani festeggeranno l’anno prossimo il trentennale dalla loro nascita. Dall’anno scorso è presidente Daniele Landra. Daniele gestisce l’Agriturismo Al Chersogno, nella borgata Allemandi di San Michele di Prazzo, ed è nell’accogliente sala da pranzo (l’antica stalla dei suoi antenati) dell’agriturismo che lo incontro. Il menù a base di croset (gnocchetti poveri: acqua farina, rosso d’uovo e ortiche, tutto a chilometri zero) esalta la convivialità, crea le condizioni giuste per la chiacchierata. Al resto pensa il paesaggio intorno: la valle di San Michele, alpestre e integra, la piramide del Chersogno già spoglia dalla neve che invece ancora abbonda sull’Oronaye e sulla Meja, di là della valle principale.
Ho conosciuto Daniele anni fa nell’ambito della sua attività al Parco fluviale Gesso e Stura (il parco di Cuneo), dove si è rivelata la sua sensibilità ambientale. Che si conferma nella chiacchierata post prandiale: “Agricoltura di qualità e turismo dei sentieri devono dialogare, integrarsi con vantaggi per entrambi, e con vantaggi per l’ambiente e la natura”.
Già, la natura. Quella descritta nel pieghevole che promuove Lo viòl dal Genisté, ovvero il sentiero della ginestra, la Genista cinerea, specie diffusa in Provenza ma rara in Italia dove si osserva solo nelle Alpi Cozie meridionali (Valle Maira) e nelle Alpi Marittime. Da tempi remoti la zona interessata da questo sentiero si chiama appunto Lo Genisté ed è oggi inserita nell’elenco dei SIR (Siti di Interesse Regionali)
Natura, paesaggio, economia montana nelle parole di Daniele: “La rete dei Percorsi Occitani è oggi un vero sistema, che ha fatto della valle un caso. Una rete – prosegue Daniele – ideata in tempi non sospetti: a metà anni ’80, quando altrove l’escursionismo invernale era sconosciuto, e si progettavano domaine skiable in ogni dove, qui già si affittavano le ciaspole”.
I domaine skiable in Valle Maira non sono mai arrivati, e questa è stata la sua fortuna. La marginalità è diventata un’opportunità. La scommessa dell’altra neve, quella silenziosa. La valle si è rivelata una vera messe di opportunità: più di 300 gite di sci e ciaspole, ogni vallone una scoperta. “Un turismo che non lascia rifiuti, che non lascia scorie, materiali e culturali”, dice Daniele.

Daniele Landra

Fuori il sole che si alterna a nuvole poco convinte è un invito a uscire per due passi. “Ieri c’era qui un gruppo di olandesi, tempo fa è arrivata in valle una delegazione di amministratori proveniente dalla Val Bregaglia in Svizzera”. A studiare il “caso Valle Maira” sono giunte anche delegazioni valdostane e, grazie a questo, in Valle d’Aosta sono nate due esperienze che hanno preso spunto dai Percorsi Occitani. Valle Maira docet, dunque, Daniele si trattiene, ma l’espressione tradisce entusiasmo.
Un entusiasmo che contagia, e aumenta il rammarico nel lasciare questo luogo d’incanto. Sul fondovalle, percorrendo l’infinita sequenza di curve che caratterizza la strada, vien da pensare che la Valle Maira è fatta apposta per scoraggiare i patiti della toccata e fuga, gli appassionati dello struscio automobilistico dei dì di festa. Insomma, un regalo dell’orografia alpina al turismo consapevole.
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Eliski? “Qui non si farà mai!”. Una sentenza, un editto. A emetterlo con un’intervista a La Stampa (venerdì 1 aprile, inserto Terre Alte), è stato il Presidente dell’Unione Comuni della Valle Maira, Roberto Colombero, sindaco di Canosio. L’intervista ha preso spunto da una diatriba fra sci-alpinisti ed elisciatori nell’attigua Valle Stura di Demonte, dove invece il Comune di Argentera si è candidato quale centro d’eccellenza regionale per tale attività.
Nell’intervista Colombero ha voluto marcare una differenza, una diversa visione di montagna, un diverso modello di futuro. Ha voluto evidenziare un’identità. Ancora Colombero su La Stampa “L’eliski qui sarebbe un deterrente nei confronti di quelli che ora ci danno da mangiare, scialpinisti e turisti stranieri, gente che si era lamentata persino per pochi voli turistici estivi in quota”. Dalle sue parole emerge un’opzione economica prima ancora che etica: “non voglio parlar male di chi sceglie di andare in montagna con l’elicottero ma qui noi puntiamo su un altro brand. La Valle Maira è una valle “naturalmente biologica” e tale deve rimanere.
Sceso da San Michele, incontro Colombero all’Espaci Occitan di Dronero. È di ritorno da Pollenzo (Bra) dove si è recato per stipulare una convenzione con l’Università del Gusto. Mi spiega che insieme alla Valle Grana la Valle Maira è la prima ad essere stata scelta quale area pilota nel Progetto governativo Aree interne. Un progetto di economia sostenibile per aree cosiddette “marginali”. La Valle Maira si candida così a diventare un laboratorio di sostenibilità economica e ambientale nelle Alpi Occidentali. Green economy alpina, e non si tratta solo di slogan.
“L’eliski qui non si farà mai”. Un conto è leggerlo, un conto è sentirlo. Per me, co-organizzatore di manifestazioni contro l’utilizzo a scopo turistico dell’elicottero in montagna, le parole di Colombero sono musica.
Valle Maira no fly zone dunque, nel giorno in cui la Giunta regionale del Piemonte approva un progetto di legge in cui si demanda ai comuni il compito di individuare zone per l’esercizio dell’eliski non possiamo che auguraci 10, 100 Valle Maira.
Toni Farina

Estratto dalle linee guida dei Percorsi Occitani
Per aderire ai Percorsi Occitani occorre sottoscrivere un documento in cui si chiede fra l’altro di:
• promuovere il turismo del camminare, del muoversi lentamente a contatto con la natura
• seguire una filosofia che non sia solo orientata a massimizzare il profitto, ma prioritariamente a promuovere il turismo eco-sostenibile che favorisce la creazione di posti di lavoro, la permanenza delle persone in montagna, l’utilizzo e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente
• utilizzare in cucina principalmente prodotti freschi provenienti dal territorio, rispettando la stagionalità dei prodotti agricoli, escludendo cibi preconfezionati e/o surgelati21
• essere consapevoli e comunicare agli ospiti che il lusso del nostro territorio è rappresentato dalle acque buone, dall’aria non inquinata, dalla rete di sentieri di ogni livello nella bassa, nella media e nell’alta valle, dal silenzio…
• promuovere un turismo di qualità che valorizzi le risorse del territorio senza impoverirle: la natura, la rete di sentieri, il patrimonio artistico e culturale, gli abitanti del territorio con la loro storia e le loro attività
• non promuovere il turismo motorizzato e di massa