Ritorno nello Swat

Di ritorno dal Pakistan per il progetto Swat, Carlo Alberto Pinelli accompagna il lettore in un lungo viaggio nell’estrema propaggine meridionale del gruppo montuoso dell’ Hindu Raj. Le foto sono di Massimo Marconi e Andrea Bollati.

Carlo Alberto Pinelli

Anche se forse i geografi più intransigenti potrebbero storcere il naso, credo non sia improprio considerare le montagne dello Swat come l’estrema propaggine meridionale del corrugamento montuoso chiamato Hindu Raj; corrugamento che a settentrione fa da ponte tra l’Hindu Kush maggiore e il Karakorum occidentale, con vette di grande bellezza che sfiorano i settemila metri( Buni Zom, Koyo Zom, Thui, etc.) e ghiacciai molto estesi.

A differenza dell’Hindu Raj settentrionale le montagne dello Swat, affacciate sulle grandi pianure del Punjab, rientrano nella cintura monsonica e di conseguenza presentano una copertura forestale particolarmente ricca e spettacolare. Un pregio pagato però con condizioni meteorologiche instabili, soprattutto nel mese di luglio e nella prima parte del mese di agosto. Le vallate principali ospitano estese foreste di conifere, betulle, cedri deodar, tigli, al disopra delle quali si innalzano vette affascinanti anche se non particolarmente alte, almeno se si vuol fare riferimento agli standard himalayani. Raggiungono a stento i seimila metri il Falak Sar, il Miangul Sar e il Thalo Zom ( la cui vetta tuttavia appartiene amministrativamente già al Chitral). Altre montagne importanti sono il Mankial ( 5715), le tre elevazioni del Sirri Darra ( 5650), affacciate su una seraccata ancora oggi impressionante pur se assai ridotta rispetto a cinquanta anni fa, i due gemelli Batin (5700 )). L’alta valle settentrionale che adduce al valico di Kochi Khoni presenta infine una corona di eleganti vette che superano spesso i cinquemila metri di quota.

L’esplorazione alpinistica delle montagne dello Swat si è svolta quasi esclusivamente negli anni 50 e 60 del secolo scorso. In seguito evidentemente l’interesse degli alpinisti si è spostato su mete più ambiziose, più alte e più alla moda. Eppure le vette dello Swat sono le uniche – in tutta la catena himalayana – che possono essere avvicinate dai centri urbani della pianura senza dover prevedere vere e proprie spedizioni tradizionali, con lunghe marce d’avvicinamento, molti portatori, molto tempo a disposizione, budget adeguati all’impresa. Per raggiungere la partenza dei sentieri che salgono verso i vari versanti delle montagne dello Swat basta invece un lungo viaggio di un giorno in automobile, partendo da Islamabad o da Peshawar.

Il Mankial è stato salito per la prima volta nel 1940 dal versante meridionale ( R.L.Holdsworth party); il Falak Sar, dal versante nord-ovest nel 1957 (Tyindale/ Biscoe); il Batin sud nel 1958 (Tyindale/ Berry ); il Batin nord nel 1968 ( W.Stefan/J.Griffiths ); il Miangul Sar da sud-ovest nel 1967 (N.Norris/W.Stefan; ma un tentativo compiuto nel 1964 da C.A.Pinelli/ Luigi Mario aveva mancato di poco la vetta). Il Miangul Sar è stato scalato due volte anche nel 1968. La maggiore vetta del Sirri Darra, soprannominata Breithorn, è stata raggiunta nel 1964 ( R.J.Isherwood/ J. Peck). Tre delle eleganti elevazioni che circondano l’alta vallata del Khoci Khoni vennero salite dalla spedizione degli universitari romani del 1964: punta Anna Maria (5500), Punta Cervinetto ( 5050), punta Spid Bad Ban( 5400); primi salitori E.Camilleri, E.Costantini, F.Cravino,. Altre vette circostanti, tutte superiori ai 5000 metri, attendono di essere scalate. Dal 1970 in avanti risulterebbe che solo il Falak Sar e il Mankial siano stati raggiunti da successive cordate.

All’inizio del 2017 Carlo Alberto Pinelli, responsabile delle attività asiatiche di Mountain Wilderness International ,venne contattato dai dirigenti dell’Istituto Internazionale per gli studi del Mediterraneo e l’Oriente ( ISMEO) con la richiesta di esaminare la possibilità di riprendere, dopo oltre mezzo secolo, il progetto iniziato dalla Spedizione della SUCAI Roma 1964, su suggerimento del professor Giuseppe Tucci e poi lasciato in sospeso. La Spedizione del 1964, guidata proprio da Pinelli, aveva lo scopo di presentare alle autorità del governo dello Swat ( allora ancora semi-indipendente) un piano di sviluppo del turismo d’avventura in alta montagna, intrecciato a più facili escursioni di carattere culturale. Da qualche anno infatti i ruderi degli antichi monumenti buddhistici nascosti tra le pieghe delle colline del basso Swat avevano cominciato ad essere studiati, scavati, restaurati dalla Missione Archeologica Italiana diretta dallo stesso professor Tucci. Una ricerca archeologica che è continuata senza interruzione fino ad oggi, con eccezionale successo.

Mountain Wilderness International ha accolto con entusiasmo la richiesta e si è subito attivata per dare all’antico progetto un respiro più ampio e più articolato, in linea con lo sviluppo della moderna consapevolezza ecologico/ambientale su cui si fonda la ragione d’essere dell’Associazione. I necessari finanziamenti sono giunti dal Ministero dei Beni Culturali, dall’ISMEO( partner del progetto), da Mountain Partnership, dal Club Alpino Accademico Italiano, dalla Banca Sella, da Epitech, da Innovet, da Minimotor, da MW International, da vari donatori privati.

La relativa vicinanza dello Swat alle grandi città della pianura pakistana, unita ai recenti progetti di nuove e veloci strade di penetrazione, se da un lato aprirà presto la zona ad una maggiore frequentazione turistica con evidenti vantaggi “a breve” sul versante dell’economia locale, dall’altro può nascondere il pericolo di un’ antropizzazione disordinata e aggressiva che finirebbe per degradare irreversibilmente quegli straordinari ambienti alpestri. Già oggi una parte fortunatamente limitata di quelle valli porta i segni negativi di una frequentazione sgraziata e priva di cultura, dovuta alle nuove ondate del turismo interno “ mordi e fuggi”. In prospettiva solo l’istituzione di un Parco Nazionale potrà preservare e valorizzare nel segno del rispetto il patrimonio naturale e culturale del luogo. Un Parco capace di intessere in un disegno coerente i valori ecologico/paesaggistici delle vallate settentrionali con le preziose testimonianze architettoniche e archeologiche che arricchiscono i rilievi collinari dello Swat centrale.

Il percorso studiato per giungervi passa attraverso quattro fasi successive.
a) Prima Fase: Formazione di un gruppo di giovani locali in grado di proporsi come affidabili guide di trekking ( vere e proprie sentinelle, responsabili dell’integrità del territorio), ma allo stesso tempo capaci di collaborare con Mountain Wilderness alla realizzazione di una guida cartacea escursionistico/alpinistica delle loro montagne. Questa guida, ispirata alle parole d’ordine dell’attenzione, della responsabilità e del rispetto , potrà avere un’ influenza positiva sulle scelte turistiche future e rappresenterà un importante precedente per convincere le autorità della nazione a istituire il parco, dopo aver ricevuto da Mountain Wilderness lo studio di fattibilità del progetto. Nel settembre del 2018 Mountain Wilderness e l’ISMEO hanno portato a termine con pieno successo questo primo passaggio, grazie ad un corso di Environment Friendly Mountaineering al quale hanno partecipato 21 allievi locali e sei istruttori di alpinismo italiani e pakistani, soci di Mountain Wilderness.

b) Seconda Fase: Esplorazione e descrizione dei possibili itinerari di trekking e verifica delle potenzialità alpinistiche delle principali montagne della zona. L’esplorazione degli itinerari escursionistico/ trekkistici è iniziata nella seconda parte dell’Agosto 2019 e ha coinvolto un primo gruppo di soci e simpatizzanti dell’Associazione, accompagnati dai migliori tra gli allievi diplomati durante il 2018. L’esplorazione ha avuto pieno successo e ha incluso l’ individuazione delle vie d’accesso alle principali vette, con la descrizione fotografica dei possibili itinerari di salita. Descrizione preliminare, che verrà poi rielaborata sulla base delle testimonianze dei primi salitori, reperite direttamente o attraverso le riviste specializzate dell’epoca, e di successive esplorazioni specifiche, compiute da alpinisti esperti. La presenza tra i trekkisti di un cartografo professionista di vasta esperienza ha reso possibile una migliore elaborazione della cartografia esistente, anche con l’ausilio di strumentazioni satellitari adeguate. I trekkisti italiani erano: Lorella Franceschini, Angelo Taddei, Giancarlo Gazzola, Rita Angelini, Remo Nardini, Renato Moro, Joan Moro. I tedeschi erano: Florian Rickert, Sabine Rentschler, Uli Schrempp, Carolin Wiedig, Franz Ehrenhuber, Gotlind Blechschmidt, Christiane Dusty.

Contemporaneamente una squadra di alpinisti italiani, catalani e pakistani, dopo aver sconfinato in Chitral, ha raggiunto avventurosamente il ghiacciaio che porta alla base della ardita piramide del Thalo Zom, ultimo 6000 vergine della zona. Il giorno 29 agosto la vetta è stata raggiunta, salendo lungo il versante sud-est della montagna, da sei alpinisti. Per riuscire nell’impresa, compiuta in stile alpino, sono stati necessari tre successivi campi di quota ( in vetta Jordi Gassiot, Massimo Marconi, Andea Bollati, Saddam Ussein, Sami ullah Ghaznavi, Abrar ullah Saheed; altri membri della spedizione: Jordi Quera, Conceptio Carrera Miro, Monserrat Pilar Soler, catalani).


La Fase due del progetto proseguirà durante il 2020 per completare la descrizione degli itinerari di trekking ancora mancanti e per approfondire le potenzialità alpinistiche delle vette più stimolanti. E’ possibile ipotizzare che a partire dal prossimo mese di agosto alcune spedizioni alpinistiche ( italiane, tedesche, catalane, francesi) giungeranno nell’alto Swat con mete ben precise.

c) Fase terza: sistemazione dei materiali prodotti dalla fase due e edizione di una guida cartacea in lingue inglese, urdu e italiana con l’accurata descrizione degli itinerari escursionistici e alpinistici, corredata da una cartografia il più possibile esatta, anche nei dettagli. E’ importante che questa guida sia vissuta dai giovani locali, precedentemente formati, come un prodotto della cui realizzazione sono stati essi stessi i co- protagonisti. La guida conterrà anche gli itinerari escursionistici per visitare i ruderi “romantici” dei monumenti buddhistici nascosti nelle vallate laterali del basso Swat.
d) Fase quarta: Elaborazione del progetto “Parco Nazionale” da sottoporre all’approvazione e implementazione del Governo del Pakistan. Tale elaborazione verrà affidata a esperti italiani di chiara fama, assistiti da personale pakistano qualificato.

Da tutto quanto scritto emerge non solo il carattere sportivo, culturale e ambientale del progetto Swat ma anche il suo valore umanitario e identitario, grazie al coinvolgimento attivo e protratto nel tempo delle comunità delle vallate montane.
Carlo Alberto Pinelli, responsabile dell’Asian Desk di MW International
Mohammad Afzel Sherazi, presidente di MW Pakistan