Nuovi impianti in Comelico: la nostra azione nell’Interesse Generale

In risposta al Professor Gian Candido De Martin, che in un’intervista  recente su Il Gazzettino dell’11 marzo, aveva definito inaccettabili le dichiarazioni di Mountain Wilderness sul progetto di nuovi impianti per il Comelico, ribadiamo di seguito la nostra posizione.

Mountain Wilderness è un’associazione composta da persone – giovani e anziani, grandi alpinisti e semplici appassionati della montagna – che pongono la tutela dell’ambiente montano al centro del loro impegno, anche a costo di sacrificare affetti, lavoro, ferie e riposo quotidiano. Non si tratta di “qualche ambientalista aristocratico e radicale”, come si vuol far credere: i soci e gli attivisti di Mountain Wilderness abitano e vivono la montagna, sono consapevoli della problematica legata allo spopolamento e si impegnano per contribuire a risolverla. Per questo, nel caso del progetti di nuovi impianti di sci e di innevamento artificiale nel Comelico finanziati con i Fondi per i comuni confinanti, MW ha proposto alternative realistiche e con ricadute dirette nel territorio mentre quegli impianti, in un contesto di cambiamenti climatici, non potranno certo essere remunerativi e per di più finiranno per arricchire le aziende costruttrici che vengono dal di fuori.

Mountain Wilderness non ha mai voluto attaccare la comunità locale, ma si è limitata a evidenziare le criticità, sia ambientali che economiche, connesse al progetto e le ha documentate. E’ questo un difficile e delicato compito che si manifesta con azioni concrete che MW ha svolto e svolge nel Comelico come in altre parti del territorio nazionale: in Marmolada, nel Parco dello Stelvio, sul monte Elmo, nell’Alpe Devero, sul Monte Bianco, nel Parco Adamello Brenta, a Falcade; negli Appennini in Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio e Calabria; e anche in Sardegna.

E’ in considerazione di ciò che MW considera fuori luogo le accuse che le ha rivolto il Prof. Gian Candido De Martin e che sono comparse su “Il Gazzettino” dell’11 marzo. (SCARICA L’INTERVISTA) Nello stesso tempo di fronte ad alcune affermazioni dello stesso De Martin e di Zannantonio sempre su “Il Gazzettino” – “Non si può dimenticare tra l’altro il senso e il ruolo dell’autonomia comunale, espressione della democrazia locale riconosciuta già in Costituzione, proprio al fine di riservare alla comunità residente le scelte sull’uso del territorio in cui è insediata” (De Martin, 11 marzo); “la decisione spetta a chi ci vive tutti i dodici mesi dell’anno” (Zannantonio, 9 febbraio) – MW ritiene necessario sottolineare che la montagna, soprattutto nelle parti più preziose dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, è un bene che risponde all’interesse generale. Lo è nella coscienza sociale, lo è nella Costituzione, che all’art. 9 innalza al massimo rango la tutela del paesaggio, lo è nelle norme comunitarie, nazionali e regionali che, introducendo la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica, hanno affermato chiaramente che i progetti a potenziale alto impatto ambientale e paesaggistico devono essere valutati a un livello sovracomunale al fine di evitare ogni potenziale conflitto di interesse.

Si riporta in proposito una sintesi dei pareri espressi finora dalla Soprintendenza:
– in dicembre 2014 il Comune di Comelico Superiore trasmetteva il “Documento Preliminare e del Rapporto Ambientale Preliminare della Variante n. 2/2014” ai fini della procedura VAS, che riceveva un parere negativo da parte della Soprintendenza, perché l’impatto delle nuove infrastrutture sui siti direttamente interessati veniva ritenuto troppo elevato in un’area dolomitica di elevatissimo pregio ambientale;
– in giugno 2015 la Soprintendenza esprimeva un altro parere negativo ribadendo l’elevato impatto paesaggistico che le infrastrutture proposte avrebbero avuto sui siti interessati, portandoli alla banalizzazione dell’area, assimilandoli ad altre aree interessate dalla pratica di sport invernali;
– in febbraio 2017 la Soprintendenza esprimeva un ulteriore parere negativo alla nuova documentazione inviata dal Comune di Comelico Superiore;
– tale parere veniva riconfermato nel successivo di data 01.09.2017, con motivazione che il progetto qualora realizzato avrebbe determinato “un eccessivo impatto negativo in sfregio alle leggi di tutela sul paesaggio ed alle normative europee riguardo la tutela dei Siti di Importanza Comunitaria ed alle Zone di Protezione Speciale.”;
– in seguito, il Comune di Comelico Superiore ha inviato tre richieste di revisione del parare rilasciato dalla Soprintendenza, la quale ha invece ribadito con parere del 09.02.2018 che “la proposta avanzata è tuttora incompatibile con la conservazione delle valenze paesaggistiche ancora incontaminate del sito, nonché con gli indirizzi di ordine generale dell’Unesco e della Regione del Veneto sulla possibilità di implementazione di nuovi impianti sciistici per l’area in oggetto.”

L’azione di Mountain Wilderness nasce da una fortissima preoccupazione per le aggressioni alla montagna e alla natura sempre più gravi e diffuse dovute soprattutto alla monocoltura dello sci dipendente dagli impianti. Esse sono indice evidente di logiche economiche che riducono la montagna a effimero luogo vacanziero, con una duplice drammatica conseguenza: per un verso vengono lasciati al margine i veri bisogni delle popolazioni, mentre quelle logiche guardano all’immediato e al profitto di pochi; per altro verso sacrificano i valori fondati sul rapporto profondo tra l’uomo e la natura, un rapporto che può stabilirsi solo sulla base di una fruizione non aggressiva della montagna.

Il Comitato Scientifico di Mountain Wilderness ha espresso in proposito un parere nel quale evidenzia le principali criticità legate alla sostenibilità ambientale, economica e culturale dell’industria dello sci alpino. In particolare: “Il paesaggio naturale italiano, tutelato dalla Costituzione (Art. 9), va considerato in tutti i sensi un bene comune, che non può essere imprigionato nelle maglie degli interessi particolari e esclusivi di questa o quella comunità. Sempre secondo la Costituzione nessuno può pensare di essere il padrone assoluto di un bene naturale”, inoltre “ciascun cittadino del mondo ha il pieno diritto di esprimere preoccupazione per la logora ma tenace deriva consumistica che condiziona la fruizione delle nostre montagne”.
Il parere è disponibile in forma completa ed è stato sottoscritto da autorevoli professori, alpinisti, giornalisti e scrittori: Pietro Bellasi, Salvatore Bragantini, Luisa Bonesio, Duccio Canestrini, Federica Corrado, Erri De Luca, Fausto De Stefani, Kurt Diemberger, Vittorio Emiliani, Massimo Frezzotti, Carlo Alberto Graziani, Alessandro Gogna, Cesare Lasen, Sandro Lovari, Paolo Maddalena, Mario Maffucci, Ugo Mattei, Franco Michieli, Carlo Alberto Pinelli, Italo Sciuto, Michele Serra, dr. Stefano Sylos Labini, Francesco Tomatis, Stefano Unterthiner, Matteo Righetto.

In conclusione, tutti abbiamo il diritto e il dovere di partecipare alla conservazione delle montagne come a quella di tutti gli altri beni comuni. Se ad esempio la popolazione di Roma decidesse di fare al posto del Colosseo un grande parcheggio oppure se gli egiziani decidessero di costruire un centro commerciale al posto della Piramide di Cheope, non ci sentiremmo forse tutti in dovere di esprimere la nostra contrarietà e di opporci con la massima fermezza?