A Groscavallo un’altra croce inutile.

Le montagne non hanno bisogno di simboli portati dall’uomo, sono sacre di per sé, lasciamo quelli esistenti ma non aggiungiamone altri.

La croce al momento parcheggiata a Pialpetta.

Groscavallo, 1100 m. e 197 abitanti, è il più alto comune della Val Grande di Lanzo, in provincia di Torino, nel cuore delle Alpi Graie Meridionali. L’amministrazione comunale, con il consenso di meno di 80 votanti, ha deciso di installare una croce in legno di larice alta quattro metri, lavorata dallo stesso Sindaco, sulla cima di Punta Crocetta 2828 m., spartiacque tra Groscavallo e Ceresole Reale, il quale si trova (ma non in quel punto) nel Parco Nazionale Gran Paradiso.

La croce dovrebbe siglare una sorta di gemellaggio tra i due paesi ricordando i caduti uccisi durante un violento scontro nella lotta le due valli confinanti. Peccato che la storia sia una leggenda popolare, quella del “Pian dei Morti”, secondo la quale gli abitanti dei due paesi rivali risolvevano a botte le controversie di campanile e spesso ci scappavano anche i morti. Esilarante l’idea di commemorare caduti che esistono solo nella leggenda, ben conosciuta in queste zone!  E che dire della dissacrante proposta di ricordare i finti caduti con un simbolo sacro come la croce? Mountain Wilderness si è espressa molte volte sull’argomento, spiegando che croci e statue che da secoli la tradizione ha portato sulle montagne sono espressione artistica e spirituale della nostra storia, amati e rispettati da tutti noi ma, quando la sobrietà lascia il posto all’egocentrico desiderio di portare un proprio segno di quattro metri su una montagna, dimenticando il rispetto per il paesaggio e senza una profonda motivazione spirituale, allora si fa un uso improprio e blasfemo del simbolo sacro per eccellenza.

Panorami dal Colle della Crocetta che verrebbe deturpato dalla croce

I consiglieri di minoranza del Comune di Groscavallo (ma la delibera dovrà essere approvata anche dal Comune di Ceresole Reale) hanno chiesto che almeno si modificasse la motivazione: invece di ricordare caduti inesistenti, dedicare la croce a coloro che, nei secoli, sono morti sulle nostre montagne, ma la proposta non è stata accettata. Inoltre il Comune di Groscavallo prevede che la mega-croce sia portata in vetta con un elicottero, senza preoccuparsi dell’inquinamento e dello spreco di soldi pubblici: un ulteriore spregio alla sacralità del simbolo. Quanto siamo lontani dalla devozione sincera di Rotario d’Asti che, nel 1358, portò a braccia sulla cima del Rocciamelone, 3538 m., la più alta cima della Valle di Susa, il trittico di bronzo promesso alla Madonna per la sua liberazione dai Turchi durante le Crociate.  E il trittico fu posto in un piccolo antro scavato nella roccia, non esposto con arrogante narcisismo in modo che lo vedessero da chilometri di distanza!

La croce non è ancora stata issata in quanto manca il nullaosta, vincolante, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Torino, e al momento staziona nella piazza principale di Pialpetta, frazione capoluogo di Groscavallo. E’ stata anche recentemente benedetta dal parroco del paese. Confidiamo che la Soprintendenza respinga la richiesta difendendo la sacralità del simbolo cristiano e la bellezza della Punta Crocetta così com’è oggi.

Susanna Gonella