Terminillo, un monte da salvare. Accadeva trenta anni fa…

Di nuovi impianti al Terminillo si parla da oltre trenta anni. Pubblichiamo un articolo del notiziario di Mountain Wilderness del 1991 che aiuta comprendere a fondo di cosa si sta parlando in questi giorni.
Di Stefano Ardito

È partita nel modo migliore la mobilitazione a favore della rapida istituzione del Parco Regionale dei Monti Reatini, che includono il Monte Terminillo.
Sabato 5 gennaio, un centinaio di alpinisti e ambientalisti aderenti all’associazione Mountain Wilderness ed al Comitato per il Parco hanno occupato nonostante la bufera la vetta del Terminillo (2210).
Intanto, sul piazzale di Pian de’ Valli affollato di sciatori, una “calza della befana” faceva da sfondo alla raccolta di firme a favore della nuova area protetta.
Centinaia di sciatori hanno aderito, dimostrando così ulteriormente che la convivenza tra sci e tutela dell’ambiente è possibile anche al Terminillo.
Al rifugio Sebastiani, in una breve conferenza stampa, il Consigliere Regionale dei verdi arcobaleno Primo Mastrantoni ha presentato il progetto di legge per l’istituzione del parco. Nella stessa occasione Stefano Ardito e Carlo Alberto Pinelli di Mountain Wilderness, Giuliano Colantoni, presidente del comitato promotore del parco e l’alpinista e consigliere comunale di Rieti Alberto Bianchetti hanno ricordato l’interesse ambientale del massiccio e i pericoli che incombono sul Terminillo.

Tra l’altro, per la “montagna di Roma” sono in progetto 40 nuovi skilift (contro i 18 già esistenti), nuove strade e un traforo. Per i soli impianti di risalita è previsto il taglio di 17000 faggi.
Il 9 gennaio il progetto di legge è stato presentato in una conferenza stampa a Roma.
L’11 e il 12 maggio prossimi la storica cittadina di Leonessa e le faggete del versante nord del Terminillo ci vedranno ripetere nell’impostazione e nei modi le riuscite esperienze di “SOS Laga” (1989) e di “SOS Apuane” (1990).
Manifestare per il Terminillo richiede una spiegazione. Per molti, infatti, il massiccio non è altro che un puntaspilli di skilift, il simbolo di come la montagna italiana possa essere manomessa impunemente per decenni. Ed in parte è così. Nessuno può negare che gli orrori cementizi di Pian de’ Valli e di Campoforogna siano tra i peggiori di tutto l’Appennino. Eppure c’è un Terminillo diverso. Da salvare.
Sul versante settentrionale, infatti, il massiccio è ancora in larga parte integro. Spettacolari faggete scendono su Leonessa e le sue frazioni di Piedelpoggio e Albaneto, mentre la severa Valle Scura, la Valle del Rio Fuggio e i ripidi valloni che incidono il Monte Cambio continuano ad offrire angoli di natura intatta e severa. L’aquila nidifica su questi crinali.
Ma il pericolo è grave. Al progetto di 4 nuovi impianti di risalita che dovrebbero raggiungere tutte le cime principali si sono aggiunti quelli per un traforo tra Rieti e Leonessa ed un allargamento della vecchia strada della sella di Leonessa. Se anche una piccola parte di ciò dovesse diventare realtà il Terminillo sarebbe morto e sepolto.
L’idea della manifestazione è proprio questa.
Convincere la gente di Leonessa, una bellissima cittadina simile ad Amatrice che chi ci ha seguito sulla Laga conosce, che puntare sul turismo verde, sui sentieri, su un parco conviene ben più che devastare selvaggiamente la montagna.

La nostra manifestazione, promossa d’intesa con il Comitato promotore del Parco dei Monti Reatini (molti membri del quale si sono iscritti a Mountain Wilderness per l’occasione) coincide con la presentazione del progetto di Parco Regionale dei Reatini. Senza una robusta iniziativa “dal basso”, è impensabile che il progetto vada avanti.
In una regione come il Lazio, dove i parchi sono bloccati da anni, sarebbe di straordinario valore simbolico che il riscatto della montagna iniziasse proprio dal massiccio simbolo della speculazione.

Stefano Ardito