Notizie dal (Gran) Paradiso, il Guardiaparco

Toni Farina, storico socio di Mountain Wilderness, fa parte del Consiglio Direttivo del Parco nazionale Gran Paradiso come rappresentante delle associazioni di protezione ambientale.
Le riunioni del Consiglio sono pubbliche ma è raro che la popolazione abbia il tempo (e la voglia?) di partecipare. Gli abbiamo chiesto di tenerci informati sui temi affrontati dal Consiglio Direttivo del Parco e sulle dinamiche che stanno alla base delle decisioni prese, facendo una sorta di Bollettino periodico per il sito di Mountain Wilderness.

Toni Farina

 

Settanta anni per il Corpo di sorveglianza del Gran Paradiso

Può esistere un parco senza guardiaparco? È immaginabile?
“Ho camminato tutto il giorno e non ho incontrato neanche una guardia…”.
Capita di sentir dire, con stupore e disappunto. Perché chi visita un parco si attende l’incontro, con gli animali ma anche con loro, le guardie. Dalle quali ci si attendono informazioni puntuali, ma anche semplici conferme. Perché, ancora oggi, sono soprattutto i guardiaparco a personificare l’area protetta, a certificarne l’esistenza. Nell’immaginario e nella realtà.
È così ovunque, ma soprattutto è così nel Parco nazionale Gran Paradiso.
Eppure proprio lì, nel primo parco italiano, questa “specie” ha rischiato seriamente l’estinzione.
La minaccia, davvero seria, è arrivata con l’approvazione della legge quadro nazionale sulle aree protette che, nel 1991, ha affidato la sorveglianza nei parchi nazionali al Corpo forestale dello Stato, oggi Carabinieri forestali.

Una specie protetta

Come i colleghi del Parco d’Abruzzo, i guardiaparco (o guardaparco) del Gran Paradiso sono un’istituzione di sopravvissuti. Scampati a scelte forse frettolose, non ragionate. E oggi sono di fatto una “specie protetta”.
Salvata proprio in quanto istituzione. Per la sua lunga storia. Un simbolo: come detto, non sarebbe immaginabile Lo Parc senza le sue guardie.
Tuttavia, come lo stambecco e molte altre varietà affidate alla loro vigilanza, rimangono una specie a rischio, e come tale bisognosa di particolare attenzione, di speciale riguardo.

Foto: Luciano Ramires

Settanta anni, una festa. Ma non solo

Venerdì 8 dicembre, a Ceresole Reale, località scelta non a caso. Al cospetto delle “dentate e scintillanti vette” delle Levanne, per l’occasione nascoste dalla tormenta, com’è giusto che accada d’inverno lassù.
Una festa, ma anche un atto dovuto. Doveroso, ma soprattutto finalizzato a ribadire l’importanza della funzione. Un’occasione per affermare che i guardiaparco del Gran Paradiso esistono, e intendono continuare a esistere.

Foto di gruppo alla festa di Ceresole

Guardiaparco, un lavoro, molti lavori

Vigilare prima di tutto. Ma anche prevenire, educare, sanzionare, reprimere, insegnare, censire, osservare, fotografare, verbalizzare, informare, disciplinare, guidare, orientare, promuovere, comunicare…
Sono molti i verbi che concorrono a definire oggi il lavoro del guardiaparco.
E rispetto a 70 anni fa davvero molti sono stati i cambiamenti. L’evoluzione del ruolo ha accompagnato l’evoluzione del ruolo dei parchi.
Una professione tutt’oggi in divenire, come in divenire è appunto il ruolo dei parchi naturali. Istituzioni la cui funzione primaria è troppo spesso messa in discussione (i parchi non devono limitarsi alla tutela, si continua a sentir dire).

Poliziotti dell’ambiente

Il Corpo di Sorveglianza del Parco nazionale Gran Paradiso è un corpo tecnico con funzioni di polizia. I componenti rivestono la qualifica di ufficiale e agente di polizia giudiziaria e agente di pubblica sicurezza nei limiti del territorio di competenza. Nell’ambito di queste funzioni sono alle dirette dipendenze dell’Autorità Giudiziaria.
Tali attribuzioni rendono, de iure, i guardiaparco veri e propri “poliziotti” dell’ambiente che devono agire, nella loro veste repressiva, per evitare che i reati commessi possano essere portati a più gravi conseguenze: è questa è la parte più difficile di questa professione, ma al contempo è la parte che permette di difendere in modo efficace l’immenso tesoro naturale costituito dal parco.

Stambecco. Foto Marino Perello

Un lavoro “diverso”

È innegabile. Almeno all’inizio per molti la professione di guardiaparco ha costituito davvero di qualcosa di diverso: troppi gli annessi retorici, troppa l’idealizzazione per definire il “guardiaparco” un lavoro soltanto. Per la gran parte non si è trattato di una scelta casuale, ma il coronamento di un desiderio: lavorare nella natura e per la natura.
Poi sono arrivati problemi, in gran parte connessi alla condizione di marginalità propria di questo settore che dovrebbe, al contrario, rivestire una funzione primaria nel definire le scelte strategiche.
Nonostante ciò, il guardiaparco rimane il mestiere… più bello del mondo”. La battuta è di Luca Giunti, guardiaparco dell’Orsiera Rocciavré. Ma sono abbastanza convinto che i suoi colleghi del Gran Paradiso convengono.

Toni Farina

Info:
http://www.pngp.it/ente-parco/corpo-di-sorveglianza
http://www.pngp.it/70-anni-guardaparco