L’acqua e’una fonte rinnovabile?
Lo scorso anno è stata inoltrata una “domanda di autorizzazione unica e valutazione di impatto ambientale per la costruzione e l’esercizio di impianto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” riguardante il torrente Lecca in provincia di Parma. A seguito di ciò si è costituito un comitato spontaneo per la tutela e la valorizzazione della Val Lecca che ha cercato la collaborazione di alcune tra le maggiori associazioni nazionali, una richiesta alla quale MW ha risposto ed aderito volentieri.
Il progetto della nuova centrale idroelettrica
Il progetto prevedeva la captazione di acque con opera di presa idraulica tramite griglia e canale di derivazione, vasca di carico e dissabbiatore; una condotta forzata interrata (per alcuni tratti al di sotto di strade esistenti, con tre attraversamenti dell’alveo) con uno sviluppo lineare di circa 5 km (poco meno del 50% dell’intera lunghezza del torrente) comprendente centrale idroelettrica e condotta di scarico, ed un elettrodotto di connessione a media tensione interrato per 30 m ed aereo per 530 m. Tutto questo a fronte di una potenza media di concessione pari a soli 238 kW e alla previsione degli stessi promotori di un fermo impianto per circa 170 giorni all’anno a causa della scarsità di acqua.
L’impatto sui territori interessati
Entrambe le amministrazioni interessate, i Comuni di Bedonia e Bardi, hanno espresso da subito parere negativo evidenziando l’intenzione di valorizzare la qualità ambientale dei rispettivi territori, con lo scopo di mantenere un consistente indotto economico per le popolazioni locali legato alla fruizione turistica e alla salvaguardia del bene comune rappresentato dall’ambiente naturale. In particolare – oltre agli sforzi compiuti per inserire le comunità della zona in un circuito legato all’arte, alla cultura, all’enogastronomia e alla sostenibilità ambientale – una delle principali attrazioni turistiche del comprensorio è rappresentata dalla “cascata delle aquile” del torrente Lecca, una delle più imponenti in Emilia-Romagna con il suo salto di 20 metri e classificata tra i geositi regionali, meta turistica fin dagli anni ’30 del secolo scorso e terza attrazione del comune di Bardi dopo la Fortezza dei Landi e la Pala del Parmigianino. La cascata a seguito della derivazione perderebbe gran parte del suo valore paesaggistico e dell’effetto scenico dovuto alla caduta delle sue acque, con conseguenze negative su tutte quelle attività ricettive che oggi in tutte le stagioni godono dell’afflusso turistico alla cascata. Il torrente Lecca verrebbe intubato a monte della cascata; il principale affluente del Lecca, il Rio della Serra, si trova a valle della cascata mentre tutti gli altri affluenti a monte della cascata sono caratterizzati da lunghi periodi di secca o di portate molto limitate, pertanto la cascata stessa verrebbe a mancare di gran parte della sua portata d’acqua.
Nell’area è già presente un’elevata concentrazione di impianti per la produzione di energia idroelettrica, una delibera regionale del 2008 prevede l’incompatibilità di nuove richieste di captazione in casi come questo. Inoltre uno studio dell’Università di Pavia ha documentato la presenza di una densa popolazione del gambero di fiume autoctono (Austropotamobius pallipes), attualmente a rischio di estinzione ed inserita negli Allegati II e V della Direttiva Habitat; il progetto “LIFE CLAW”, cofinanziato dall’Unione Europea, mira alla sua salvaguardia lungo l’Appennino nord-occidentale nelle regioni Emilia-Romagna e Liguria, la realizzazione di questo impianto idroelettrico andrebbe ad interessare una delle aree più integre dell’Appennino dove vive questa specie protetta che si trova oggi in uno stato di conservazione critico, in Italia il calo è stimato del 74% negli ultimi 10 anni. Dalle Alpi all’Aspromonte le minacce sono sempre le stesse, principalmente due: la competizione di gamberi esotici e l’uomo con il suo inquinamento, le sue attività di pesca, la distruzione delle aree ripariali e, non ultima, la captazione delle acque.
Esiste poi un aspetto inquietante e misterioso che grava su questo progetto. La sequenza fotografica in possesso dei comitati locali attesta che la scorsa estate ignoti sono intervenuti lungo il corso del torrente costruendo un nuovo sbarramento, mentre nella documentazione presentata dal proponente a febbraio 2021 non vi è evidenza di alcuna briglia che sarebbe stata funzionale per giustificare l’intervento come ripristino di un’opera preesistente.
La vittoria di Associazioni e Comitati Locali
A fronte di tutte queste considerazioni sono state presentate dalle associazioni numerose osservazioni contrarie alla realizzazione del progetto, che sommate ai pareri negativi delle amministrazioni locali hanno indotto l’impresa a ritirare la richiesta; la pratica è stata archiviata lo scorso novembre.
Il ruolo dell’ambientalismo moderno
Questa storia, per noi a lieto fine, si presta a diverse chiavi di lettura.
In primo luogo la nascita di comitati locali spontanei è fondamentale per contrastare sul nascere progetti dannosi che rischiano di essere approvati nell’indifferenza generale per mancanza di conoscenza, solo chi vive sul posto è in grado di operare come sentinella del territorio e di reperire tutte le informazioni e la documentazione utile per poi affrontare la controparte con osservazioni ed analisi puntuali nel merito delle questioni. In secondo luogo la collaborazione tra i comitati locali e le associazioni ambientali a carattere nazionale risulta vincente se tutti concorrono all’obiettivo per la parte che gli compete, interloquendo con le amministrazioni e le istituzioni ai vari livelli per segnalare i problemi e ove possibile trovare insieme le soluzioni. Infine un’ultima considerazione: nel rapporto costi/benefici che accompagna ogni singolo progetto la voce ambientale non deve rappresentare solo un valore estetico e paesaggistico, ma anche un valore economico che in questo caso i Comuni interessati hanno ben evidenziato. L’ambientalismo romantico è ormai uno stereotipo obsoleto, comodo da riesumare per chi manca di altri argomenti, ma l’ambientalismo moderno è in realtà pragmatico e ricco di contenuti, improntato alla concretezza e capace di muoversi sullo stesso terreno del fronte contrapposto, anche se purtroppo con risorse economiche e sostegni politici molto inferiori. Solo la capacità di fare barriera comune alle aggressioni ambientali potrà permetterci di ottenere risultati e di salvaguardare i beni naturali per offrire un futuro migliore alle prossime generazioni, verremo giudicati per quello che lasceremo.
Fabio Valentini