Saranno orsi e lupi a salvare Fugatti?

La gestione di orsi e lupi in funzione elettorale. Mentre si alimenta la paura Fugatti recupera a man bassa voti nelle valli? Di Luigi Casanova.

Ci voleva l’orso e la morte del giovane Andrea Papi per offrire alla Lega su un piatto d’oro l’unico repertorio politico che dimostra di saper usare. Diffondere, alimentare paura e su questo nobile sentimento umano costruire il successo elettorale. Tempo fa era di moda l’immigrazione, si alimentava il razzismo (tema che nel profilo nazionale è ancora ben presente), oggi si scatena l’odio contro i grandi animali carnivori, siano questi orsi o lupi. La parte più grezza e quindi ignorante del corpo politico nella polemica vi ha inserito perfino il mite sciacallo dorato.
Il Presidente Fugatti era in difficoltà. Non solo perché sembra che Fratelli d’Italia in vista delle elezioni provinciali autunnali non rinunci alla candidatura della sorella Francesca Gerosa. Ma anche perché il governo della Provincia di questi cinque anni è risultato inadeguato, incompetente su tutti i temi. Anche nelle valli si percepiva la caduta verticale di consensi verso la Lega: troppe promesse non mantenute e troppa improvvisazione: ospedale di Fiemme, i rifiuti nel Primiero, la figuraccia sullo stadio olimpico di pattinaggio di velocità a Baselga di Pinè, le circonvallazioni della Valsugana, l’imposizione dell’autostrada A31 alla Vallarsa e Rovereto, la disastrosa e incoerente politica ambientale sostenuta dal vicepresidente Mario Tonina su gestione dei rifiuti e aree protette.
Non appena confermato che Andrea Papi era stato ucciso da un orso si è scatenato il partito dell’odio, della disinformazione, delle semplificazioni. Un partito ricco di attori: protagonisti i vertici che governano la nostra Provincia. Fugatti, Tonina, l’assessora Zanotelli e comparse valligiane minori. A queste figure si sono aggiunti presunti autorevoli commenti di antropologi, sociologi, narratori, un certo giornalismo urlato, perfino Reinhold Messner. Non si è trattato di un coro, ma di un urlo, carico di rabbia, di rancore.
Una sintesi delle sparate. Il progetto Life Ursus non doveva esserci. Non è stato gestito. Il tetto massimo era di 50 orsi. Si abbattano subito lupi e orsi. 70 esemplari subito trasferiti. Pieni poteri al Trentino e a Bolzano. I nostri allevatori costretti a abbandonare i pascoli, la montagna desertificata. Poveri allevatori, chiuderanno le malghe. Non si possono più frequentare i boschi. Allarme turismo, la montagna trentina avviata alla decadenza e allo spopolamento.
Ad alimentare confusione non poteva mancare l’autorevole parere di Lorenzo Dellai che ha aggiunto (imita Meloni e altri incapaci, gli errori si scaricano sempre su chi ha preceduto) che la responsabilità del progetto di reintroduzione degli orsi è del PATT (Carlo Andreotti presidente, 1998). Non una parola da Dellai del suo agire politico, la demolizione sistematica della struttura di governo dell’ambiente della Provincia, dell’umiliazione imposta al Parco Adamello- Brenta portandolo, nella sua sede ufficiale, a sostenere l’avvio del collegamento Pinzolo – Campiglio, della scomparsa dei guardaparco conclusa con il governo Rossi, e della caduta di autonomia dei servizi forestali e dell’APPA. A questo desolante panorama si aggiungono i sindaci e le dichiarazioni del presidente del Consiglio delle Autonomie, Paride Gianmoena. Invece di denunciare l’inadeguatezza (per quantità e formazione del personale) del Servizio Foreste, dell’incredibile presenza al vertice del servizio stesso di un ingegnere (Raffaele De Col), del dovere di rivedere da subito la pianificazione forestale di tutta la Provincia, riduce il ruolo dei custodi forestali a “geometri del bosco”. Anche i sindaci dell’Alto Adige, sostenuti dall’assessore Arnold Schuler, dall’onnipotente presidente della Camera di Commercio Michl Ebner, dal presidente Arno Kompatscher hanno ripreso le loro ritrite argomentazioni sul bisogno di eradicare questi animali, dichiarando esplicitamente che la provincia del Sudtirol non dovrà permettere la diffusione di un solo orso e dei lupi. Come del resto sta avvenendo in modo silenzioso da anni.


E dentro questo contesto che Fugatti sta recuperando consensi. E’ riuscito dove voleva. A spaccare il Trentino dividendolo fra valligiani e cittadini, definendo chi sostiene sensibilità verso gli animali, in modo dispregiativo “animalisti”, alimentando la frattura di ambientalisti – animalisti verso operatori agricoli e turistici, scaricando le responsabilità della sua inadeguatezza a governare sul TAR.

Ai margini di un insieme di presunte verità urlate, prive di ogni riferimento scientifico, rimangono pochi margini di riflessione. Le acute osservazioni di Duccio Canestrini, le riflessioni degli esperti che operano sul campo da decenni, Alessandro de Guelmi, Filippo Zibordi, Andrea Mustoni evaporano. E’ la scienza a uscirne umiliata. Il confronto è cancellato. Nella discussione non si trova traccia degli oltre 200 morti per incidenti di caccia dal 2011 al 2022, del fatto che ogni anno nel nostro paese vi siano oltre 70.000 aggressioni canine. Chi si è schierato emotivamente contro la presenza dei grandi carnivori si è assunto una incredibile dose di irresponsabilità morale e per chi ci governa, anche politica.
Non una parola è stata spesa sul fatto che la presenza dell’orso su un territorio indica qualità ambientale, ma anche culturale.
Non si dice che in provincia tutte le foreste primarie sono state cancellate. Che il territorio forestale, causa una gestione unicamente produttivistica e ingegneristica, continua a essere frammentato da uno sviluppo ormai incontrollato di strade e piste forestali, sempre più ampie, sempre più invasive, da piste di sci, percorsi ciclabili. Che si è evitata qualunque discussione sul tema dei corridoi faunistici, come si è evitata la diffusione di informazione scientifica e di formazione delle popolazioni e degli operatori economici nelle valli.
La montagna, a prescindere dalla presenza dei grandi predatori, va sempre affrontata conoscendola e in punta di piedi. L’uomo, da tempi ormai lunghi, ha rimosso il suo lato selvatico, la consapevolezza che gli animali, tutti, siano protagonisti anche nella nostra psiche. Ci siamo sentiti padroni della terra e di tutto quanto il pianeta ci ha offerto. Forti di questa rimozione abbiamo costruito la montagna artificiale. Il dirigente del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Raffaele De Col, trovando forza nella sua specificità ingegneristica, definisce al meglio la sua visione di Trentino. Come difenderci dall’orso? Distribuendo nel Trentino tante isole e dentro queste isolarlo, “-costruendo fra abitati e ambiente naturale aree cuscinetto sufficientemente ampie- ”. Ogni orso che scavalchi questo misero ambiente sia abbattuto tuona il dirigente, e continua affermando che in tempi più che brevi si individuerà il numero massimo di esemplari compatibili con la Provincia e ognuno in più sarà abbattuto.

Maurizio Fugatti. Copyright foto: Wikipedia


A questo ci siamo ridotti. A delimitare anche lo spazio vitale che può essere concesso alla natura. Mentre la Provincia consuma suoli liberi ovunque, anche sulle alte quote, permettendo agli impiantisti ampliamenti di aree sciabili fin dentro i parchi naturali, sostenendo ogni deroga alla trasformazione delle malghe in locali destinati all’ospitalità, triplicando, ovunque possibile, le volumetrie dei rifugi. Il Trentino è indirizzato a essere solo un Luna Park, a disposizione della monocultura turistica.
E’ in questo scenario che autorevoli antropologi, sociologi, editorialisti accusano animalisti e ambientalisti di aver ridotto l’orso a uno Yoghi. Non sembra proprio essere questa la realtà, è avvenuto l’esatto contrario. E’ l’intera politica provinciale degli ultimi trent’anni ad aver trasformato il Trentino in un divertimentificio, ad aver sostenuto la cancellazione della cultura naturalistica, della necessaria convivenza dell’uomo con la varietà e la complessità della natura. Come? Leggasi Fugatti. Alimentando paura, solo per costruire consenso elettorale, semplificando per recuperare voti, allontanando sempre più la necessaria alleanza fra chi vive nelle città e chi vive e coltiva le vallate. In prossimità del rinnovo del Consiglio provinciale (22 ottobre 2023) ci sarà almeno una coalizione capace di affidare la mediazione del conflitto apertosi al mondo della scienza?

Luigi Casanova