Ancora centraline in Valmalenco

Art. 1 di una improbabile legge: “…. a far data dal …. ogni paese di montagna dovrà dotarsi di idonea centralina idroelettrica a gestione privata al preciso scopo di …”

Abbiamo approfondito un’altra domanda di derivazione redatta dal Sig. Pedrotti Pietro che dichiaratamente agisce per nome e per conto di un soggetto giuridico da definire!!! Leggiamo noi: i soliti noti imprenditori.

Ente interessato per la concessione: la Provincia. Ente interessato per il
VIA: Regione Lombardia.

Stiamo parlando della richiesta di derivare acqua dal torrente Mallero (ancora!) nei pressi dell’abitato di San Giuseppe in Valmalenco. Tale richiesta è stata formulata nel dicembre del 2000 ed ora sembra che siano maturi i tempi per il rilascio del decreto di valutazione di impatto ambientale da parte della Regione.
Poi proseguirà l’iter istruttorio classico.

Anche di questa richiesta si è saputo sempre molto poco in valle. Questa ridente (per quanto ancora?) località montana potrebbe trovarsi nel breve periodo ad
accogliere nelle sue viscere, meglio dire nel suo sottosuolo, meglio ancora nel sottostante greto del torrente Mallero, un impianto idroelettrico che potrà derivare fino a 9000 litri al secondo da una presa posta sul torrente 500 metri a monte, nei pressi della passerella che porta alla località Lagazzuolo.

Sarà un caso, ancora un caso? Ma anche questa volta si assiste ad una richiesta privata che insiste su una porzione di territorio che ha appena concluso la sistemazione idrogeologica a cura di un organismo pubblico e finanziata con fondi della Legge Valtellina (Tratto Chiareggio-Ponte del Giuello importo a base d’asta 8,967 miliardi di lire appaltato alla ditta Cospe – vedi La provincia 27/4/2002).

Non succede mai il contrario: che un’ operatore privato “benemerito” si offra di
sistemare una zona chiedendo contestualmente una derivazione di acqua. Sembra quasi che questi “privati”, oltre a ricavare ingenti profitti dalla costruzione e dall’esercizio di questi impianti sappiano perfettamente quando sia giunto il tempo di agire: ovvero a sistemazione pubblica terminata.

Occorre aggiungere che questo territorio è già gravemente compromesso a seguito della costruzione di una strada (autorizzata? Collaudata?)che corre lungo il fiume e che serve da transito ai mezzi pesanti di cava che vanno e vengono dall’impianto di lavorazione posto in località Sabbioniccio, dalla costruzione post ’87 di briglie, pennelli ecc. ecc. ma che comunque non è privo di scorci interessanti come massi erratici di discrete dimensioni, prati ecc.

Occorrerebbe casomai pensare ad una riambientazione di tale territorio.
Questo imprenditore vorrebbe eseguire l’opera di presa in un punto dove esistono alcuni interessanti massi erratici; vorrebbe interrare la condotta in sponda destra, attraversare il torrente interrandoci un tubo da 2 metri. vorrebbe letteralmente inserire all’interno di una zona morenica instabile sottostante il paese il fabbricato centrale di circa 1000 metri cubi tramite una complicata opera di palificazione e asportazione di suolo;

Tecnicamente è possibile eseguire qualunque tipo di manufatto, ma ci dobbiamo chiedere perché un imprenditore privato è disposto ad eseguire tale opera (produzione: 10.000.000 di kWh; ricavo annuo stimato 1 milione di euro); soprattutto ci dobbiamo chiedere perché mai l’amministrazione pubblica dovrebbe concedere questa opera che agisce su una porzione di territorio già messa in
sicurezza.

La Regione Lombardia è ancora una volta chiamata a dare un parere di valutazione ambientale su un progetto di massima e sappiamo che, in armonia con la legislazione europea, questo principio è molto contestato se non addirittura fuori dalla legge.

E’ noto a tutti che poi non si sta troppo a sottilizzare sul progetto definitivo, anche se cambiato di molto, perché ogni ente decisionale ha elementi sufficienti per sottrarsi al proprio compito e per dire “per quanto di nostra competenza le
modifiche sono irrilevanti”; poi succede (è successo) che il fabbricato centrale raddoppia di volume oppure verrà costruito fuori terra quando era previsto completamente interrato.

Occorre ancora ribadire, come anche detto in più di un’occasione agli amministratori del Comune di Chiesa Valmalenco, che occorre avere ben chiaro l’orizzonte futuro in cui l’amministrazione intende muoversi e agire conseguentemente.

Se il territorio è considerato risorsa strategica (il nostro gruppo lo pensa) è indiscutibile che bisogna porre un freno alle nuove attività idroelettriche. Ma non solo: c’è molto da fare per riambientare molte porzioni di territorio, ripensare al sistema stradale montano, mettere in sicurezza ecc. ecc.

Se non si ha questo tipo di impostazione per il futuro allora si può tranquillamente permettere lo sviluppo di qualsiasi attività imprenditoriale che ha bisogno di “mangiare” territorio e cercare di “incamerare” più denaro possibile per il bene (materiale) del comune e dei residenti.

Conseguentemente l’organismo pianificatorio della Provincia di Sondrio dovrebbe appunto pianificare il futuro secondo una visione condivisa tra tutti gli attori sociali ed economici e tramite l’edizione di piani specifici: esempio il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Esso sembrava li li per nascere ed ora ce lo ritroviamo morto. Nel merito cosa pensa di fare la Provincia?

Facciamo il punto:
Valmalenco, circa 300 Km quadrati di bacino imbrifero, produzione idroelettrica di circa 800-1000 milioni di kWh prodotti (quasi interamente prodotti da grandi impianti dell’ENEL spa) 5 Richieste pubbliche di piccoli salti: Pirola, Largone, Secchione, Mallero IMI,Mallero Pedrotti Pietro;
8 Piccoli salti in funzione: Scerscen, Lanterna, Entovasco, Forasco, Foraschetto, Giumellino-Alpe Lago, Lanzada, Mallero Chiareggio;
5 Grandi impianti in funzione: Campo Moro,Lanzada,Sondrio,Mallero 1,Mallero 2;
2 Grandi bacini artificiali (70 milioni di mc): Alpe Gera, Campo Moro,

Quante sono le richieste segrete?
Non c’è molto da ridere.
Gruppo Valmalenco
Vedi anche:
http://gruppovalmalenco.valtellina.net