La tempesta Vaia: da disastro a opportunità

Il 15 gennaio presso il Museo di Scienze naturali di Trento (MUSE) 26 associazioni hanno presentato alla stampa un progetto di rilancio, anche naturalistico, degli ambiti forestali e boschivi delle Dolomiti.
Certo, in questi anni le istituzioni hanno perso tempo e opportunità preziose. Ed i territori hanno sprecato una risorsa economica preziosa come quella del legno svendendola in Austria, in Slovenia e perfino in Cina. L’assenza di un coordinamento nazionale nel recupero del legname, nella definizione di una strutturata filiera del legno, nella creazione di valore aggiunto per i territori colpiti, nei percorsi della formazione e della ricerca scientifica ha infierito in un settore storicamente debole. E’ questa una responsabilità che va denunciata nei confronti delle Regioni e Province autonome, ritenutesi da subito autosufficienti. Ma non tutto è perduto.

Gli effetti di Vaia sul territorio


Si sono ritrovate a discuterne associazioni sociali (ACLI, ARCI, Centro Studi Judicaria e altre), ambientaliste (Mountain Wilderness, Italia Nostra, Legambiente), culturali (Touring Club, Slow Food, Forum trentino per la pace), ma anche le tre confederazioni sindacali, Confindustria Trento, Università di Trento.
Nel recupero dei danni di Vaia si è cercata una visione complessiva e di prospettiva della gestione del bosco. Per investire in lavoro tramite la strutturazione di una forte filiera del legno, della ricerca scientifica, della formazione nella ricerca di innovativi profili professionali, di una nuova pianificazione delle foreste più attenta alla naturalità e alla biodiversità dell’intero ecosistema: un investimento in nuove responsabilità, dei proprietari, del pubblico, della società civile.

Alberi abbattuti dalla tempesta Vaia


Per fare questo, si è detto, si deve partire dal più esteso simbolo della qualità del territorio alpino, la foresta. Un ambiente che non è solo scrigno di biodiversità e di legname, ma anche scuola secolare di democrazia decentrata, di autogoverno delle risorse della montagna. Partendo dalle foreste è la nuova montagna che va rigenerata, nel medio e lungo periodo, per far fronte ai cambiamenti climatici in atto e per conservare i beni comuni. Si tratta dell’avvio di un tavolo di lavoro permanente, un laboratorio di approfondimento e proposta. Le foreste delle Dolomiti diventeranno un luogo attivo di partecipazione e azione grazie ad una diffusa campagna di ascolto dei territori e alla costruzione di linee guida che saranno sottoposte alla attenzione e alla condivisione delle istituzioni, degli imprenditori e delle organizzazioni sindacali.
Di seguito pubblichiamo il documento di avvio del percorso. Anche se con qualche ritardo si offre voce a quanto auspicato da Mountain Wilderness fin da subito, appena avvenuto lo sconvolgimento di Vaia: cogliere l’occasione per rivedere in profondità l’intera gestione silvo – pastorale delle alte quote. Partendo dalle Dolomiti per investire con mille buone pratiche su tutte le Alpi e sugli Appennini.

Luigi Casanova

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