Terremoto e gasdotto

Quali priorità e quali politiche per il territorio ed i suoi abitanti.

Di fronte alle nuove scosse sismiche tra Marche e Umbria non è più possibile tacere.
E’ necessario parlare, per tornare a sottolineare la pericolosità delle scelte del Governo e delle Regioni in relazione alla costruzione del supergasdotto appenninico (rete adriatica o Gasdotto Brindisi Minerbio). Un enorme tubo, lungo 700 km, con un diametro di mt 1,20 e una pressione di 75 atmosfere che dovrebbe passare accanto all’abitato di Sulmona, L’Aquila, Barete, poi su per Cittareale, Cascia, Norcia, Visso, Sellano, Preci, Serravalle in Chienti, Foligno, Colfiorito, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, quindi a Pietralunga, Apecchio, Mercatello, Borgo Pace e Sestino, per passare a Pennabilli e da lì a Cesena, poi su, in Emilia. Non può sfuggire che l’elenco dei nomi dei luoghi e delle aree coincide in modo preciso (ed impressionante) con un numero altrettanto preciso di epicentri di terremoti, più o meno violenti, tutti recentissimi.
In questi giorni vediamo ovunque fagliature e spaccature a vista, con apertura del terreno in superficie, sconnessione del piano di campagna (una strada può venirsi a trovare divisa in due, con una parte a decine di cm più in alto o più in basso dell’altra). Nessuna opera costruita dall’uomo, di nessun genere, può resistere a tali fenomeni; è noto ed ampliamente riportato in letteratura.
Il 19 novembre 2015 nel comune di Sestino (video), in una zona per fortuna deserta, è bastato un modesto movimento del terreno per far esplodere un gasdotto (non paragonabile per dimensioni a quello che si vorrebbe realizzare).
La Snam e i Governi si sono incaponiti a voler far passare il super gasdotto proprio nell’area più pericolosa.
Cosa intendono fare ora i governatori di Umbria, Maeche e Abruzzo?
Loro che ci governano, che decidono per noi, che in questi giorni ricevono le attestazioni di solidarietà per noi sono gli stessi che non hanno minimamente contrastato il progetto del gasdotto, aprendo di fatto le porte alla costituzione di un “campo minato” sulle nostre esistenze.
Un errore, anche grave, può essere spiegato con un insediamento recente, con l’ignoranza della realtà del territorio, delle sue caratteristiche geo-morfologiche, insomma con una sottovalutazione del problema.
Ora invece vorrebbe dire perseverare nell’errore e sarebbe diabolico e dimostrando così l’asservimento completo dell’establishment politico ai voleri del governo centrale (che ha appena fatto un decreto per avocare a sé tutte le scelte in materia energetica, hai visto mai che il referendum dovesse andar male…).
Non sarebbe quindi opportuna una forte correzione di rotta?
Ricostruire le città distrutte inserendo ai loro piedi questo fortissimo “rischio calcolato” sarebbe una vera follia visto quanto mostrato in questi giorni.
I governatori dell’Umbria, delle Marche e dell’Abruzzo chiedano al Presidente del Consiglio Renzi di fermare ogni procedura autorizzativa rispetto al gasdotto e alla centrale di compressione di Sulmona dando attuazione alla risoluzione della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati del 26 ottobre 2011, con l’attivazione di un tavolo tecnico-isitituzionale.
Questo al fine di individuare una soluzione alternativa, al di fuori della dorsale appenninica, la cui elevata sismicità -sottolineavano i parlamentari cinque anni fa- mette a rischio la tenuta del metanodotto e l’incolumità delle persone.

p. Gruppo d’intervento Giuridico onlus
Stefano Deliperi
p. Comitato No Tubo
Matteo Ottaviani
p. Mountain Wilderness Italia onlus
Maria Cristina Garofalo (Umbria)
Aldo Loris Cucchiarini (Marche)