Notizie dal (Gran) Paradiso: la sede del Parco

Toni Farina, storico socio di Mountain Wilderness, fa parte del Consiglio Direttivo del Parco nazionale Gran Paradiso come rappresentante delle associazioni di protezione ambientale.
Le riunioni del Consiglio sono pubbliche ma è raro che la popolazione abbia il tempo (e la voglia?) di partecipare. Gli abbiamo chiesto di tenerci informati sui temi affrontati dal Consiglio Direttivo del Parco e sulle dinamiche che stanno alla base delle decisioni prese, facendo una sorta di Bollettino periodico per il sito di Mountain Wilderness.

Toni Farina

Il Gran Paradiso? In periferia …

Se penso a via della Rocca 47, fino ad alcuni anni fa sede legale dell’Ente Parco nazionale Gran Paradiso, mi viene la nostalgia. Entrare in quello stabile, salire le scale, il cigolio della porta, il suono dei passi sul pavimento, l’odore di legno. Entravi direttamente nel parco, come uscire dalla galleria di Ceresole Reale, o incamminarsi sul sentiero per il Colle di Sià. Si dirà, quella sede storica aveva problemi, era inadeguata, ma vuoi mettere?
Vuoi mettere via Pio VII n. 9?
Il confronto è impietoso. La distanza fra i casermoni ex olimpici, ingombrante lascito di Torino 2006, e quel palazzo storico a due passi dal Valentino e dal Po è abissale, e non solo in termini chilometrici. Lungi da me svilire le periferie, che anzi andrebbero trattate meglio, ma nelle recenti occasioni in cui il mio ruolo di consigliere del parco mi ha condotto laggiù, nell’attuale sede del parco, non ho potuto fare a meno di provare nostalgia.

Gran Paradiso, parete Nord. Foto: Toni Farina

 

Nessun turista lo sa

È così. Nessun turista dei molti che oggi bazzicano Torino sa che la città ex sabauda ospita la sede del primo parco italiano. Non lo sapeva al tempo della sede in centro città, in via Della Rocca, e lo sa ancor meno oggi, con la sede a cà del diao?
È vero. La soluzione periferica non costava, ma vi immaginate il/la receptionist di Turismo Torino dire al visitatore, avido di informazioni: “guardi, in città c’è la sede del Parco nazionale Gran Paradiso, per andarci ….”.
Andarci? Meglio astenersi. L’incauto visitatore sarebbe portato a pensare che nel Bel Paese parchi e natura non godono di molto riguardo. Insomma, non ci faremmo una bella figura.

Gran Paradiso dalla Tersiva. Foto: Toni Farina

Si tratta di una soluzione provvisoria

È questa la risposta a chi pone la questione dell’attuale “inopportuna” collocazione. Soluzione “transitoria”, in attesa del trasferimento in un comune del parco, così come prevede(va) la riforma della 394, legge quadro nazionale sulle aree protette, il cui iter non è giunto a conclusione (se ne riparlerà nella prossima legislatura).
In un comune del parco? In altre situazioni sarebbe anche giusto (vedi il Parco nazionale Val Grande), ma nel caso “Gran Paradiso” siamo sicuri che sia il meglio? Io credo invece che tale scelta sia incongrua e inopportuna per molte ragioni.
Intanto: un comune valdostano o piemontese? La si dividerà, un pezzo in Valle d’Aosta e un pezzo in Piemonte? La Vallée, si sa, ha sempre avuto con il Gran Paradiso-parco nazionale (Lo Parc) un rapporto molto “autonomo”, in anni non lontani tutt’altro che amorevole. E in Piemonte dove si collocherebbe? In Valle Orco o Val Soana? A Locana? A Noasca? A Ceresole? Oppure a Ronco o a Valprato? Lotta fra poveri all’orizzonte.
A nessuno viene in mente che le olimpiadi invernali si sono chiamate Torino 2006 e non Cesana o Bardonecchia o Pragelato 2006? Nessuno si chiede perché la sede del Parc national des Ecrins è a Gap e non ad Ailefroide o Vallouise. Oppure perché la sede del Parc national du Mercantour è a Nizza e non a Saint-Martin-Vésubie o Larche?
Possibile che non ci sia un amministratore della Regione Piemonte o del Comune di Torino (e relativa Città Metropolitana) che abbia qualcosa da eccepire su tale scelta? Possibile che per gli amministratori dei due enti il primo e più conosciuto parco di montagna italiano sia un problema e non un’opportunità? Eppure, nella Torino di oggi la componente “turismo” è importante tanto quanto la componente “industria”.
Eppure a Torino non mancano location adeguate, edifici storici in centro città inutilizzati. Palazzo Cisterna, ad esempio, sarebbe sede legale, di rappresentanza e punto info più che qualificato, all’altezza del Gran Paradiso parco nazionale, visitato da milioni di persone e il cui territorio ricade quasi per la metà in Piemonte.
Gran Paradiso parco nazionale la cui vicenda è in gran parte storia piemontese, anzi sabauda, legata a filo doppio ai Savoia, a Vittorio Emanuele II e alle sue abitudini venatorie. Le caccie reali, le mulattiere reali. Storia, insomma.

Valle Orco, Levanne. Foto: Toni Farina

Fare sistema

È uno dei mantra più gettonati in convegni e similari… poi si va in direzione opposta. Il caso “sede del Parco nazionale Gran Paradiso” è emblematico.
Le amministrazioni locali partono dal presupposto che il parco sia stato (e sia) più un problema che un’opportunità. Il vincolo che abbia finora impedito di disvelare le potenzialità di quelle cinque valli. E la prospettiva di ospitare la sede legale è vista come una (parziale) compensazione dopo decenni di iatture.
Fare sistema? L’esatto opposto. Eppure non occorrono approfonditi ragionamenti per comprendere che una sede metropolitana sarebbe un vantaggio in primis proprio per le valli. Nelle quali trovano collocazione i centri visita, le strutture logistiche e di vigilanza.
Ma vedrete che non sarà così.

Toni Farina