Basta ferraglia, basta nuove ferrate
Con questa campagna, che non è certo nuova per Mountain Wilderness, torniamo a parlare di ferrate, fiduciosi che primo o poi il messaggio culturale, che negli anni abbiamo seminato, possa trovare terreno fertile nelle nuove generazioni di alpinisti ed escursionisti.
Ferrate e sentieri attrezzati
Cosa sono: insieme di strutture e attrezzature realizzate artificialmente su una parete rocciosa (con cavi metallici, maniglie, staffe, ponti tibetani) per facilitarne la salita. Tale azione, senza la presenza e l’utilizzo delle strutture artificiali, necessiterebbe della conoscenza e dell’impiego di tecniche di arrampicata su roccia con attrezzature individuali di autoprotezione.
Dove sono: solo sulle Dolomiti se ne contano circa 150; alcune hanno una valenza storica o paesaggistica riconosciuta, la maggior parte sono nate a scopo turistico o sportivo. Negli ultimi decenni i percorsi attrezzati hanno conquistato tutte le Alpi, le ferrate “alla francese” sono costruite principalmente a scopo ludico, generosamente attrezzate con cavi, maniglie, staffe e, se possibile, un ponte tibetano sospeso nel vuoto per un divertimento estremo. Sugli Appennini la loro presenza è meno invadente, ma le troviamo dalle Apuane al Gran Sasso, dall’Emilia alla Sardegna.
Frequentazione: alcuni percorsi, per lo più sentieri attrezzati, sono diventati dei classici, ormai appartengono al patrimonio della montagna; la maggior parte delle ferrate esistenti sono state invece realizzate per aumentare la frequentazione di pareti spesso riservate alla pratica dell’alpinismo e del tutto innaturali per l’escursionista, senza troppo curarsi dei risvolti legati alla tutela e al modello di frequentazione degli ambienti attraversati.
Perche’ “basta ferraglia, basta nuove ferrate”
Ambiente: molto spesso le vie ferrate favoriscono processi di antropizzazione, e alcune volte di vero e proprio affollamento, di luoghi particolarmente delicati dal punto di vista ecologico-ambientale.
Quale impatto ha sulla fauna selvatica l’aumento esponenziale della frequentazione, favorito dall’infrastrutturazione di aree altrimenti poco frequentare?
Quali e quanti studi per misurare l’impatto ambientale vengono realizzati prima di passare dalla progettazione alla realizzazione di nuove ferrate?
Frequentazione e responsabilità giuridica: l’infrastrutturazione dell’area interessata dalla ferrata ha importanti implicazioni di responsabilità giuridica sulla frequentazione.
Chi mantiene le strutture? Chi si occupa di smantellarle una volta che arrivano a scadenza tecnica?
Chi decide se e come interdire la frequentazione nel momento in cui le strutture diventassero pericolose? Chi è responsabile in caso di danni materiali a persone o cose?
Etica: equipaggiare la montagna selvaggia con impianti di risalita, strade di quota, vie ferrate e quant’altro equivale ad addomesticare un ambiente geografico che trae il suo significato proprio dal proporsi come non addomesticato e non addomesticabile.
L’antropizzazione forzata ed innaturale di questi spazi ne soffoca irrimediabilmente la vocazione: non li trasforma in docili schiavi. Li uccide.
L’installazione sempre più diffusa di queste strutture ha ripercussioni relazionali (tra l’uomo e l’ambiente) e conseguenze ambientali tali da causare una regressione culturale in rapporto alla natura verticale.
Campagna “basta ferraglia, basta nuove ferrate“
E’ nei compiti istituzionali di Mountain Wilderness quello di dar vita ad azioni provocatorie ed esemplari, capaci di scuotere l’opinione pubblica, facendo crescere tra i cittadini la consapevolezza dell’importanza di problemi considerati fino a quel momento marginali, se non addirittura del tutto ignorati.
La realizzazione di nuove ferrate spettacolari è un fenomeno che riscuote grande consenso tra i frequentatori della montagna, decidendo di contrastarlo, impegnandoci in una campagna, siamo consapevoli che sarà una battaglia impopolare, difficile da far comprendere.
La campagna: abbiamo scelto alcune ferrate rappresentative della tipologia di “ferrate costruite a scopo ludico”. Due/tre attivisti di Mountain Wilderness percorrono la ferrata, espongono uno striscione con la scritta “basta ferraglia, basta nuove ferrate”, fotografano lo striscione, lo tolgono e proseguono la salita.
Le fotografie saranno condivise nei giorni successivi sul sito e i social di Mountain Wilderness, verranno inviate alle redazioni dei giornali, dei siti di informazione e delle testate che si occupano di montagna.
L’obiettivo è quello di stimolare la riflessione attraverso la condivisione dei motivi della nostra azione.
Il blitz così realizzato non lascia tracce (lo striscione viene rimosso dopo le foto), non necessita di un’organizzazione complessa, non comporta un aggravio importante di pressione antropica sull’area.
Per approfondimenti: LINK