Giù le mani dal Lagorai

Di Franco Perlotto

Franco Perlotto

Le aree di wilderness, protette o meno, sono sempre più indispensabili all’umanità. Ora purtroppo, con la maschera del turismo sostenibile si occupano intere montagne con un degrado effettivo sempre più palese. Non è solo adottando i rifugi di montagna di impianti ad energia rinnovabile o scarichi a norma di legge che si ottiene la sostenibilità di una struttura, di un sistema, se poi questi rifugi si trasformano in ristoranti grand gourmet in alta quota. Certo questo attrae una clientela sempre più vasta e sofisticata, ma perdendo la semplicità di vita tipica della montagna ne subisce l’intero ambiente.

La montagna trentina da tempo sta subendo una delirante onda di voluta antropizzazione, che pur rispettando le regole del cosiddetto turismo sostenibile, sta devastando una delle più belle regioni d’Italia, con il tacito supporto degli enti pubblici e delle associazioni di diritto privato proprietarie delle strutture stesse. Rifugi di montagna con affitti spropositati, costringono i gestori ad aumentare a dismisura la capacità di incasso per far fronte agli impegni con i vari proprietari.

Accessi sempre più facilitati su sentieri che fra non molto tempo dovranno avere la corsia di sorpasso e di incrocio, come già avviene in alcuni tratti attrezzati sulle Dolomiti. Vie ferrate rocambolesche con scale a spirale e ponti tibetani sempre più lunghi ed arditi per accontentare la ricerca di adrenalina di chi in montagna altrimenti non saprebbe come andarci.

Antiche malghe deformate in ristoranti. L’esempio più lampante di questa politica è il nuovo progetto della TransLagorai che, con il palese intento di aumentare il giro d’affari su quelle montagne, andrà a devastare di fatto una delle pochissime aree di vero wilderness rimasto in Trentino. Questo assurdo e devastante progetto va fermato.