Tutti vogliono tornare alla natura, ma non a piedi

Un riflessione di Fabio Valentini che prende spunto da questa famosa frase di Alex Langer pronunciata nel 1989.

Langer e Messner

Quando nel 2005 venni invitato in qualità di relatore al convegno regionale del CAI Marche -all’epoca ero presidente nazionale di MW – sull’uso dei mezzi meccanici in montagna, esordii con questa frase. Una
provocazione, certo, ma neanche poi tanto.
Perché se è vero che la motorizzazione in ambiente montano ha portato benefici, da un certo momento in poi le finalità di utilizzo dei mezzi meccanici hanno travalicato gli argini del servizio puntando a scopi commerciali per lo svago dei villeggianti e il guadagno degli operatori economici, piuttosto che per promuovere e conservare le culture e le specificità della montagna. Che siano elicotteri o cabinovie, quad o motoslitte o addirittura biciclette, il “nemico” non è il mezzo meccanico ma l’uso che se ne fa: quando serve si usa (con raziocinio), quando se ne può fare a meno non si usa. Quella del cattivo utilizzo delle moderne tecnologie è una deriva culturale -e purtroppo non solo culturale, visto che nel nostro caso
le montagne vengono fisicamente degradate- che non colpisce solo l’ambiente montano ma l’intera società; è un processo graduale che viene da lontano, le montagne oggi sono una sorta di luna park per turisti annoiati e si è ormai costretti ad inseguire sempre nuove forme di attrazione, cercare nuove frontiere. Di questo ci siamo resi conto fin dalla nascita di MW, e su questi argomenti abbiamo speso tante energie ed impegno.

Naturalmente senza illuderci di cambiare il mondo, ma almeno cercando di porre dei limiti e di dialogare sulle possibili alternative.

Strade senza auto

Le strade di penetrazione in montagna si costruiscono un po’ dappertutto e con gravi danni ambientali, spesso senza un reale beneficio di ritorno. Gli esempi più eclatanti delle nostre azioni sono stati la strada di accesso alle Tre Cime di Lavaredo, la strada del Nivolet e quella in Val Genova, ma anche tante altre situazioni meno conosciute ci hanno visto intervenire, dalle false piste agro-silvo-pastorali ai percorsi di servizio per la realizzazione di nuovi impianti.

No eliski in Val Formazza. Foto: Toni Farina

Eliski

L’Italia è l’unico paese dell’arco alpino a non avere una legislazione nazionale in materia, ed è uno dei pochi dove non è vietato. La nostra è un’opposizione in parte etica e in parte ambientale, che abbiamo cercato più volte di tradurre in concreto in proposte di legge; in questo senso il primo grande convegno del dicembre 1996 è ormai storia.

Motoslitte

E’ del 2000 a Madesimo il convegno nazionale su questo argomento, negli anni abbiamo avanzato diverse proposte di inserimento delle motoslitte all’interno del codice della strada, per cercare di regolamentare un settore ancora “selvaggio”; quando non c’è la neve compaiono i QUAD, motoveicoli
a quattro ruote che stanno diventando un fenomeno.
preoccupante.

Impianti di risalita

Mentre auto e moto rappresentano mezzi di locomozione individuali e gli elicotteri fungono da taxi d’alta quota, gli impianti di risalita effettuano un vero e proprio trasporto di massa. Hanno avuto e possono avere tuttora una valenza contribuendo al benessere di intere vallate, però riteniamo che questo modello abbia fatto il suo tempo e non si possa più considerare l’unico motore di sviluppo possibile per le nostre montagne.
Gli impianti esistenti sono già più che sufficienti per soddisfare il fabbisogno turistico, ogni nuovo impianto che apre ne fa chiudere altri e ci ritroviamo disseminati di scheletri del fallimento culturale prima ancora che economico di tante zone.
Tutte queste cose erano già scritte in quella famosa relazione del 2005, oggi trovate che sia cambiato
qualcosa?