Eliturismo: in attesa di una legge
Eliturismo ed eliski, manca una legge nazionale. Di Fabio Valentini
Partiamo da un concetto chiaro: l’elicottero non è un nemico, non è il mezzo tecnologico ad essere in discussione, ma l’utilizzo che se ne fa. L’elicottero in montagna è utile: per i soccorsi, per la sorveglianza del territorio, per i rifornimenti ai rifugi, per le ristrutturazioni in quota, o anche solo per videoriprese di film e documentari. Può assolvere ad una funzione sociale o soddisfare un interesse collettivo, trovando piena giustificazione per il suo impiego.
Certo, la sua comparsa ha contribuito a modificare anche alcuni comportamenti nei frequentatori della montagna: oggi alpinisti ed escursionisti sanno che in caso di incidente un elicottero potrà intervenire in aiuto e dunque il senso del limite ha subito uno spostamento in avanti, non sappiamo quanto questo sia positivo o meno.
Quello che viene contestato da MW è l’utilizzo dell’elicottero a scopi turistici, per divertimento o pratiche pseudosportive; tra queste rientra l’eliski, contraltare dello scialpinismo.
Lo sfruttamento dell’elicottero per evitare la fatica (…perdita di tempo?) della salita con le pelli di foca ed esercitarsi solo nella discesa dei pendii innevati è una scorciatoia che toglie senso e valore all’esperienza, un po’ come percorrere i 42 km di una maratona in bicicletta: si tratta sempre di un’impresa sportiva, ma di tutt’altra natura. A quest si aggiungano le negatività legate agli ingombranti rotori per il disturbo alla fauna e agli sciatori ed il pericolo di distacco di valanghe per gli spostamenti d’aria; inoltre chi arriva in vetta con l’elicottero non ha la possibilità concreta di valutare il manto nevoso durante la salita e quindi è potenzialmente soggetto a situazioni di maggior pericolo. Non è un caso se l’eliski è vietato in quasi tutti i paesi dell’arco alpino: in Francia è bandito dal 1985, come pure in Germania, Liechtenstein, Slovenia e gran parte dell’Austria, mentre in Svizzera il permesso di volo è regolamentato.
Mountain Wilderness ha organizzato negli anni tante manifestazioni per combattere la diffusione dell’eliski, dall’Adamello alla Valgrisenche, dalla Marmolada alla Val di Susa,
dal Monte Rosa alle Dolomiti. Nel 1996 a Moena il primo grande convegno nazionale “Vette senza rotori” introduce la proposta di un disegno di legge per la disciplina dei voli in montagna, proposta che ha visto l’approvazione del Senato nel 2000 ma la successiva crisi di governo ne ha impedito la conversione in legge.
Nel 2003 la Tenda Gialla di MW fa la sua prima comparsa stazionando sette giorni in vetta alla Marmolada per manifestare contro i voli provenienti dal territorio bellunese.
E’del 2013 l’incontro a Bardonecchia su eliski e turismo invernale, mentre nel 2017 il convegno di Lanzo “Turismo degli elicotteri o turismo del rispetto?”.
Ad oggi in Italia non esiste ancora una normativa nazionale, solo alcune regioni hanno autonomamente legiferato in materia: in Trentino e in Alto Adige è vietato, anche se più volte abbiamo denunciato il mancato rispetto dei divieti e la carenza dei controlli; in Valle d’Aosta è regolamentato, ma con ben trentacinque zone di atterraggio consentito; la regione Piemonte si sta muovendo in merito, ma con proposte al momento discutibili.
In Marmolada MW e la Società Funivie hanno stretto un accordo per bandire i voli in elicottero sulla regina delle Dolomiti, a fronte di un impegno comune per lo sviluppo sostenibile di quell’area. Per arrivare ad una legge nazionale stiamo ancora cercando parlamentari disponibili a prendersi carico fino in fondo di questo impegno. Proprio in questi ultimi mesi il ministero dei trasporti sta trattando con CIPRA Italia una legge di regolamentazione, ma il mondo politico risponde secco: “Non ci sono incidenti rilevanti per intervenire con limitazioni”. Una bugia anche questa. E come cantava Guccini “i politici han ben altro a cui pensare…”.
Fabio Valentini