La gara della vergogna
Le polemiche intorno alla Matterhorn Cervino Speed Opening non sembrano placarsi nonostante il ricorso di Mountain Wilderness Schweiz alla Commissione Cantonale Svizzera abbia ottenuto un parziale stop ai lavori sul ghiacciaio del Teodulo.
Come denunciato pochi giorni fa, dopo un’estate di caldo record che ha visto i ghiacciai alpini fondere a vista d’occhio, gli organizzatori della prima gara stagionale di Coppa del Mondo di sci, la Matterhorn Cervino Speed Opening, hanno pensato bene di lavorare la pista tritando il moribondo ghiaccio del Teodulo con le ruspe per supplire alla carenza di neve naturale.
Lo stop ai lavori
Il 19 ottobre la commissione cantonale dell’edilizia (CCC) del Vallese ha accolto la segnalazione di WWF, Pro Natura e Mountain Wilderness Schweiz e ha disposto il parziale stop dei lavori. Tuttavia gli organizzatori non sembrano preoccupati, tanto che Franz Julen, presidente del comitato organizzatore, ha dichiarato che “la preparazione del tracciato di gara nella zona sciistica del versante svizzero è stata completata ed è pronta per l’evento; di conseguenza le gare non sono in pericolo“.
Gli interessi in campo
E’ evidente che la posta in gioco è molto più alta di quello che appare: la gara di Coppa del Mondo è uno dei tasselli di un disegno più ampio che vuole fare del comprensorio Zermatt-Cervinia un hub mondiale del turismo di lusso ad alta quota con mastodontici progetti che rischiano di dare il colpo di grazia a un’area già pesantemente compromessa da anni di speculazioni selvagge.
E’ ovvio che la nuova funivia Matterhorn Glacier Ride II (uno dei collegamenti Zermatt – Cervinia, inaugurata lo scorso luglio), che permette di accedere all’area della gara, riceverà grande visibilità dall’evento. Le cabine firmate Pininfarina, decorate con cristalli Swarovski, accessibili con un biglietto che costa 240 euro per ogni giro di giostra al cospetto del Cervino, hanno bisogno di una buona pubblicità. Quale miglior occasione migliore di un evento in mondovisione?
La fame implacabile di nuovi spazi naturali da colonizzare ha mire espansionistiche che si spingono fino alla Val d’Ayas, con il famigerato progetto che prevede la costruzione di una funivia nel Vallone delle Cime Bianche che ne comprometterebbe irrimediabilmente l’ambiente.
Le responsabilità
Oltre naturalmente all’ Amministrazione Pubblica, che ha concesso i permessi per un’operazione così palesemente devastante per l’ambiente e quindi in contrasto con gli interessi dei cittadini che rappresenta, ci sono altre responsabilità?
Oltre a chiedere lo stop ai lavori per eventuali violazioni di legge, ci sono centri di potere economico su cui i cittadini possano fare pressione?
Gli sponsor di una gara che ha un impatto così devastante sull’ambiente come si pongono rispetto ai propri obiettivi ESG (ambientali, sociali e di governance)? Dove sta tutta questa attenzione per gli interessi della collettività? I loro uffici marketing non pensano che accostare il proprio brand a una ruspa che distrugge un ghiacciaio sia controproducente? Dov’è l’attenzione per gli interessi della collettività millantata sui siti aziendali?
Nicola Pech