Ossola quota 3000, l’ultima fatica di Alberto Paleari e Erminio Ferrari
Sulle pagine di questo sito si è parlato spesso di Ossola e dell’Accordo Territoriale Avvicinare le Montagne che minaccia l’Alpe Devero.
L’Ossola però è anche altro: montagne meravigliose e sensibilità straordinarie come quelle di Alberto Paleari ed Erminio Ferrari che, oltre a spendersi in prima persona per la tutela delle “loro” montagne, sono anche e soprattutto camminatori e alpinisti infaticabili.
Nel libro che vi presentiamo, Ossola quota 3000, 75 cime da scoprire, Alberto ed Erminio nelle lunghe estati e autunni del 2017 e 2018, hanno salito tutti i 75 tremila ossolani. Per ogni montagna gli autori hanno scritto un racconto, che a volte è storico e a volte descrive i ricordi, le emozioni, le avventure (e le disavventure) della salita.Questa guida si legge infatti come un libro di storia dell’alpinismo, e anche come il diario intimo e sentimentale degli autori, si sfoglia come un libro fotografico,sono infatti 140 le fotografie, molte a tutta pagina o su due pagine affiancate, di grande suggestione e splendido impatto visivo.
Scrive Paleari: “Vi scrivo del mio ultimo libro (ormai, vi sarete accorti, con me c’è sempre di mezzo un libro). Si chiama “Ossola quota Tremila”, lo presentiamo Erminio Ferrari e io il 25 aprile alla Fabbrica di Carta di Villadossola (ore 21). Quando l’abbiamo cominciato, cioè ad agosto 2017, non sapevamo che i Tremila dell’Ossola fossero così tanti (75) e l’impresa, almeno a me, parve disperata. Poi adagio adagio, uno dopo l’altro, tranne qualcuno che conoscevamo già molto bene, ce li siamo camminati e scritti tutti. Si dice fatica letteraria ma nel caso dei Tremila per me la fatica non è stata letteraria, semmai a scriverlo mi sono riposato dalle marce per salire tutte quelle cime, e alla sera, quando tornavo, il piacere più grande era tirare una riga sull’ultima che avevo fatto. Poi, via via che diminuivano, è cominciato il rimpianto, perché sapevo che lì non ci sarei più andato, che quelle avventure non le avrei più vissute. Allora gli ultimi Tremila, penso che sia successo anche a te Erminio, me li sono centellinati come un bicchiere di vecchio nebbiolo, chiedendomi: cosa farò quando saranno finiti? Ora sono finiti e ho in mano il libro: sì, mi sembra venuto bene, sì, sono contento, ma quelle giornate sulle creste, quelle partenze con la pila frontale, quell’aspettare in macchina che smettesse di piovere al Lago di Campliccioli per andare ai Cingini, le due volte del Pizzo di Boccareccio, la cresta di Saas dove, dopo aver creduto di essere arrivati sulla quarta cima, ci siamo accorti di averne salite solo due delle sette che sono, chi me le renderà ora che le ho bruciate, ora che le ho perse per sempre? E la traversata Mottiscia-Piodelle-Punta di Boccareccio-Helsenhorn, te la ricordi Erminio? Sì, lo so te la ricorderai per tutta la vita. Ormai però l’abbiamo fatta, non ce ne sarà mai più un’altra”.