Amicizia e condivisione nel nostro impegno
“Proprio perché gli obiettivi che ci poniamo sono ambiziosi abbiamo bisogno delle persone che ci sono vicine, tutte. E del loro caloroso sostegno”. Di Luigi Casanova
Forse è troppo arduo essere individualmente degli Hoffnungstràger, dei portatori di speranza: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere.
Con queste parole Alex Langer ricordava Petra Kelly, la leader dei Verdi tedeschi che si era uccisa nel 1992. Pochi anni dopo ci lascerà anche lui, probabilmente travolto dallo stesso peso, incapace di sciogliere i troppi nodi, gli impegni che noi tutti avevamo accumulato dentro di lui. Questa triste fra¬se mi porta a condividere con voi una riflessione. Stiamo vivendo anni di crescente individualismo, di sfiducia verso i nostri vicini, verso la politica, di rigetto verso chi ci è lontano o è diverso da noi, non solo per “razza”, ma anche per cultura, religione o pensiero. Questa situazione ci porta anche dentro una profonda crisi dell’ambientalismo: le associazioni non sono in crisi solo per errori loro (eccesso di centralismo, supponenza, incapacità di confronto). È entrata in crisi la militanza, cioè la capacità che aveva¬mo tutti noi di condividere pensieri, tempi, azioni. Di sentirci parte di un percorso che aveva e ancora ha alte pretese: cambiare questo mondo egoistico, portare rispetto verso ogni forma di vita, verso il paesaggio, saper ragiona¬re in modo globale e allo stesso tempo impegnarci nelle situazioni di criticità che ci sono vicine, nella difesa della natura, delle montagne, della salute nostra e di Gaia.
Come evitare che pochi “resistenti” debbano accumulare un eccesso di pesi e comunque sentirsi ugualmente inadeguati ad affrontare i complessi problemi delle nostre società? A mio avviso c’è un solo sentiero da percorrere. Difficile e faticoso non solo per¬ché si tratta di salita ardua, ma perché presuppone in tutti noi una profonda capacità di capirci, di rimanere vicini anche nel momento del dissenso. In Mountain Wilderness è fondamentale che questo avvenga perché siamo una piccola associazione, strutturata sul volontariato più totalizzante che coinvolge non solo la vita dell’attivista, ma la sua famiglia, le economie della sua vita, il lavoro, le amicizie che coltiva.
Nel nostro impegno non possiamo permettere di lasciare isolata una sola coscienza che lavora per salvare l’integrità delle montagne del mondo, dobbiamo tendere a costruire e consolidare alleanze. Proprio perché gli obiettivi che ci poniamo sono ambiziosi abbiamo bisogno delle persone che ci sono vicine, tutte, abbiamo bisogno di sentire il loro caloroso sostegno, abbiamo bisogno di lavorare in gruppi e che questi gruppi solidarizzino fra loro. Il fatto di vedere gente delle Alpi che collabora con altri amici degli Appennini è significativo.
Costruiamo un dialogo di conoscenze, di approfondimenti, ci facciamo forza dei successi di alcune località per alimentare speranza laddove si sentono abbandonati. Chi vive una situazione migliore (le Alpi nei confronti dell’Appennino?) verrà comunque arricchito, di contenuti certo, ma specialmente in termini di umanità. Pensiamo alle zone del terremoto del Centro Italia: una disgrazia immane può rilanciare in modo più convinto il legame con i territori, con le aree protette. Costruire anche a livello istituzionale i corridoi ecologici è un passaggio strategico per il futuro della natura. Tra di noi soci di Mountain Wilderness dobbiamo approfondire ancora di più la rete di conoscenze, di collaborazioni, di stima che ci aiuta a lavorare come associazione, come insieme di persone. Per evitare che ogni nostro sapere, ogni nostra energia rifluisca nell’abbandono dell’impegno e per evitare anche la stanchezza che ad un certo punto ha invaso, in modo irrimediabile, i due ami¬ci citati nella introduzione. Ci sono parole chiave che traccia¬no il nostro percorso comune: resistenza, sobrietà, rispetto, condivisione, amicizia.
Luigi Casanova