Tre orsi morti in Abruzzo: quali responsabilità?

Il 14 novembre scorso, tre orsi, madre e due cuccioli, sono morti annegati in una vasca di cemento per la raccolta dell’acqua piovana priva di recinzione.
Nel 2010 due orsi, madre e un cucciolo, annegarono nella stessa vasca. Di Mario Viola

Mario Marano Viola

Il 14 novembre 2018 si è consumata una tragedia sulle montagne abruzzesi, nella zona di protezione esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in località “le Fossette” di Serra Lunga, a 1600 mt. di quota. Tre orsi, madre e due cuccioli, sono morti annegati in una vasca di cemento per la raccolta dell’acqua piovana priva di recinzione.
Un escursionista ha dato la notizia e il giorno successivo il personale del PNALM ha provveduto a recuperare i corpi degli sfortunati orsi, per essere sottoposti agli esami necroscopici. Nel 2010 due orsi, madre e un cucciolo, annegarono nella stessa vasca. La morte di cinque orsi in quella cisterna testimonia la mancata sorveglianza da parte delle autorità preposte alla tutela della fauna selvatica. Una perdita gravissima per l’Appennino centrale e il mondo intero.
Nell’arco degli ultimi 24 anni, dal 1994 al 2018, sono morti 40 orsi marsicani per incidenti stradali e ferroviari, arma da fuoco e avvelenamento, lacci, predazione da cani e annegamento. Un primato negativo per l’Ente Parco che avrebbe dovuto listare a lutto la bandiera italiana e quella europea. Non dimentichiamo che negli ultimi decenni sono stati spesi tanti denari della comunità nazionale e della comunità europea per garantire all’orso marsicano la massima tutela e l’uscita dall’emergenza rischio estinzione.


Per bloccare l’assurda guerra all’orso è stato varato un documento denominato PATOM (Piano di Azione per la Tutella dell’Orso Marsicano), strumento democratico per mettere in campo le iniziative finalizzate a restituire a questo animale il diritto alla libertà e alla sicurezza nel suo habitat natio. Gli attuatori del PATOM sono il Ministero dell’Ambiente, la Regione Abruzzo, la Regione Lazio, la Regione Molise, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Majella, il Parco Regionale Sirente-Velino, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, i Comuni delle aree parco e delle relative zone di protezione esterna, le Associazioni ambientaliste.
Il Patom ha ipotizzato l’espansione futura degli orsi, prevedendone l’ aumento di 200 unità sulla dorsale appenninica centrale sia in direzione nord (Parco Nazionale dei Monti Sibillini) sia in direzione sud (Parco Nazionale del Matese). Questa previsione ottimistica si scontra con il ritardo delle istituzioni pubbliche per il mancato avvio del PATOM, l’indifferenza di gran parte della popolazione dell’Appennino centrale di fronte al rischio estinzione di questo animale simbolo del PNALM e la fragilità delle Associazioni ambientaliste incapaci di attuare azioni unitarie per costruire relazioni con gli abitanti delle terre dell’orso e per conseguire il superamento dei conflitti da 95 anni ad oggi, cioè dall’istituzione del Parco.
MW ha svolto nel PNALM tre trekking (2016, 2017, 2018) per ascoltare le esigenze dei montanari. Da questo ascolto è scaturito il progetto “Laboratorio Appennino”, una visione di futuro capace di mettere in rete imprese dolci delle Terre Alte, in sintonia con le esperienze in atto nell’arco alpino, di cui si parlerà nel Seminario de L’Aquila, il prossimo 16 dicembre.