Selvaggio Verde in Valgrande, la ferraglia invade anche i Parchi Nazionali.

Durante la scorsa estate Mountain Wilderness ha dato vita alla campagna “Basta Ferraglia basta nuove ferrate” con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un fenomeno, quello della proliferazione incontrollata di nuove ferrate, che sta assumendo dimensioni preoccupanti.
La testimonianza degli attivisti, con uno striscione srotolato, fotografato e riportato a casa, è un invito alla riflessione, rivolto soprattutto alla comunità dei frequentatori della montagna.

Il sito del Parco Valgrande

Il nostro blitz al Selvaggio Verde

Rispetto ai blitz precedenti, quello del Selvaggio Verde ha un significato diverso e il nostro non è più solo un invito alla riflessione ma una richiesta, diretta al Consiglio Direttivo del Parco Valgrande, affinché si adoperi per rimuovere quella ferraglia che imbratta l’Arca, luogo simbolo e cuore pulsante della Valgrande e, più avanti, il guado del Rio Fiorina.
Voluto e inaugurato dalla precedente amministrazione, il Selvaggio Verde è tuttora in bella mostra sul sito ufficiale del Parco ed è per questo che, sconcertati da cotanta ostinazione, abbiamo voluto andare a vedere di persona. E a mettere (e togliere) il nostro striscione.

Il nostro blitz sul ponte tibetano all’Arca

Quei cavi e soprattutto quei ponti tibetani deturpano la natura e soffocano la magia del luogo!
L’Arca con il suo amato, spesso inevitabile, sempre rispettato e ormai mitico guado, è stata letteralmente sfregiata da un ponte tibetano che non è affatto necessario per il guado del torrente ma strizza l’occhio alla nouvelle vague della commercializzazione di ogni angolo delle nostre montagne senza risparmiare un Parco Nazionale che si fregia di essere l’area wilderness più estesa delle Alpi.
Se in nome della “sicurezza” era proprio necessario intervenire, non si poteva semplicemente sostituire le vecchie catene lungo il sentiero, solo laddove strettamente necessario, senza intervenire in quel modo sul fiume?
Il ponte tibetano e la ferrata, così pubblicizzati sul sito del Parco, diventano un’attrazione turistico sportiva che aumenta la frequentazione e i potenziali incidenti.
L’infrastrutturazione dell’area interessata dalla ferrata accresce le implicazioni di responsabilità giuridica legati alla frequentazione invece di neutralizzarle.

Le frecce rosse segnano il punto in cui è stato installato il ponte tibetano.

Chiediamo all’ente Parco, che dovrebbe pensare a preservarne la natura, perché agire in quel modo?
E’ stata fatta una valutazione d’impatto ambientale?
Quante ore di trasporti in elicottero ci sono volute, a ridosso della riserva integrale?
Quale coerenza semantica ha ispirato la trovata commerciale Selvaggio Verde se poi il selvaggio viene addomesticato con cavi, staffe e bulloni?
Quale ruolo il Parco attribuisce a se stesso? Quello della conservazione o quello della promozione turistica e dell’omologazione?

Il ponte tibetano sul rio Fiorina verso In la Piana. Foto sito Parco ValGrande

Lì dove si doveva cercare il passaggio, guadare, ingegnarsi e talvolta rinunciare, lì dove la montagna insegnava ancora l’adattamento, ora c’è un lungo traliccio di ferro e quel posto mitico che chiedeva rispetto è stato profanato da decisioni incomprensibili, prive di tatto e rispetto nei confronti della natura e della storia della Val Grande.

Per non farsi mancare nulla sul ponte tibetano brillano tanti cartellini colorati che lo rendono visibile anche da lontano, come a dire: “Tranquilli, laggiù c’è l’Arca, ma passerete senza problemi, con i piedi sospesi a 5 metri di altezza! Non sentite già l’adrenalina?”

Certi che il Parco non si nasconderà dietro l’alibi della sicurezza, chiediamo alla nuova amministrazione di tornare sui propri passi rimuovendo la ferraglia che luccica sul fiume, all’Arca e al guado sul Rio Fiorina.